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Ecosistemi al collasso
Galileo magazine - 07-04-2005
Quattro anni di ricerche, più di 1300 ricercatori coinvolti, i migliori esperti del mondo chiamati a raccolta da 95 nazioni diverse. Il risultato è il più imponente bilancio sullo stato ambientale del pianeta mai realizzato, una fotografia a 360 gradi della condizione di risorse ed ecosistemi che ha permesso di valutare le ripercussioni sociali su scala globale dei cambiamenti climatici e ambientali. Lo studio, intrapreso nel 2001 per volere dell'agenzia delle Nazioni Unite, è confluito nel Millennium Ecosiystem Assessment, un rapporto presentato in contemporanea, il 31 marzo, a Londra, Washington, Tokyo, Beijing, New Delhi, Brasilia, Cairo, Nairobi e Roma. La conferenza romana si è tenta presso la Fao, l'organizzazione delle Nazioni Unite per il cibo e l'agricoltura.
Il quadro, come prevedibile, ha tinte tutt'altro che rosee. Negli ultimi 50 anni gli esseri umani sono riusciti a modificare gli ecosistemi della Terra, in modo più esteso e veloce di quanto avessero fatto in ogni altro periodo della storia. La spinta del progresso economico e industriale ha comportato un prezzo altissimo: oggi il 60 per cento dei servizi forniti dagli ecosistemi è compromesso o utilizzato in modo insostenibile. Degli ecosistemi valutati nel Millennium Ecosiystem Assessment solo quattro (tra cui tundra e foreste boreali), seppur a rischio, sono ancora efficienti. Gli altri 15 sono al collasso. Con conseguenze che si ripercuotono sulle risorse idriche, sull'approvvigionamento di cibo e pesca, sulla qualità dell'aria, su cambiamenti climatici improvvisi e imprevedibili, sull'eventualità di calamità naturali. La crescente deforestazione, per esempio, secondo gli esperti, oltre a peggiorare il livello di inquinamento già allarmante, potrebbe aumentare la presenza di agenti patogeni come malaria e colera e favorire nuove epidemie.

Acqua e pesca, in particolare, hanno raggiunto la loro soglia limite: quasi due miliardi di persone vive in zone aride della Terra e circa la metà non ha accesso all'acqua potabile. La pesca, dal canto suo, negli ultimi 25 anni ha assistito a un declino senza precedenti: la ridotta capacità rigenerativa delle specie ittiche, infatti, in alcune zone ha comportato una riduzione del pescato di un decimo della disponibilità originaria. Non finisce qui. L'azione antropica sta minando alle fondamenta anche la biodiversità: numerose specie sono scomparse dalla faccia della Terra irreversibilmente e nel prossimo secolo si prevede che circa il 12 per cento degli uccelli, il 25 per cento dei mammiferi e il 32 per cento degli anfibi sia minacciato di estinzione.

Il Millennium Ecosiystem Assessment sottolinea che a subire gli effetti maggiori dello sfruttamento ambientale ed energetico sono i paesi più poveri del mondo, dove le risorse naturali sono cruciali per la sopravvivenza della popolazione. Circa un sesto della popolazione mondiale vive con meno di un dollaro al giorno. Se dieci anni fa erano 35 milioni le persone nel mondo che soffrivano di fame, nel 2002 sono diventate 256 milioni. La povertà avanza. Il sud dell'Africa, l'Asia e alcune regioni dell'America Latina stanno lottando contro fame, malattie e miseria, ma di questo passo raggiungere entro il 2015 i Millennium Goals delle Nazioni Unite per il loro sviluppo sarà utopia.

Per mantenere le promesse e garantire alle generazioni future un mondo sostenibile è necessario invertire la rotta. Secondo gli esperti del Millennium Ecosiystem Assessment questo cambiamento di tendenza è ancora possibile Ma occorrono cambiamenti radicali di tutti, dei governi, del mondo politico e istituzionale, del mondo industriale e della società civile. Ognuno deve fare la sua parte.

Daniela Cipolloni

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