breve di cronaca
I giovani e il voto: opinioni a confronto
Repubblica - 24-03-2005
Il malgoverno fida sulle nostre delusioni

Caro Augias, scrivo in merito alla lettera della mamma preoccupata che suo figlio vada a votare. Ho 25 anni e ho deciso che non andrò a votare, forse mai più. Sono convinto che in Italia (e non solo) la democrazia abbia fallito, un motore logoro e stanco che non funziona più. I politici sono tutti uguali, a destra e a sinistra: si fanno eleggere, poi dimenticano le promesse e pensano ad aggiustare i conti dell'azienda di famiglia.
A che serve il diritto di sciopero? Negli anni '60 e '70 avrà cambiato la storia, ma oggi? Gli unici disagi che uno sciopero crea sono ad altri lavoratori o a cittadini che non possono prendere il bus, mentre i padroni e gli industriali si spostano in Cina, in Romania e tanti saluti al tuo posto di lavoro. A esprimere la propria opinione si viene querelati ed attaccati dai «mezzi d'informazione», tutti nelle mani di chi sta al potere. Mi dispiace per le generazioni più vecchie che si sentiranno amareggiate a sentir parlare così un giovane, non sono l'unico, tanti miei coetanei la pensano così. La democrazia ha fallito, garantisce solo la «libertà» di comprare cellulari, automobili e televisori. Una dittatura non sarebbe diversa, si continuerebbe a guardare la Tv che racconta che tutto va bene, trascinando l'esistenza tra lavori precari. Sono stanco di essere preso in giro.

M.G.

Pessimismo non significa tirarsi fuori

Caro Augias, ho 22 anni e a differenza dei miei coetanei che attraverso la sua stimolante rubrica hanno proclamato l'autosospensione dalle urne, io il 3-4 aprile segnerò una croce ed un nome sulla scheda. Non sono iscritto a nessun partito ma amo la Politica. Quella con la "P" maiuscola, unico mezzo attraverso il quale sia possibile "cavare una cosa dritta dal legno storto dell'umanità". Come accade in molti settori dello scibile l'antica sapienza greca è in anticipo di qualche secolo rispetto a noi, a cominciare dal mito narrato da Protagora sull'acquisizione della sapienza politica. Noi ventenni del 2005 abbiamo il dovere di fondare il nostro '68 su ciò che diceva Bacone: sapere è potere. Abbiamo la fortuna di non essere soffocati da nessun "ismo", idealisti ma non ideologici. Il nemico oggi è subdolo; il berlusconismo imperante e i presenti modelli di vita non si sconfiggono con occupazioni e barricate ma diventando cittadini preparati, esigenti, sprezzanti nei confronti del malgoverno, creando una nuova classe dirigente, diffondendo la cultura, la consapevolezza e permettendo a tutti (con scuola, lavoro ed orari dignitosi) di "educarsi alla concentrazione" (Simone Weil). Lei, Augias, ha scritto che "bisognerebbe fare un balzo fuori dalla brutta contingenza in cui ci troviamo per parlare davvero di politica". Per noi questo è più semplice; abbiamo la fortuna-sfortuna di avere come presidente del Consiglio un concentrato di conflitti. Sarebbe imperdonabile non sfruttare ogni occasione elettorale per cambiare.

Ps: Spero che il centrosinistra non mi faccia pentire di questa lettera.

F.di M.



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 ilaria ricciotti    - 28-03-2005
Cari adulti, dobbiamo meditare molto su quello che pensano i nostri giovani a proposito della politica.
Noi, a mio avviso, abbiamo una grandissima responsabilità in merito, soprattutto se questi giovani, spero pochi, non credono nella democrazia, non credono nella politica, non credono in noi adulti e soprattutto non hanno progetti e sogni per il futuro.
Tutto ciò è gravissimo e preoccupante. Dobbiamo farci tutti (famiglia, scuola, società) un'autocritica e rimboccarci le maniche perchè il qualunquismo non lieviti a dismisura. Allora sì che sarebbe la fine della democrazia, di uno stato di diritto e di una società civile, ed anche la fine di una generazione che non sfrutta le sue numerose possibilità, che non lotta per affermare i suoi diritti e che preferisce che i furbi ed i pochi eletti scelgano per loro.