ilaria ricciotti - 22-03-2005 |
Giù le mani dalla Costituzione! Il federalismo che si vuole non fa per noi. Rivolgetevi ad altri popoli, ad altre realtà storiche, ad altre culture. La nostra, quella che ci hanno trasmesso i nostri padri ci obbliga giustamente a sentirci uniti da sud a nord. Chi la respinge in nome di un modernismo becero non ha che un mezzo per essere soddisfatto: ESPATRIARE |
Anna Pizzuti - 23-03-2005 |
Dal resoconto stenografico della discussione di oggi, in Senato, tre interventi che mi hanno colpito. “L’incredibile guazzabuglio” PASSIGLI (DS-U) Signor Presidente, credo che niente, meglio di queste confuse disposizioni transitorie, dimostri l’incredibile mancanza di sistematicità di questa proposta di totale riforma della seconda parte della Costituzione. Siamo in presenza di un incredibile guazzabuglio. Abbiamo 53 articoli modificati (…) 15 articoli entrano in vigore subito, 5 hanno un incerto destino, 3 hanno addirittura la singolarità di entrare in vigore per certi commi e non per altri, 30 vengono rinviati alla legislatura successiva a quella dell’eventuale approvazione definitiva - con il referendum confermativo - del testo costituzionale proposto. Abbiamo quindi una Costituzione arlecchino, che non solo manca di sistematicità, ma che aggrava tale mancanza con una sua entrata in vigore differenziata. È anche interessante andare a vedere quali disposizioni entreranno in vigore subito e quali saranno invece rinviate. Nel dibattito svoltosi negli anni scorsi, vi è stata una generale concordanza di vedute, sia in dottrina che tra le forze politiche, sul fatto che il bicameralismo perfetto andasse corretto. Voi credete che la modifica di questo cruciale aspetto entri immediatamente in vigore? Assolutamente no. La modifica del bicameralismo, infatti, viene rinviata alla legislatura successiva a quella di entrata in vigore di questo testo costituzionale. Né questo è il solo caso: ad esempio, da parte di tutti si era lamentato l’eccessivo numero di parlamentari. La Casa delle Libertà farà sicuramente oggetto di propaganda elettorale la riduzione proposta dal testo in votazione, dimenticando che ben più radicali proposte erano state avanzate dall’opposizione su questo punto. Tuttavia, guarda caso, anche la riduzione del numero dei parlamentari che la stessa Casa delle Libertà propone - sebbene in misura più limitata di quella che noi avevamo proposto - entra in vigore non subito, ma nella prima legislatura successiva a quella di approvazione del testo di riforma costituzionale. Insomma, alcune disposizioni entreranno in vigore nel 2011 o, in caso di slittamento del referendum confermativo alla prossima legislatura, addirittura nel 2016. Entra invece in vigore subito la devolution, perché tutta questa riforma costituzionale è legata all’esigenza di un’unica forza politica della maggioranza: la Lega, che ha dettato i tempi e i modi di questo dibattito. Forse dovremmo congratularci con la Lega per la capacità che ha dimostrato di tenere in scacco le Assemblee legislative pur avendo meno del 4 per cento del voto popolare. Questa forza politica è entrata in Parlamento solo grazie ai collegi uninominali che le sono stati garantiti da una coalizione che oggi essa tiene sotto ricatto. Non entra invece in vigore, caro senatore Consolo, quel premierato forte che ella ci accusava di aver voluto e al quale - lo ribadisco - non eravamo contrari dato che avevano addirittura proposto, attraverso alcuni emendamenti, la possibilità di muoversi verso forme di Repubblica presidenziale. Se nel caso del premierato siamo oggi fortemente contrari, ciò è dovuto alla mancanza di equilibrio tra poteri. Si può introdurre in Costituzione un rafforzamento dell’Esecutivo, purché si mantengano il potere giudiziario e la Corte costituzionale al di fuori dell’influenza della maggioranza politica, purché si mantenga al Parlamento un forte potere di contrappeso nei confronti dell’Esecutivo (come avviene nel caso del Congresso americano nei confronti del Presidente eletto a termine), e purché si mantengano al Capo dello Stato le sue prerogative. Ebbene, questa riforma non fa entrare in vigore il premierato, ma colpisce l’equilibrio tra poteri, levando immediatamente alcuni poteri alla Presidenza della Repubblica e soprattutto spogliando la Corte costituzionale di quella indipendenza che l’ha caratterizzata fino ad oggi. Infatti, le modalità di elezione o di nomina dei giudici costituzionali che entrano immediatamente in vigore faranno sì che la maggioranza politica, avvalendosi della Presidenza della Repubblica, espressione d’ora in avanti della maggioranza politica, possa controllare - tra giudici di nomina parlamentare, opportunamente elevati a sette, e giudici di nomina presidenziale - la maggioranza della Corte. È una torre di Babele questa Parte II così modificata! Una torre di Babele che parla linguaggi diversi, e che, come la torre di Babele, cadrà grazie al voto popolare. Difendere la Costituzione, ma anche la lingua italiana ACCIARINI (DS-U) Signor Presidente, sarebbe opportuno stare molto attenti in questo momento, sospendere i lavori e chiedere una revisione della grammatica e della sintassi italiana (Proteste dai banchi della maggioranza) altrimenti ci sarebbe il vero problema di avere una Costituzione che non è scritta in italiano. Leggo l'articolo 25 della Costituzione che stiamo per approvare: "Le funzioni del Presidente della Repubblica, in ogni caso che egli non possa adempierle, sono esercitate dal Presidente del Senato federale della Repubblica". Ripeto, bisogna riformare la grammatica e la sintassi perché state scrivendo la Costituzione senza conoscere l'italiano. (Applausi dai Gruppi DS-U e Mar-DL-U). (Applausi ironici dai Gruppi FI, AN, UDC e LP). La coerenza non è il loro forte BIANCONI(FI). Signor Presidente, intervengo soltanto per lasciare una breve nota su quest’emendamento che ritiro. Intanto il problema comunque resta: trovare una norma… (Commenti). MORANDO (DS-U). Se ritira l’emendamento non può parlare. BIANCONI (FI). No, un attimo. Il problema resta, dicevo: trovare una norma di riequilibrio della rappresentanza femminile anche nelle elezioni amministrative, dando concretezza alla modifica dell’articolo 51 della Costituzione, che prevede, come preciso impegno della Repubblica, quello di promuovere pari opportunità tra uomini e donne nell’accesso alle cariche elettive. Le quote di presenza femminile nelle liste rappresentano un mezzo, temporaneo ma necessario, per una maggiore rappresentanza delle donne nella vita pubblica. Devo ricordare anche le parole del nostro presidente Carlo Azeglio Ciampi, il quale, nell’ultima manifestazione dell’8 marzo, ha ricordato proprio la necessità di dar corso all’articolo 51 della Costituzione. Durante l’Assemblea plenaria della V Conferenza mondiale delle donne all’ONU a New York, l’Italia è stata molto apprezzata per il lavoro svolto sui diritti umani finalizzato a contribuire la promozione delle donne. Voglio ricordare la legge n. 228 del 2003, ma anche quella sulle mutilazioni degli organi genitali femminili, e in proposito chiedo alla Commissione giustizia se è possibile accelerarne l’iter. Si arrossisce ancora davanti all’intatto soffitto di cristallo che vede tuttora le donne fuori dalla politica, con bassissime percentuali di presenza nelle assemblee elettive, tant’è che nel mondo siamo al settantaquattresimo posto. Prima di noi troviamo Ruanda, Spagna, Belgio, Argentina, Lussemburgo, Messico, Bolivia. Peggio di noi stanno soltanto il Paraguay e la Cambogia. Anche a livello europeo non stiamo meglio. Su 25 Paesi europei stiamo al ventiduesimo posto; dopo di noi troviamo soltanto la Polonia, Cipro e Malta. Per queste ragioni ritengo che per invertire la rotta con decisione servano sensibilità, coraggio e forte senso di responsabilità. (Applausi dei Gruppi FI, AN e LP. Congratulazioni). PRESIDENTE. Senatrice Bianconi, avevo capito che intendeva ritirare il suo emendamento. È così? BIANCONI (FI). Sì, signor Presidente, ritiro l’emendamento 1.0.600. PRESIDENTE Passiamo alla votazione dell’emendamento 1.0.52. PAGANO (DS-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. PAGANO (DS-U). Signor Presidente, volevo invitare la senatrice Bianconi e tutti quelli che si sono congratulati per il suo intervento ad approvare l’emendamento a firma della senatrice Franco Vittoria e di altri senatori perché nella sostanza ribadisce ciò che tanto bene ha esposto la senatrice Bianconi, che noi riteniamo giusto e che peraltro un Ministro donna di questo Governo e diverse donne Sottosegretario hanno portato avanti, nonché molti uomini che credono nel riequilibrio della rappresentanza e nelle azioni di pari opportunità. Credo pertanto che l’emendamento 1.0.52 possa essere tranquillamente approvato, soprattutto da parte di coloro che nella maggioranza hanno espresso le loro congratulazioni all’intervento testé svolto dalla senatrice Bianconi. PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 1.0.52, presentato dalla senatrice Franco Vittoria e da altri senatori. Non è approvato. Cosa prevede la costituzione berlusconiana |
da Cento Movimenti - 23-03-2005 |
La proposta di Riforma costituzionale è un evento centrale per la vita politica, ma soprattutto per la Democrazia e la libertà in Italia. Abbiamo incontrato il costituzionalista Raniero La Valle e gli abbiamo chiesto un parere. La riforma costituzionale è di grande importanza, ma in Italia se ne discute poco. A chi attribuisce la principale responsabilità di questo silenzio: media, partiti politici, indifferenza dell’opinione pubblica? Non è un fenomeno occasionale, ma fa parte di una vera e propria strategia. Questa riforma è un progetto sovversivo, che tocca valori profondamente radicati in Italia: quindi si cerca di non darne l’importanza che meriterebbe e di far credere che l’ordinamento democratico non venga stravolto. In realtà si tratta di cambiare regime senza rischiare l’impopolarità. E l’opposizione? Pensa che abbia svolto il suo ruolo o avrebbe potuto fare di più? L’opposizione è mancata. Solo pochi giorni fa il presidente Romano Prodi ha preso fermamente posizione contro questa riforma, facendo sentire la propria voce. Entrando nel merito della riforma quali sono gli aspetti che avranno maggiori influssi nella vita democratica del Paese? Sicuramente la concentrazione dei poteri nelle mani del primo ministro; inoltre la divisione totale nella Camera tra maggioranza e opposizione, che in questo modo non comunicheranno e dialogheranno più. Il ruolo della minoranza sarà ridotto al solo diritto di parola: nelle votazioni di fiducia i suoi voti non saranno neanche conteggiati. Quale può essere allora la migliore strategia di opposizione a questa riforma? Bisogna affidarsi alle iniziative di ognuno di noi, organizzare e informare quante più persone possibili. È importante attivare e servirsi di tutto quel circuito informativo, penso ad internet ed alle associazioni, che può fornire un’alternativa ai media nelle mani di chi governa. Al di là della situazione politica attuale, pensa che la Costituzione Italiana vada comunque modificata? La nostra Costituzione è stata definita presbite per la capacità di saper guardare lontano, al futuro. Diversi cambiamenti sono già stati fatti, come nel caso delle pari opportunità, dell’immunità parlamentare e per l’abolizione della pena di morte dal codice penale militare. Sono favorevole a modifiche puntuali. Viviamo però in un momento di crisi culturale e politica, in una vera e propria regressione del diritto. Modifiche alle fondamenta della Costituzione non possono quindi oggi costituire un avanzamento, ma solo una regressione. |
dal Messaggero - 23-03-2005 |
Sartori: «La sinistra ha perso la coda di paglia» «Prodi fa bene a smontare questa riforma. Giusto aver ammesso l’errore del 2001 sul federalismo» Professor Sartori, il centrosinistra ha cincischiato troppo e allora è sceso in campo Prodi? «Non credo che si sia trattato di cincischiamenti. Fra Iraq e tutto il resto, le distrazioni sono continue. E il tema costituzionale è uscito dall’attenzione. Il che è grave, perchè quella proposta dal Polo è una ”Costituzione incostituzionale”. Così io stesso l’ho chiamata sia nella nuova edizione del libro ”Ingegneria costituzionale comparata”, sia nel volume curato da Franco Bassanini nel quale 63 studiosi danno il proprio parere su questa ”Costituzione: una riforma sbagliata”». Prodi ha fatto bene o male ad assumere nelle proprie mani questa battaglia? «Ha fatto benissimo. Sono assolutamente d’accordo con l’allarme che ha lanciato. Il disegno berlusconian-bossiano crea un sistema di strapotere del premier». Prodi dice di «dittatura del premier». Esagera? «La sostanza è quella. E’ una riforma imposta in maniera brutale dalla tirannide della maggioranza di questa legislatura. La tirannide del premier invece verrà in seguito, se passa la riforma». E’ giusto usare la campagna elettorale regionale, nella lotta sulla Costituzione? «Non farei confusione fra ambiti diversi. Il tema di questa riforma però va tenuto sempre vivo e visibile. Va preparato, da subito e con ogni mezzo, il vero combattimento che avverrà al momento del referendum costituzionale». Perchè Prodi ha assunto la guida della lotta? «Perchè era ora. Lui, quando è stato capo del governo, non voleva toccare nulla. Fu contrario alla Bicamerale. Aveva il timore che il suo esecutivo si indebolisse e traballasse. Ora la situazione è completamente diversa. Prodi deve affrontare le elezioni, e capisce che il tema costituzionale è un cavallo di battaglia importantissimo». Ma agli italiani interessa? «Non seguono le riforme e non le capiscono. Però, dopo, ne pagano le conseguenze. Quando avranno la dittatura del premier, e un sistema istituzionale incontrollato e incontrollabile, si accorgeranno quanto sono cruciali quegli argomenti che ora a loro sfuggono». Il centrosinistra non ha sottovalutato questa battaglia? «In parte, sì. Perchè alcune delle colpe sono state anche sue. Negli anni scorsi, l’attuale opposizione ha sbagliato sul premierato e sul federalismo. E quindi, è stata vittima poi di una sorta di coda di paglia. Ma adesso l’ha superata. Ha sbagliato. E sembra ammettere di aver sbagliato. Lo ha detto esplicitamente Cesare Salvi nel volume collettivo di cui parlavo prima». Un pentimento dovuto? «Necessario. In più, adesso è arrivato il richiamo all’ordine di Prodi che è davvero salutare». Non c’è il rischio di apparire conservatori? «Le costituzioni non sono materie di conservatorismo o di progressismo. Sono buone o cattive. Le buone si tengono, le cattive si cambiano. Se io abito nel Campidoglio e mi si vuole sfrattare in un brutto palazzone di periferia, mi tengo il Campidoglio e me ne infischio se mi danno del conservatore. Vuole un altro esempio?». Prego. «Se ho come premier Churchill e mi propongono di sostituirlo con il più giovane Hitler, io faccio il conservatore e mi tengo Churchill. Che era pure un conservatore». M.A. 12 marzo 2005 |