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Strumentalizzazioni
Anna Pizzuti - 18-03-2005
Il sergente Salvatore Domenico Marracino, nato a San Giovanni Rotondo in provincia di Foggia e impiegato nell'ambito dell'operazione Antica Babilonia, durante un'attività regolarmente programmata di tiro con le armi portatili, nel tentativo di risolvere un inceppamento della propria arma, è stato raggiunto da un colpo alla testa.” (dalle dichiarazioni del vicepremier Follini,mercoledì alla Camera)

Il militare”, dice lo Stato maggiore della Difesa, "è deceduto per le gravi ferite riportate nel corso di un'attività pianificata di addestramento al tiro, prevista per il mantenimento delle capacità operative, cui aveva preso parte in mattinata al
poligono 'Garibaldi' di Nassiriya
" Da Repubblica on line

Se il ministro degli Esteri Fini si è limitato a spiegare che "proviamo un grande dolore per la morte di questo militare, avvenuta però in un contesto che non è riconducibile alla nostra presenza in Iraq", il suo collega alle Riforme Calderoli ha usato toni ben più accesi. "Chi arriva a strumentalizzare anche un tragico incidente come quello di Nassiriya - ha commentato il ministro delle Riforme Calderoli - deve veramente vergognarsi e sparire dalla scena politica, chiedendo scusa". Ancora da Repubblica on line

E’ ormai molto tempo che nel nostro Paese le parole non corrispondono più alla realtà. Le parole attraverso le quali passa l’informazione tutta, ed in particolare quella che riguarda la presenza e la funzione delle truppe italiane in Iraq.

Riesce difficile comprendere come la morte di un militare - accaduta per un incidente è vero, ma durante un addestramento al tiro, nel poligono interno alla base di Nassirya -, secondo il ministro degli Esteri non sia “riconducibile alla nostra presenza in Iraq”. Però, chi la si esprime, questa perplessità, sta facendo “strumentalizzazioni” e, addirittura, “deve uscire dalla scena politica”.

E intanto diventano sempre più frequenti, a Fiumicino, di notte, sotto quelle luci rosse angoscianti, i rientri di bare coperte dalla bandiera. Rientrano da un’operazione di pace, di pacekiping, come si dice in linguaggio tecnico. Un ossimoro che è proibito analizzare: la pace che rimanda indietro morti. E davanti alla morte si deve tacere. Non chiedersene il perché.
E ci si mette anche il caso – ma esiste, il caso? – che fa arrivare la notizia della morte del militare, proprio mentre in Parlamento si vota l’ennesimo rifinanziamento alla nostra missione di “pace”.

Dopo aver letto le le parole “un'attività pianificata di addestramento al tiro, prevista per il mantenimento delle capacità operative” contenute nella dichiarazione del rappresentante dello Stato Maggiore, sono andata a riguardare ancora una volta la legge che regola la presenza delle truppe italiane in Iraq, legge che porta il titolo di: Missione umanitaria e di ricostruzione in Iraq e interventi per calamità all'estero e i cui interventi dovevano essere destinati.
a) al settore sanitario, per la riabilitazione e la riorganizzazione delle strutture clinico-assistenziali e per il potenziamento e la ristrutturazione del sistema di sanità pubblica, con particolare riferimento alla attività di prevenzione e profilassi delle malattie trasmissibili;
b) al settore delle infrastrutture, con particolare riferimento alla riabilitazione ed al risanamento di quelle viarie, portuali ed aeroportuali, elettriche, idriche, agricole e delle comunicazioni, anche elettroniche;
c) al settore scolastico, con particolare riguardo alla riabilitazione funzionale delle relative strutture;
d) al settore della conservazione del patrimonio culturale, per il ripristino della funzionalità delle strutture destinate alla tutela ed alla gestione dello stesso, nonché al restauro dei beni culturali danneggiati.
L’avevo riletta anche qualche mese fa, dopo la morte di Simone Cola - un altro incidente, un altro “sfortunato, sfortunatissimo episodio casuale” come allora si scrisse. E dopo il quale si decise si inviare gli elicotteri Mangusta.

L’articolo 1 della legge votata alla Camera stabilisce che “è differito al 30 giugno 2005 il termine previsto dall ’articolo 1,comma 1, della legge 30 luglio 2004,n.208,relativo alla partecipazione alla missione internazionale Enduring Freedom

Enduring freedom”, quindi, non “Antica Babilonia” come viene – o veniva - chiamata la missione umanitaria in base alla legge approvata nel luglio del 2003.“ Enduring freedom”, la missione dei nostri amici americani, amici di fuoco, come purtroppo hanno sperimentato Nicola Calidari e Luciana Sgrena, verrebbe da dire, a noi che “strumentalizziamo”.


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