breve di cronaca
Falsi d'autore
L'Unità - 15-03-2005
l'Unità - 14.3.2005

Non è che se una si chiama Alessandra Mussolini, ed è la nipote del Duce, e ha un ruolo politico, ma anche un'immagine pubblica un po' naif, verace e variopinta, che ricorda troppe volte quelle di un'attrice da sceneggiata, insomma, non è che se sei Alessandra Mussolini quello che è accaduto nei giorni scorsi va preso per una storia buona per la cronaca e niente di più.

Perché è pur vero che il partito di Alessandra, è chiaramente un partito di ispirazione neofascista; ed è vero che il suo ruolo politico in questo paese, culturalmente soprattutto, non può che essere marginale. Ma il suo movimento, la sua lista non può partecipare alle prossime elezioni regionali perché le firme sono false. E questa è una brutta storia, perché è evidente che qualcuno quelle firme false ce le ha messe apposta. Ed è evidente che un movimento che poteva contare fino all'8 per cento dei voti nel Lazio, non aveva certo bisogno di falsificare le firme.

E allora cosa è accaduto? Tutti i complotti del mondo possono essere presi in esame, avrà importanza per chi dovrà indagare su questa storia. Rimane però la certezza che qualcuno lo ha fatto, e probabilmente lo ha fatto perché quella lista dava fastidio. Quell'8 o 9 per cento poteva cambiare profondamente il risultato delle elezioni nel Lazio.

Ma certamente questo episodio il risultato lo cambierà comunque, perché mette in luce un pericolo. Il pericolo che come è accaduto oggi alla Mussolini con la sua lista, possa accadere con tutte le altre liste. L'idea che la battaglia politica non si combatte con i voti, con le idee, con i progetti, con la capacità di comunicare efficacemente, ma si combatte con il sotterfugio, con l'imbroglio, con delle manovre oscure che mirano a spiazzarti completamente, che mirano a farti fuori. Io vado al comitato elettorale, dichiaro di essere qualcun altro, possibilmente famoso, firmo al posto di costui. E poi faccio sapere a tutti che quel noto personaggio ha firmato per quella lista. Il noto personaggio, che non ha mai firmato, smentisce decisamente. E ovviamente viene inficiato tutto. Questo è killeraggio vero e proprio. Utilizzando un'arma micidiale, che è quella della falsificazione e della menzogna. E certamente Alessandra Mussolini starà prendendo le sue contromisure, e si rivolgerà alla magistratura per fare chiarezza e per fare giustizia. Peccato che sia tardi, e che lo scopo prefissato sia stato raggiunto pienamente.

Ora bisognerebbe chiedersi perché questa storia non ha indignato abbastanza, i giornali di destra come quelli di sinistra, perché soprattutto non è corso un brivido lungo la schiena di chiunque di fronte a una certezza: con poche mosse azzeccate si può fare fuori un avversario. Con poche menzogne messe ad arte si può cambiare la geografia politica di questo paese. Si può non condividere nulla di quello che dice pensa e vuole fare Alessandra Mussolini. Ma l'idea che lei non possa democraticamente presentarsi e contare i suoi voti fa impallidire veramente. Come finirà questa storia è davvero difficile dirlo. Come è finito questo paese è sotto gli occhi di tutti. Una cosa del genere, prima mai accaduta, è il segnale di una corruzione profonda, di una scorrettezza che non ha eguali. E la pigrizia nel denunciarlo fino in fondo si basa su un equivoco antivoltairiano: confondere principi etici e idee. Pensare che se uno ha un'idea per nulla condivisibile conti un po' meno delle idee che sentiamo più vicine. Ma cosa sarebbe accaduto, ed è proprio il caso di chiederselo, se anziché la Mussolini, fosse stata esclusa una lista diversa, magari persino una lista della sinistra? Chiediamocelo, perché domani potrebbe accadere anche questo, e non deve e non può essere possibile. Se vogliamo rimanere un paese democratico.

Roberto Cotroneo
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 da Aprile online    - 17-03-2005
Firme false: così fan tutti? Ma rimane un reato
Firmopoli. ''Il sostegno alla causa della Mussolini è interessato, ma la legge è uguale per tutti, a meno che non si voglia depenalizzare il falso in firma''
Andrea Rustichelli



Ha ormai una caratteristica espressione dolente, la Mussolini. Da astuta comunicatrice qual è (noto il suo passato da attrice, coerente col mestiere attuale), ha capito che deve trarre il massimo del profitto da una triste vicenda all’italiana. Per la precisione, non si tratta di una storia squallida, ma di illegalità: un conto è l’estetica, un altro la legge. Anche se forse nel Bel Paese la legge è per lo più una questione di gusti.
Così, la Mussolini si aggira sotto il Tar di Roma con fiero aspetto da vittima, da martire della libertà e del cappuccino: sorta di Masaniello melanconico, convertito all’esistenzialismo da camping. Ovviamente Alessandra sa benissimo che è necessario distogliere l’attenzione da una semplice constatazione, che del resto non interessa troppo (siamo in Italia, fortuna per lei): cioè che il suo partito, almeno secondo la corte d’appello di Roma, ha presentato carte false per poter essere ammesso alle competizioni elettorali.
Un fatto gravissimo, per tutti quelli che sono direttamente e indirettamente coinvolti, da coprire subito sotto il formidabile chiasso del “mal comune, mezzo gaudio”.
Non che siano meno gravi le presunte irregolarità che pure riguarderebbero altri partiti. È anzi assai plausibile che la Mussolini si debba sentire un capro espiatorio; sappiamo, per giunta, quali meschini calcoli abbiano portato alla denuncia del suo caso da parte della Lista Storace.
Ma tutto questo non sposta di una virgola la sua posizione rispetto alle precise responsabilità sanzionate dalla Commissione elettorale, in attesa del verdetto del Tar. La reazione della nipote nazionale (tanto del duce quanto di Sofia Loren) somiglia a quella di un ladro che, colto in flagrante dalla polizia, esclami col massimo del pathos, per l’entusiasmo della folla: “è tutta colpa dei miei colleghi invidiosi: anche loro rubano”. È forse questo un buon argomento a discolpa del furto? Sembra piuttosto l’insulsa morale da burocrate, fin troppo consueta, del “lo fanno tutti”.

Certo, la Mussolini gioca le sue carte (rigorosamente napoletane), ha il guizzo dell’istrione e gode della simpatia interessata di molti: e nel nostro agone politico queste sono doti notevoli. Ben venga, dunque, l’apertura dell’ulteriore vaso di Pandora della nostra repubblica, il caso “firmopoli”. Ma che almeno si proceda col dovuto scrupolo: gettando, innanzitutto, le auspicabili ombre su buona parte degli istituti umani e delle convenzioni basati sulla stipula a mezzo autografo.
Si comincino a guardare con sospetto, per esempio, le ingiunzioni del Congresso di Vienna e del Trattato di Maastricht, poi l’unità d’Italia e i Patti Lateranensi; e già che ci siamo, per favore, si vada a riaprire pure il caso dell’armistizio dell’8 settembre: siamo proprio sicuri che vi sia stato apposto, chiaramente leggibile, il nome di Badoglio con indirizzo e numero di documento? E se anche fosse, chi può giurare che fu lo stesso generale a firmare e non, mettiamo, un suo famiglio svitato?
Per non parlare, poi, dei molti scismi che hanno afflitto la cristianità, saranno mica una macchinazione? Sembra proprio che urga al più presto una legge ad personam che depenalizzi il falso in firma, reato in fondo futile: onde ristabilire, sotto elezioni, le nostre più salde certezze democratiche.


 Pierangelo    - 20-03-2005
da Repubblica del 20.3.2005

L´AMACA

MICHELE SERRA


Una ragazza in jeans, dalla parlata schietta, struccata e dunque molto più attraente e verosimile delle sue coetanee televisive, è sulle prime pagine di tutti i giornali da parecchi giorni. La ragazza è la nipote del dittatore Mussolini, fondatore del fascismo, protagonista indiscusso della catastrofe bellica e firmatario delle leggi razziali. E se ne fa gran vanto. E´ anche il capo di un assembramento politico composto, tra gli altri, da fascisti, negazionisti, xenofobi, lepenisti, ex eversori. Ma nella gran caciara di microfoni, telecamere, battute al volo, risate, scenate, litigi, si perde del tutto il senso politico della faccenda, che diventa infine un colorito scontro tra caratteri, un capannello stradaiolo tra i tanti che allietano la conversazione romana. Viviamo sempre più spesso così, sempre di più così: orfani del significato reale di quanto accade, storditi e forse appagati dall´abbuffata di immagini, dal pittoresco italiano, dal teatrone della ex-politica, prevalentemente ridotta a canovaccio televisivo (quello politico è l´unico reality che non elimina concorrenti, anzi ne aggiunge sempre), con buona pace del Colle che ancora antepone le Camere alle telecamere. Oh sì, la ducia Alessandra è simpatica a tutti. Ma se è del suo golfino azzurro che conta parlare, di tutto il resto (compreso l´annunciato arrivo di monsieur Le Pen), classicamente, chi se ne frega?