da Aprile online - 17-03-2005 |
Firme false: così fan tutti? Ma rimane un reato Firmopoli. ''Il sostegno alla causa della Mussolini è interessato, ma la legge è uguale per tutti, a meno che non si voglia depenalizzare il falso in firma'' Andrea Rustichelli Ha ormai una caratteristica espressione dolente, la Mussolini. Da astuta comunicatrice qual è (noto il suo passato da attrice, coerente col mestiere attuale), ha capito che deve trarre il massimo del profitto da una triste vicenda all’italiana. Per la precisione, non si tratta di una storia squallida, ma di illegalità: un conto è l’estetica, un altro la legge. Anche se forse nel Bel Paese la legge è per lo più una questione di gusti. Così, la Mussolini si aggira sotto il Tar di Roma con fiero aspetto da vittima, da martire della libertà e del cappuccino: sorta di Masaniello melanconico, convertito all’esistenzialismo da camping. Ovviamente Alessandra sa benissimo che è necessario distogliere l’attenzione da una semplice constatazione, che del resto non interessa troppo (siamo in Italia, fortuna per lei): cioè che il suo partito, almeno secondo la corte d’appello di Roma, ha presentato carte false per poter essere ammesso alle competizioni elettorali. Un fatto gravissimo, per tutti quelli che sono direttamente e indirettamente coinvolti, da coprire subito sotto il formidabile chiasso del “mal comune, mezzo gaudio”. Non che siano meno gravi le presunte irregolarità che pure riguarderebbero altri partiti. È anzi assai plausibile che la Mussolini si debba sentire un capro espiatorio; sappiamo, per giunta, quali meschini calcoli abbiano portato alla denuncia del suo caso da parte della Lista Storace. Ma tutto questo non sposta di una virgola la sua posizione rispetto alle precise responsabilità sanzionate dalla Commissione elettorale, in attesa del verdetto del Tar. La reazione della nipote nazionale (tanto del duce quanto di Sofia Loren) somiglia a quella di un ladro che, colto in flagrante dalla polizia, esclami col massimo del pathos, per l’entusiasmo della folla: “è tutta colpa dei miei colleghi invidiosi: anche loro rubano”. È forse questo un buon argomento a discolpa del furto? Sembra piuttosto l’insulsa morale da burocrate, fin troppo consueta, del “lo fanno tutti”. Certo, la Mussolini gioca le sue carte (rigorosamente napoletane), ha il guizzo dell’istrione e gode della simpatia interessata di molti: e nel nostro agone politico queste sono doti notevoli. Ben venga, dunque, l’apertura dell’ulteriore vaso di Pandora della nostra repubblica, il caso “firmopoli”. Ma che almeno si proceda col dovuto scrupolo: gettando, innanzitutto, le auspicabili ombre su buona parte degli istituti umani e delle convenzioni basati sulla stipula a mezzo autografo. Si comincino a guardare con sospetto, per esempio, le ingiunzioni del Congresso di Vienna e del Trattato di Maastricht, poi l’unità d’Italia e i Patti Lateranensi; e già che ci siamo, per favore, si vada a riaprire pure il caso dell’armistizio dell’8 settembre: siamo proprio sicuri che vi sia stato apposto, chiaramente leggibile, il nome di Badoglio con indirizzo e numero di documento? E se anche fosse, chi può giurare che fu lo stesso generale a firmare e non, mettiamo, un suo famiglio svitato? Per non parlare, poi, dei molti scismi che hanno afflitto la cristianità, saranno mica una macchinazione? Sembra proprio che urga al più presto una legge ad personam che depenalizzi il falso in firma, reato in fondo futile: onde ristabilire, sotto elezioni, le nostre più salde certezze democratiche. |
Pierangelo - 20-03-2005 |
da Repubblica del 20.3.2005 L´AMACA MICHELE SERRA Una ragazza in jeans, dalla parlata schietta, struccata e dunque molto più attraente e verosimile delle sue coetanee televisive, è sulle prime pagine di tutti i giornali da parecchi giorni. La ragazza è la nipote del dittatore Mussolini, fondatore del fascismo, protagonista indiscusso della catastrofe bellica e firmatario delle leggi razziali. E se ne fa gran vanto. E´ anche il capo di un assembramento politico composto, tra gli altri, da fascisti, negazionisti, xenofobi, lepenisti, ex eversori. Ma nella gran caciara di microfoni, telecamere, battute al volo, risate, scenate, litigi, si perde del tutto il senso politico della faccenda, che diventa infine un colorito scontro tra caratteri, un capannello stradaiolo tra i tanti che allietano la conversazione romana. Viviamo sempre più spesso così, sempre di più così: orfani del significato reale di quanto accade, storditi e forse appagati dall´abbuffata di immagini, dal pittoresco italiano, dal teatrone della ex-politica, prevalentemente ridotta a canovaccio televisivo (quello politico è l´unico reality che non elimina concorrenti, anzi ne aggiunge sempre), con buona pace del Colle che ancora antepone le Camere alle telecamere. Oh sì, la ducia Alessandra è simpatica a tutti. Ma se è del suo golfino azzurro che conta parlare, di tutto il resto (compreso l´annunciato arrivo di monsieur Le Pen), classicamente, chi se ne frega? |