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Quando dire regime divideva la sinistra
Repubblica - 14-03-2005
Forse il regime non c´era, forse la dittatura ci sarà. La frecciata di Prodi contro la riforma costituzionale di Berlusconi, «che sta creando le premesse per una moderna e pericolosissima dittatura di maggioranza, anzi del premier», ha riaperto un delicatissimo contenzioso lessicale sul berlusconismo e su tutti gli insidiosi abissi di tirannia che sono sempre sul punto di inghiottire la democrazia italiana. Perché proprio Prodi era stato uno dei più freddi, quando i girotondini sganciarono sul centro-destra l´arma fine-di-mondo, l´accusa di aver dato vita a «un regime» (il secondo, dopo quello fascista).
Né il Professore, né D´Alema, né Rutelli hanno mai approvato quella mossa. Non perché non fossero allarmati dall´occupazione berlusconiana della televisione, ma perché hanno sempre visto in quel vocabolo rovente un punto di non ritorno, un segnale d´allarme da lanciare solo davanti alle fiamme, non al primo filo di fumo. «La parola regime - disse una volta D´Alema - non è parola da politologo. Il regime ricorda il fascismo e io penso che le parole non si devono sprecare perché hanno un suono e quando poi si è costretti a usarle non suonano più. E´ di un certo estremismo usare le parole per sentire come suonano». Prodi approvava, da Bruxelles, Amato ironizzava sulle parole di Nanni Moretti, bandiera internazionale dei girotondini, e Rutelli dissentiva pubblicamente dal radicalismo di Paolo Flores d´Arcais: «La definizione mi pare impropria».
Oggi, però, sono proprio loro a scagliare contro Berlusconi queste tre parole - «dittatura della maggioranza» - che hanno un suono assai simile a quello del vocabolo «regime». Il primo, come sempre, è stato Amato, addirittura un anno fa (era il 20 gennaio 2004), commentando il premierato sfornato dai «saggi» del centro-destra: «Vogliono la dittatura della maggioranza», sentenziò. Esattamente la stessa formula adottata adesso, prima da Rutelli e poi da Prodi.
In realtà, tra il «regime» dei girotondini e la «dittatura» degli ulivisti c´è una certa differenza. Le due parole ci ricordano entrambe il fascismo, ma «dittatura della maggioranza» è una citazione di Alexis de Tocqueville - il padre della democrazia liberale - che non ce l´aveva con i tiranni e i despoti e tantomeno con Mussolini e Hitler che dovevano ancora nascere, ma con chi - nel nome della democrazia - voleva schiacciare le minoranze a colpi di maggioranza. «Quando sento la mano del potere appesantirsi sulla mia fronte - scriveva Tocqueville ne "La democrazia in America" - poco m´importa di sapere chi mi opprime, e non sono maggiormente disposto a infilare la testa sotto il giogo solo perché un milione di braccia me lo porge».
Siamo solo all´inizio. Ma se Prodi, D´Alema, Rutelli e Amato si trovassero un giorno a corto di argomenti, possono sempre citare una fiammeggiante filippica che sembra scritta ieri sera: «Attenti alla deriva autoritaria! Le regole non possono essere cambiate in corsa con i numeri della maggioranza che se ne avvantaggia, penalizzando l´opposizione. Non è democratico chi pensa di poter fare a colpi di maggioranza, in Parlamento, ciò che è favorevole a lui e sfavorevole all´opposizione: questo si chiama dittatura della maggioranza! ». Così parlava, il 17 marzo 2000, Silvio Berlusconi: quando all´opposizione c´era lui.

Sebastiano Messina

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 Grazia Perrone    - 14-03-2005
Propongo - sul tema regime e dittatura della maggioranza - la lettura di una nota - scritta, il 5 dicembre 2004, da Daniele John Angrisani - che è stata, sostanzialmente, ignorata da tutti. E' appena il caso di rimarcare (ed è lo stesso Autore a rammentarcelo) che - le considerazioni svolte per gli USA - hanno valore anche nel Belpaese.

L'America sulla via del fascismo


L'AMERICA E IL NUOVO FASCISMO

"Naturalmente la gente comune non vuole la guerra nè in Russia nè in Inghilterra nè in Germania. Questo è comprensibile. Ma, dopotutto, sono i governanti di un Paese che determinano la politica ed è sempre facile trascinare con sè il popolo, sia che si tratti di una democrazia o di una dittatura fascista, di un regime parlamentare o di una dittatura comunista. Che abbia voce o no, il popolo può essere sempre portato ad accettare il volere dei capi, è molto semplice. Tutto quello che bisogna fare è dir loro che sono stati attaccati, e denunciare i pacifisti per mancanza di patriottismo, in quanto espongono il paese al pericolo. Funziona allo stesso modo in tutti i Paesi" Herman Goering al processo di Norimberga (1946)

Sebbene risalente alla fine della seconda guerra mondiale si tratta di un'affermazione ancora molto attuale. Viviamo oggi infatti in un contesto dove spesso accade che chiunque si dichiari contro la guerra venga demonizzato dalla stampa di regime e dipinto come un pericoloso comunista o addirittura come filo-terrorista. La psicosi terrorismo ha obnubilato gran parte delle coscienze, e chiunque si distingue per un qualsiasi motivo (colore della pelle, religione, idee politiche) dalla massa, o meglio da quello che il potere vuole mostrare come massa, viene considerato un potenziale pericolo. A ben guardare si tratta dello stesso percorso mentale che ha portato alla crescita del fascismo in Europa tra le due guerre mondiali, ma non è questa la sola somiglianza esistente tra la situazione politica dell'America attuale e quella dei regimi fascisti. Il dottor Lawrence Britt, un esperto americano di scienze politiche, ha esaminato a questo scopo le caratteristiche dei regimi fascisti di Hitler (Germania), Mussolini (Italia), Franco (Spagna), Suharto (Indonesia) e di diversi regimi che si sono susseguiti in America Latina e dopo un'attenta analisi ha trovato 14 caratteristiche comuni per tutti i regimi su citati:

1. Continua e poderosa enfasi sul nazionalismo

I regimi fascisti tendono a fare un uso costante di motti patriottici, slogan, simboli e suoni indicanti il far parte della stessa Patria. Le bandiere sono esposte ovunque, sia come spille dei vestiti, sia alle finestre degli edifici pubblici.

2. Diritti umani messi in secondo piano

A causa della paura per i nemici e del bisogno di sicurezza, gli abitanti dei regimi fascisti vengono persuasi del fatto che i diritti umani possano essere ignorati in certi casi. Le persone quindi tendono a far finta di nulla oppure anche ad approvare le torture, le esecuzioni sommarie, gli assassini, la lunga incarcerazione dei prigionieri per motivi politici e così via.

3. Identificazione del nemico come causa unificante

Le persone sono immerse in una frenesia patriottica che si concretizza principalmente nel bisogno di eliminare una minaccia percepita comunemente o un nemico: le minoranze etniche, religiose e razziali, i "liberal" nel senso americano del termine, i comunisti, i socialisti, i terroristi e così via.

4. Supremazia del potere militare

Anche quando ci si trova di fronte a enormi problemi interni, i militari continuano sempre a ricevere un ammontare sproporzionato di fondi governativi, e i problemi interni vengono trascurati. Vengono invece dipinti eroicamente i soldati ed il servizio militare.

5. Sessismo rampante

I governi degli Stati fascisti tendono ad essere dominati quasi esclusivamente dagli uomini. Sotto i regimi di stampo fascista, i tradizionali ruoli maschili e femminili sono resi ancora più rigidi. Il divorzio, l'aborto e l'omosessualità sono vietati e lo Stato è visto come guardiano ultimo dell'istituzione familiare.

6. Mass media sotto controllo governativo

La maggior parte delle volte i mass media sono controllati direttamente dalle autorità governative, ma in altri casi, i media sono indirettamente controllati mediante regolamenti governativi, o la presenza di anchormen e dirigenti filo governativi. La censura, specialmente in tempi di guerra continua, è elemento molto comune.

7. Ossessione verso la sicurezza nazionale

La paura è usata come strumento motivazionale da parte del governo sulle masse popolari.

8. Religione e governo strettamente collegati

Il governo di uno Stato fascista tende ad usare le maggiori religioni nazionali come uno strumento per la manipolazione dell'opinione pubblica. La retorica e la terminologia religiose sono comuni tra i leader del governo, anche quando i principali dogmi religiosi sono diametralmente opposti alle politiche o alle azioni del governo.

9. Protezione del potere delle grandi imprese

Spesso in uno Stato fascista è l'aristocrazia industriale e finanziaria a portare al governo tali persone, creando in tal modo una relazione mutualmente benefica tra business, governo ed elite che gestisce il potere.

10. Scomparsa dei sindacati

Poichè i sindacati organizzati dei lavoratori rappresentano l'unica minaccia reale per un governo fascista, essi vengono completamente eliminati ed i loro membri sono sottoposti a continue persecuzioni.

11. Odio nei confronti degli intellettuali e dell'arte

Gli Stati fascisti tendono a promuovere e tollerare l'aperta ostilità nei confronti delle università e delle accademie culturali. In questi regimi è comune che i professori e gli intellettuali vengano censurati e/o arrestati. La libera espressione nelle arti e nella letteratura viene messa costantemente sotto attacco.

12. Ossessione con il crimine e le punizioni per i criminali

Nei regimi fascisti la polizia ha praticamente poteri senza limiti per garantire la sicurezza. Gli abusi delle forze dell'ordine avvengono sotto l'occhio dei cittadini compiaciuti e l'eliminazione dei diritti civili è consentita in nome del patriottismo. Nelle nazioni fasciste esiste spesso una forza di polizia nazionale senza alcuna limitazione di potere.

13. Corruzione rampante

I regimi fascisti sono sempre stati governati da gruppi di persone che si nominano tra di loro nelle posizioni di governo principali ed usano il potere governativo per proteggere i loro amici da eventuali problemi. Inoltre avviene comunemente nei regimi fascisti che le risorse nazionali o anche le finanze pubbliche siano continuamente soggette alle ruberie da parte degli uomini del governo e dei loro amici.

14. Elezioni fraudolente

Molte volte le elezioni nei regimi fascisti sono una farsa completa. Altre volte sono manipolate attraverso campagne elettorali per infangare l'avversario o con l'assassinio dei candidati di opposizione, l'uso di leggi per controllare il numero di voti o il numero di candidati espressi dai distretti, e la manipolazione dei media. I regimi fascisti tipicamente usano anche la magistratura per controllare e falsificare il risultato delle elezioni.

Inoltre lo stesso Lawrence Britt ha evidenziato quali sono i 7 segni di avvertimento o per meglio dire le 7 condizioni che aiutano la nascita e la crescita del fascismo in uno Stato:

1. Instabilità dei mercati finanziari e delle relazioni economiche.

2. Esistenza di un considerabile numero di persone socialmente declassate (carcerati, homeless, etc).

3. Diminuzione dei diritti e del benessero associato ad uno specifico segmento della popolazione, vale a dire la classe media e gli intellettuali delle aree urbane, così come tutti quei gruppi sociali che potrebbero avere i mezzi, l'intelligenza e l'abilità di fermare la deriva fascista se gliene fosse data l'opportunità.

4. Discontento tra la classe media rurale (impiegati, segretari, lavoratori pubblici). Forte discontento della classe media in generale e delle sue ali meno benestanti nei confronti dell'oppressiva classe dominante (la tipica guerra tra chi ha tutto e chi non ha).

5. Odio: è pubblicamente pronunciato, perpetuato ed accettato dalla maggior parte della popolazione l'odio nei confronti di un gruppo specifico definito dalla razza, dall'origine, dalla religione o dall'associazione che li contraddistingue.

6. Avidità: è il principale motivatore del fascismo, che è generalmente associato con le scarse risorse in possesso di coloro che vengono oppressi dalle classi dominanti.

7. Propaganda organizzata: attraverso la creazione di miti sociologici che venerano un elemento della società mentre allo stesso tempo ne deridono un altro attraverso la disinformazione e l'oscuramento della realtà con la rimozione, la distruzione o l'umiliazione sociale (accuse false e minacce nei confronti di un gruppo sociale), o attraverso la distruzione sociale di coloro che non sono d'accordo con l'agenda portata avanti dai fascisti con minacce, prevaricazioni, pubblicazioni che deridono gli avversari, revisionismo storico ed umiliazione sociale. In particolare i giornalisti vengono letteralmente terrorizzati per impedire loro di pubblicare storie contrarie al volere dei fascisti.

Ebbene, al novembre 2004, gli Stati Uniti d'America sono contraddistinti da tutti e 14 i punti caratterizzanti i regimi fascisti e da tutti i 7 "segni di avvertimento". Ma non sono i soli visto che anche Israele è contraddistinto sia dai 14 punti del regime fascista sia dai 7 "segni di avvertimento", mentre alcuni Paesi europei, l'Italia in primis, sono sulla buona strada per seguire questi due Paesi "pionieri" sulla via di quello che si può definire il nuovo fascismo, non così dissimile dal vecchio. Per fortuna non è troppo tardi per fermare questo andazzo, anche se potrebbe comunque essere ancora troppo presto. Anzitutto bisogna rendersi conto che questa è davvero la strada che si sta seguendo e quindi agire per impedire che si prosegua su questa via. Come afferma la propaganda di regime a proposito di questa guerra, "la libertà non è libera". Ma la verità è che la guerra per la libertà e la democrazia non si combatte all'estero, ma prima di tutto quì in casa da noi. E se non decideremo davvero di fare qualcosa per vincerla, la perderemo inesorabilmente, negli Stati Uniti e nel resto del mondo.



a cura di Daniele John Angrisani