Riflessioni semiserie
Claudia Fanti - 10-03-2005
Da Claudia Fanti - 8 marzo - Festa della donna


Intervistatore: Ma tu perché insegni?

Maestra: E’ ovvio: insegno perché sono una donna. E quale decalogo deve tener sempre presente una “femmina” che si rispetti?

1) Avere pazienza.
2) Non ribellarsi mai.
3) Accontentarsi di un compenso minimo: le sue prestazioni sono dovute.
4) Mediare o sottostare.
5) Non discutere le direttive di chiunque.
6) Eseguire.
7) Comprendere la diversità degli altri, dimenticando la propria.
8) Accogliere sempre.
9) Tacere.
10)Pensare il meno possibile.

D. Ma gli uomini che insegnano?

R. Perché? Sono forse considerati uomini? Siccome sono pochi, pesano poco e nessuno tien conto di loro: si sa. Almeno così sembrano pensare nei quartier generali del MIUR e dell’ Economia. Valgono di più gli intellettuali, gli industriali, gli esperti, i ministri, gli storici, gli artisti, gli economisti…quelli che non si sporcano le mani con il materiale umano e la quotidianità spicciola. Vogliamo scherzare!

D. Ma tu perché insegni?

R. Te l’ ho detto, perché sono remissiva e buona con tutti, medioborghese, e porto a casa lo stipendio per arrotondare quello di mio marito.

D. Ma dai!

R. Lo dicono tutti, allora ci ho fatto i conti: il lavoro è di tutto riposo, i bambini sono tranquilli e imparano in fretta…

D. Imparano subito?!

R. I miei no, ma forse sbaglio io, forse non so insegnare…

D. Come?!

R. Beh, lo dicono tutti che siamo fortunate a insegnare alle elementari: fanciulli affettuosi, timorosi delle maestre, ci ascoltano sempre, studiano senza bisogno di strategie…Macchè difficoltà di relazione, disgrafie, discalculie, dislessie… tutte storie!

D. Allora sei d’accordo sull’anticipo?!

R. Perché no? Mi sembra che con un materiale umano così duttile e malleabile, non ci dovrebbero essere problemi. Anzi, guarda, con gli esempi di amore, tenerezza e solidarietà che circolano nel mondo adulto, sono anni che è diminuita l’aggressività istintiva nei fanciulli! Credo proprio di essere già vecchia quando mi sento andare il cuore in gola, quando la testa mi gira e lo stomaco si chiude alla fine di una giornata in compagnia di fanciulli tanto disposti ad aiutare il prossimo!

D. Quanti bambini hai?

R. Mi vergogno a dirlo: una cinquantina in due classi di tempo pieno modularizzato.

D. Ma dai, così tanti?!

R. Hai ragione, dicono tutti che in Italia il rapporto docenti alunni è uno dei più favorevoli. Io conosco la mia situazione e non mi sembra delle più idilliache, ma ripeto, sarò già vecchia.

D. Non ti dovresti lamentare neppure degli orari, vero?

R. Non lo dire con nessuno, perché non verresti creduto: faccio in una giornata sei viaggi in automobile. Ho ore “buche” ovunque. A casa mi vedono uscire ed entrare come un tergicristallo, dalla mattina alla sera, a volte, fino alle 20, 30. Ma non mi posso lamentare, perché poi, la notte, mentre tutti dormono ho la fortuna di trovarmi in un ambiente silenzioso che mi consente di correggere fino alle due della mattina! Sono veramente una “signora” fortunata! Capita che qualcuno in casa mi rivolga la parola, ma io non devo perdere il filo dei miei compiti (li dovresti sentire i miei familiari, quando non rispondo!), altrimenti mi succede anche di sbagliare! Ma almeno sono a casa mia circondata dai miei cari che accettano supinamente che una donna lavori tutta la notte: ne sono veramente fieri!

D. Va be’, ma lo stipendio non mi sembra alto per tutte queste ore!

R. Quali ore? Quelle dei “viaggi” in auto? Quelle coi fanciulli in classe? Quelle aggiuntive non pagate…non rimangono mai soldi nel fondo d’istituto e in altri capitoli… per il recupero di alunni in grave difficoltà? Quelle delle riunioni? Quelle dedicate a genitori in difficoltà? Quelle della correzione quotidiana? Quelle dei progetti che prima li avvii e poi ti dicono se ci saranno i fondi? Quelle di preparazione dei materiali? Quelle con esperti di vario tipo?…Ma quelle ore sono tutte dovute!!
Come ci si può lamentare essendo donne e avendo un lavoro tanto vicino al nostro spirito materno?

Comunque, volendo essere seri, so perché insegno, l’ ho scoperto tardi, perché all’inizio non trovavo risposte valide: facevano acqua.
Insegno per favorire la possibilità a bambine/i di diventare grandi, forti, pensatori e…di chiedere ciò che spetta loro di diritto, oltre ai doveri ovviamente! Insegno perché esse/i possano mettere sullo stesso piano diritti e doveri, affinché scordino il decalogo di cui ti ho parlato prima! Insomma perché non mi assomiglino nemmeno un po’!

D. Ho capito. Ma a te vanno bene le proposte in tema di riforme organizzative, didattiche, programmatiche, ecc…

R. Ripeto, io devo eseguire, l’ ho capito da tempo. All’inizio credevo che qualcuno si sarebbe presentato alla porta delle mie due aule e mi avrebbe chiesto:<>, ora, lavoro a testa bassa, non mi illudo più, sperando che qualche santo ci aiuti ad andare avanti, a non “soffrire” per un futuro che sarà sempre più verticalizzato, gerarchizzato…un futuro che non avrà più tempo per le maestre e i “loro” bambini nelle classi-laboratorio di solidarietà e apprendimento!

Ora, come sempre, io lavoro lavoro fino ad azzerare i pensieri! Tengo presente soltanto una cosa: riuscire a formare e istruire persone in grado di ascoltare i “deboli” come me e la mia categoria di lavoratori alla ricerca di riconoscimento.


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 giancarlo savioli    - 10-03-2005
Trovo che, proprio grazie alla scelta di una forma leggera e scherzosa, queste considerazioni abbiano espresso in modo anche elegante il leit-motiv del pianeta scuola: una scarsa consapevolezza di appartenenza al mondo del lavoro, nutrita da un’equivoca e sbagliata interpretazione del ruolo dell’insegnante.

Divulgare questo testo sarebbe utile. Le poche fotocopie che ho distribuito a scuola hanno provocato reazioni che rivelavano imbarazzo, a volte sottolineato anche da un certo rossore sul viso di alcune colleghe.

Hanno fatto più effetto questi volantini di tanti stimolanti comunicati, spesso importanti, che denunciavano in modo anche chiaro la grave situazione della scuola.

Dal fastidio all'imbarazzo. Non è forse un passo avanti?

giancarlo

 Stefano    - 10-03-2005
D'accordo, il testo in questione è fantasticamente realistico. Ma noi che facciamo: seminiamo per il millennio?
Stefano

 Cosimo De Nitto    - 17-03-2005
Quando sono entrato nella scuola, nei lontani inizi anni '70, avevo per certo le risposte al tuo quesito: perché insegnare. Ora, alle soglie della pensione, chi governa la scuola ed il paese fa di tutto per togliermi queste certezze.
Se la scuola viene considerata solo un peso per l'economia cosa mai potrà voler dire insegnare? Un lavoro inutile per una cosa che non serve. Meno che mai insegnare deve servire a "riuscire a formare e istruire persone in grado di ascoltare i “deboli” ". Ecco perché la Moratti ed il suo capoufficio B. dicono che gli insegnanti sono tutti comunisti.
Devi formare ed istruire utenti, pubblico, consumatori, operatori, dipendenti....Il loro "personalismo" si ferma qui. Ascoltare i "deboli"? Bisogna ascoltare solo se stessi. I deboli sono tali perché incapaci di reggere la "concorrenza" e non sanno stare sul "mercato".
Per piacere sigg. insegnanti toglietevi dalla testa le utopie pedagogiche egualitarie e perciò comuniste. Insegnate inglese, informatica, impresa, che sono sì cose che servono e danno successo e soldi. Avere una visione critica e personale del mondo? Per fare cosa? Cosa se ne fa di queste cose un "utente", un "cliente", un "produttore", un "consumatore". "Ascoltare i deboli"?
Si ascoltino piuttosto i talk e reality show delle loro reti (tutte).
Lavorare, cooperare con gli altri?
Ma se gli altri sono concorrenti ed ostacoli nella corsa ad ostacoli della vita!
Questa è modernità; chi è contro tutto ciò è un conservatore che si oppone eversivamente alle "riforme".

Diritto allo studio, obbligo dello Stato a fornire a tutti i mezzi per istruirsi e formarsi, la persona e la cultura come valori indipendenti ed assoluti, la priorità della cittadinanza e dello stare bene insieme agli "altri"? Sono tutte cose vecchie, superate, inutili, persino dannose ed eversive.

Ma tu, cara Claudia, non tenere conto delle cose che dice un insegnante uomo. Già in quanto insegnante non vale nulla il suo giudizio, se poi anche uomo, meno di nulla.
PERO'
Siamo puntini di osservazione che "produciamo" idee e cultura (sic!), grazie a Dio!; avvertiamo sentimenti; comunichiamo. Certo non abbiamo "indici di ascolto" come Sanremo. Ma grazie alla nostra "autonomia" possiamo provocare dei piccoli e molecolari cambiamenti che prima o poi (sarebbe meglio prima, magari con le prossime elezioni che poi, potranno riportare la nostra scuola alla "missione" che le assegna la Costituzione.
La nostra autonomia intellettuale e critica, didattica, organizzativa, scolastica, quella che costituisce inciampo forte per la Moratti e che, purtoppo, alcuni nostri amici ritengono essere l'origine di tutti i mali della scuola, ignorando o sottovalutando l'evidente neocentralismo governativo. Quella autonomia, sono certo, potrà salvare la nostra scuola e dare spazio e senso, "utilità" e funzione sociale alla nostra (diciamocelo sottovoce e tra di noi) amatissima professione. E costituire motivo di speranza per le prossime e giovani generazioni.
Buon 8 marzo a tutti i "deboli"