Il quindicenne italico
Mario Menziani - 03-03-2005
Tre brevi annotazioni:

Il quindicenne italico, secondo le indagini dell’ Ocse Pisa, è un gran somaro: lo era l’anno scorso in lettura, lo è quest’anno in matematica applicata. E’ talmente preoccupante la situazione che, da parte del ministero, si è subito provveduto a studiare il caso. In una due giorni romana, gli esperti si sono raccolti intorno al letto del malato dedicandogli tutta la loro attenzione, nonostante la preoccupazione del sottosegretario Aprea fosse tutta rivolta all’eccellenza “che pur c’è e che dobbiamo far emergere con la nostra azione didattico-educativa”. Suppongo che gli esperti abbiano dapprima analizzato la situazione constatando che il quindicenne italico, posizionatosi tra gli ultumi quindicenni del “mondo sviluppato”, è per davvero un gran somaro in applicazione quotidiana della matematica e che abbiano proseguito la loro due giorni, parlando della distanza della scuola dalla realtà; della necessità di adeguare programmi, metodi, eccetera eccetera.
Lo presumo, però. Lo presumo perché alla conferenza a cui ho partecipato in quei di Bologna, in un gran hotel tutto velluti e damaschi, l’incontro romano venive presentato in teleconferenza, ma il segnale non era sufficiente, le persone raffigurate fluttuavano come astronauti, le parole non si udivano affatto. Due sale di un grande hotel bolognese per una teleconferenza miseramente fallita a causa di una qualche questione di byte al secondo. Insomma, perchè le apparecchiature non funzionavano. E continuavano a non funzionare nonostante gli sforzi dei tecnici, mentre i funzionari regionali tentavano inutilmente di far decollare un improvvisato e abborracciato dibattito sulla scuola italiana e sulla necessità di sistemi di valutazione efficaci.
Precisazione a margine: nessuno dei tecnici e nessuno dei funzionari aveva 15 anni.

Dopo Pasqua, le prove dell’Invalsi. Le prove saranno obbligatorie su tutto il territorio nazionale per quanto riguarda la scuola primaria e secondaria di primo grado; saranno invece facoltative per la scuola secondaria di secondo grado. Tre anni di “duro” lavoro, ed eccoci: le prove partono ad aprile per poter diventare “prove d’ingresso per percorsi personalizzati, ma anche prove finali, come terza prova per la maturità.”. Prove d’ingresso ad aprile? Be’, certo: non è il mese più adatto, ma tanto per cominciare va bene lo stesso. O no? Prove che non erano ben studiate, secondo alcuni? No, ecco: la commissione di italiano – si è premurato di precisare uno dei rappresentanti intervenuto al convegno di Bologna sulla presentazione dei risultati delle prove dello scorso anno - si è riunita una volta nel corso dell’anno, il resto è stato dibattuto per e-mail. Quella di matematica ha pure azzardato un seppur timido tentativo di testare le sue prove. Bene, bravi.
Ma cosa misurano queste prove? Be’ sicuramente una cosa la misurano: la mancanza di deontologia professionale dei maestri del sud! Perché il fatto che le prove dello scorso anno abbiano visto le regioni del sud prevalere su quelle del nord si spiega in modo rigorosamente scientifico: al sud hanno fatto copiare! E la conclusione si basa su un fine ragionamento: dato che le prove Ocse Pisa (di cui sopra) hanno stabilito che l’italico quindicenne è un ignorante ma che (sorpresa sorpresa!) non altrettanto lo è il quindicenne lombardo in quanto questi nella stessa prova ha conquistato un brillantissimo nono posto, allora si deduce che i brillanti risultati delle regioni meridionali, brillanti in particolare alle elementari, non possono che essere inficiati da un comportamento deontologicamente scorretto. Cioè, appunto, li hanno fatti copiare! Certezza scientifica avvalorato dal fatto che l’arguto sostenitore di tale ragionamento (un qualche funzionario Invalsi), presente a fine gennaio ad un incontro sulla scheda di valutazione a Modena, ha personalmente potuto accertare come nella categoria professionale di quei mentitori del sud, si annidino serpi pericolose, che contestano la nuova scheda, che contestano il portfolio, che, supportate pure da un’infigarda assessora, si oppongono a ciò che ormai ineluttabilmente è: il sistema di valutazione della neoscuola è questo e basta. Precisazione a margine: il funzionario Invasi non aveva affatto quindici anni.

Port-folio dell’insegnante. Una idea a cui tutte le associazioni degli insegnanti dell’Emilia Romagna hanno dato il proprio assenso e che contribuiscono a realizzare. Questo almeno è quanto viene afferamto in quei di Modena, in data 28 febbraio, nella bella sala conferenze del Memo da funzionari e rappresentanti dell’Irre, dell’USR e delle associazioni professionali.
Studenti e insegnanti, pari sono. Ciascuno col suo port-folio, ben documentato e certificato lo studente dall’insegnante, l’insegnante per mezzo del successo dello studente. Per ora siamo in uno stato di ricerca, ossia si stanno spendendo un po’ di soldi per vedere che cosa ne pensano gli insegnanti, come lo vorrebbero questo port-folio perché, come ha detto un sorridente conferenziere ”noi non vi daremo un prodotto che potrete rifiutare in quanto inutile, no: noi vi daremo un prodotto che non potrete rifiutare, perché non ci sarà nulla da prendere se non l’opportunità di costruire voi stessi ciò che vi sarà utile e necessario”. Precisazione a margine: non ho capito e, peggio, non ho più quindici anni.

PS: Quesito simil-Ocse Pisa per quindicenni: se la scuola italiana spende tanti soldi per la sovrastruttura, quanti soldi rimangono per la sostanza?

Notizie dalla neoscuola

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 Laura Fineschi    - 11-03-2005
A proposito di soldi spesi in sovrastrutture: quanto sarà costato lo sciagurato aggiornamento online sulla legge 53 a cura dell'indire?