SalvaPreviti e si sta solo a guardare?
Ortica - 26-02-2005
Sono convinta che agli Italiani, da Nord a Sud, dovrebbe essere data la possibilità di esprimere e di manifestare la propria indignazione nei confronti della legge “salvaPreviti”, che premia tutti i disonesti del Paese ed è per questo che mi rivolgo direttamente ai Sindacati: già da tempo mi aspettavo che essi si facessero promotori dell’espressione di questa esigenza; mi sembra assolutamente necessario, perché qui si tratta di una nazione che va verso lo sfascio democratico, morale ed economico, un totale degrado.
Mi chiedo quali possano essere i motivi per cui si aspetta così passivamente che arrivino le elezioni.
E nel frattempo dobbiamo restare a guardare e ad ascoltare un ministro che accusa il Csm di essere politicizzato soltanto perché lancia il suo giusto grido d’allarme?
Credo che mai come ora sia urgente, indispensabile scendere in piazza per dire no a chi ci governa, manifestando contro una legge tanto grave ed iniqua che riguarda non categorie di lavoratori, non settori economici, bensì la vita e la democrazia di un intero popolo.
Oppure questo popolo è moralmente indifferente, o in maggioranza ritiene di averne un qualsiasi tornaconto?
Secondo me se non si scende in piazza per raccogliere e sostenere l’appello del Csm, è tutta la nazione che ci perde la faccia, la dignità, e getta alle ortiche la giustizia e l’equilibrio sociale.
Non ce n’è abbastanza per una grande manifestazione unitaria?
Tutto ciò per cui si è manifestato fino ad ora è stato importante, ma questo provvedimento spudorato supera ogni limite e decenza, per gravità ed enormità.
Il Paese non può stare a guardare e subire tanto sopruso e tanta arroganza come un popolo bue.
Per la democrazia dobbiamo preoccuparci anche prima delle elezioni.

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 da Repubblica    - 28-02-2005
Possiamo accettare l' informazione che ci ha offerto la Rai giovedì sera come accettiamo la pioggia? Tg1 delle 13.30 e ancora delle 20. Va in onda una cronaca sul processo di appello a Cesare Previti. Dal servizio sono stati "sollevati", senza una ragione decente, i due cronisti che da anni seguono l' affare. S' avanza un nuovo arrivato. Forse conosce il processo, forse ne conosce qualche passo, forse nulla. In ogni caso, l' inviato di giornata decide di confezionare la sua corrispondenza soltanto con gli argomenti della difesa. IMMAGINI. Previti appare seduto al banco, pensoso. Accanto a lui, in piedi, il suo avvocato Alessandro Sammarco. AUDIO. L' avvocato accusa la procura di aver truccato le carte. Di aver "sbianchettato" un documento bancario per incastrare l' imputato - quell' imputato - e lasciare liberi i veri responsabili della sentenza comprata dell' Imi-Sir. L' avvocato sventola (immagini e audio) la lettera di un avvocato svizzero. Sostiene che, è vero, dal documento che egli ha fornito ai pubblici ministeri di Milano manca qualcosa. L' addebito è così chiassoso che meriterebbe almeno un controllo. Agevole e rapido (se impossibile nell' edizione delle 13,30, almeno in quella delle 20). Non dico la versione dei fatti del presunto responsabile del trucco maramaldo (sono i due Pm), ma almeno una verifica degli atti del processo. Sono a disposizione di chiunque perché pubblici. Se l' inviato della Rai, in nome del servizio pubblico, si fosse preso la briga di scartabellare tra le "carte" (o avesse chiesto l' aiuto dei due colleghi "rimossi") avrebbe scoperto che l' originale di quell' atto del processo non presenta alcuna manomissione. Per di più, mostra il timbro di conformità della procura federale svizzera e finanche la firma dell' avvocato svizzero ora contattato da Cesare Previti. Quella della difesa è una mossa nel processo. La disputa in aula prevede che, nel merito dell' accusa, siano formulabili tutte le opinioni. Anche le più grossolane e violente. Anche le più scombinate e indecenti e false. Non così si muove chi racconta e informa per servizio pubblico. Il fatto che il Tg1 offre ai suoi spettatori giovedì sera è questo: la procura di Milano ha intrugliato le prove per accusare Cesare Previti. E' una manipolazione.

GIUSEPPE D' AVANZO