Osa e non osa
Maurizio Tiriticco - 07-02-2005
Che bello! Ritornano i Programmi!

C’erano una volta i programmi ministeriali… ora ci sono le Indicazioni nazionali, solo per il primo ciclo, e, chissà quando… quelle regionali… e ci sono anche gli OSA… per tutti i cicli, un diluvio, anzi uno tsunami, direi… Li ho letti… tutti tutti tutti, lo giuro, e con tanta tanta attenzione, ma…
Mi sono chiesto: tra i programmi ministeriali e gli OSA non c’è di mezzo l’autonomia? Ed anche il nuovo Titolo V? Ed anche un ruolo tutto diverso del MIUR, che non è, o meglio non dovrebbe più essere, il vecchio MPI liquidato dal dlgs 300/99, applicativo della legge 59/97?
Il rapporto che corre, o dovrebbe correre, oggi tra le Istituzioni Scolastiche Autonome non può essere quello che correva un tempo tra MPI e le unità scolastiche! L’autonomia, il nuovo Titolo V e il dlgs 300 per gli attuali amministratori del MIUR sembrano assolutamente… non esistere!
Di questa nuova realtà costituzionale, istituzionale e normativa – mi si scusi il crescendo! – gli estensori degli OSA non hanno tenuto alcun conto! O forse chi ha assegnato i compiti ai gruppi di lavoro, anonimi, pur se qualche firmetta qua e là compare… ha dimenticato di dir loro che non dovevano replicare i programmi di buona memoria, ma fare tutt’altra cosaaaaa!!!!
Indubbiamente, ad essere onesti, gli estensori sono stati bravissimi! Ottimi professori di scuola secondaria… di secondo grado, ovviamente, che ormai sanno tutto di come si individuano, definiscono, descrivono obiettivi di apprendimento: i testi classici degli anni Settanta (Mager, i due Nicholls, i due de Landsheere, il duo Vertecchi Maragliano, il Pellerey, la Pontecorvo e… un pizzico del Tiriticco!) indubbiamente hanno fatto scuola.

Ma… veniamo al sodo! Che cos’è che non va negli OSA? Semplicemente che non sono OSA! Sono obiettivi che qualunque docente disciplinare di una qualunque Istituzione Scolastica Autonoma deve saper scrivere in ordine sia a degli obiettivi generali… ed anche specifici di apprendimento, che costituiscono il referente normativo, sia alle esigenze formative del “suo” gruppo classe. E i due piani non possono assolutamente essere confusi, altrimenti…
Altrimenti, che succede? Che si replicano, ed in peggio i vecchi programmi ministeriali… anzi, quelli erano senz’altro migliori… poche pagine, tutte centrate su contenuti – non su obiettivi, che non erano ancora di stagione! – molto sintetici e che, pur essendo prescrittivi, lasciavano però ampi spazi all’iniziativa dei docenti! Ed ora che cosa è successo? Che questi spazi – ripeto, anche dopo il dpr 275/99, anche dopo la legge 3/01 – sono stati completamente rimangiati, tutti recuperati da parte del Miur, un nuovo/vecchio moloch, di questa araba e brutta fenice, rinata dalle ceneri di quell’EMMEPPIIIIII che tutti pensavamo non avesse più ragione di esistere!

E allora mi domando: che cosa deve fare il docente oggi in una classe governata dagli OSA? Qual è il suo spazio di programmazione – ma esiste ancora la progettazione curricolare? – se gli anonimi del Miur hanno scritto tutto per lui, addirittura a lui sostituendosi senza chiedere né permesso né scusa?
Dov’ è l’autonomia? E dov’è quel titolo V che assegna alla legislazione esclusiva dello Stato il compito sì di dettare le norme dell’istruzione ma non fino a quel punto becero a cui sono giunti gli estensori degli OSA? Un vecchio adagio dice che la stessa legge può essere applicata dal giudice e dal carabiniere, con tutto rispetto dell’Arma! Il giudice sentenzia, il carabiniere ammanetta!
Il nostro ministro non è stato capace di sentenziare. Doveva dare istruzioni chiare e precise ai nostri anonimi, anche perché… è anche Ministro dell’Istruzioneeee! Avrebbe dovuto dire che non dovevano replicare il pasticciaccio già consumato con gli ottocento OSA ottocento del primo ciclo! Che gli OSA dettati dal Miur di fatto dovrebbero essere standard terminali di apprendimento, pochi, essenziali, fondamentali, irrinunciabili, e che l’aggettivo “specifici” non sta a significare che debbono essere dettagliati all’infinito, perché questo “esercizio” non compete al Miur ma alle Istituzioni Scolastiche che sono – o dovrebbero essere? – AUTONOMEEEEE!
E doveva anche dire che gli Obiettivi specifici di apprendimento, di cui al dpr 275/99, articolo 8, comma 1, punto b – occorre essere precisi – devono essere letti come obiettivi di primo livello, obiettivi guida per le scuole, standard che le scuole devono considerare soprattutto per dimensionare la loro offerta formativa. per far sì che il sistema nazionale di istruzione garantisca per tutti gli studenti i medesimi livelli di prestazione! Anche perché in tal senso si esprime il nuovo Titolo V, articolo 117, comma 2, punto m – sempre per essere precisi!
Ed ora! Ora proprio non so! Il delitto è stato consumato! Tutto è perduto? Forse no! Ma i tempi sono stretti e non so quanto sia autentica la disponibilità dell’amministrazione ad ascoltare tutti coloro che esprimono critiche ma che avanzano anche proposte…
Proposte di ricominciare da zero! Del resto il Punto e a capo non è lo slogan della Moratti?


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 Anna Caterina Cabino    - 13-02-2005
Ho letto gli OSA e francamente sono rimasta interdetta: un indice di manuale (anche piuttosto vecchiotto) riprodotto con qualche taglio, qua e là, ma... in più, la serie dettagliata delle abilità che, naturalmente culminano nell'ultimo anno al livello di eccellenza. Insegno storia e filosofia e come molti colleghi mi sono cimentata con programmi e programmazioni, obiettivi e contenuti, tipologie di "lezione": tutto nell'ottica di favorire, attraverso la selezione seria dei contenuti, il formarsi di quelle competenze che possono dirsi "filosofiche". Per la storia ho cercato di fare in modo che la sequenzialità mnemonica fosse sostituita da una più matura competenza storiografica, rispettosa dello statuto disciplinare che non mi risulta contempli la riproposizione mnemonica di date e date. Ma chiedo: fino a che punto la quantità va a pregiudizio della qualità? Fino a che punto gli estensori degli OSA hanno tenuto conto che favorire processi richiede una qualità del tempo e che detta qualità fa a pugni con il Bignami? Hanno mai letto una pagina di Hegel o di Fichte, o di Husserl, o di Heidegger, o meglio hanno provato a leggerla con ragazzi di 18/19 anni? Hanno mai provato a favorire nei ragazzi lo sviluppo della capacità di analisi, non attraverso la ripetizione di ciò che il manuale dice, ma attraverso il confronto con le fonti? Il tempo a scuola è "finito" : noi tutti lo sappiamo bene. Sappiamo che i baratri nella formazione dei ragazzi non sono creati da una sapiente selezione, ma dall'inevitabile frammentarietà e superficialità delle informazioni. Ma ancora: come devo prendere l'indicazione, per es. Fichte, Hegel? E se volessi tentare un approccio problematico attarverso il povero e negletto Schelling? Mi si dirà che è sempre stato possibile per il docente impostare motivatamente il proprio lavoro di insegnamento e che, anche in questo caso sarà così. Ma.... peccato che si siano sprecate tante energie e che i Saggi impegnati nella elencazione degli OSA non abbiano voluto tenerne conto.

 Maria Teresa di Palma    - 13-02-2005
Sono d'accordo. Basta spostarsi dal piano degli OSA a quello, speculare della valutazione: basta vedere il modello di scheda di valutazione proposto dal MIUR, che ricalca assolutamente la vecchia scheda, in cui non si fa alcun accenno alle competenze. Siamo ben lontani da quelli che dovrebbero essere gli standard per la certificazione delle competenze. Si è veramente fatto un gran pasticcio: un cambiare tutto perchè tutto resti com'era (a parte il numero dei docenti e la possibilità per gli studenti di fare scelte consapevoli per il proprio futuro!)