breve di cronaca
Insegnanti, nuove regole
Corriere della Sera - 15-01-2005
Niente chiamata diretta

ROMA - Era la novità che più aveva fatto infuriare i 250 mila precari, il 30% degli insegnanti italiani. La chiamata diretta: cioè la possibilità per le scuole di assumere a propria scelta una parte dei docenti, scavalcando di fatto chi aspetta in graduatoria e insegna da anni con un contratto a termine. Ora il governo ha fatto marcia indietro. Ma il problema dei precari resta. Il ministero dell’Istruzione pensa di risolverlo assumendoli gradualmente man mano che si liberano i posti di chi va in pensione. Mentre Alleanza nazionale preme per l’immissione in ruolo di tutti entro 5 anni a patto che rinuncino all’anzianità di servizio maturata e quindi accettino di guadagnare meno. Sindacati e associazioni dei precari non ci stanno.

CHIAMATA DIRETTA - Nella bozza di decreto legislativo sul reclutamento presentata a luglio dal ministero dell’Istruzione la chiamata diretta era prevista per un quarto dei docenti. A decidere doveva essere il consiglio d’Istituto, cioè il preside più rappresentanti di insegnanti, genitori e studenti. Ma nella nuova bozza di decreto presentata due giorni fa ai sindacati la chiamata diretta non c’è più. Anche nella maggioranza qualcuno aveva chiesto un ripensamento. Mentre sindacati e associazioni dei precari avevano parlato di misura incostituzionale, di «fine della libertà d’insegnamento», ricordando la bocciatura da parte della Consulta di una legge simile adottata dalla Val d’Aosta. «È un segnale positivo - dice Enrico Panini, segretario della Flc-Cgil - ma sono ancora tanti i punti da chiarire».


IL NUOVO SISTEMA - Come saranno assunti i docenti? Due i canali da cui si attingerà per rimpiazzare chi va in pensione. E si procederà di pari passo: 50% da una parte, 50% dall’altra. Uno è proprio quello delle graduatorie dei precari, l’altro il nuovo meccanismo disegnato dal decreto: laurea magistrale, cioè lunga; esame di Stato abilitante; iscrizione sulla base del voto in graduatorie distinte per scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo e secondo grado; un anno di praticantato e infine l’assunzione a tempo indeterminato.


NODO PRECARI - Ma un meccanismo di questo tipo chiede tempi ancora lunghi per smaltire la lunga fila di precari che si è creata nel corso degli anni nella scuola italiana. Dice Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola: «È necessario prevedere fino a quando sarà necessario dividere le assunzioni al 50% fra precari e no». Una proposta è arrivata dal senatore Giuseppe Valditara, responsabile del settore istruzione per Alleanza nazionale: assumere tutti i precari nell’arco di 5 anni, con un primo blocco da 90 mila docenti. Chi entra in ruolo, però, dovrebbe rinunciare alla ricostruzione della carriera, cioè all’anzianità di servizio maturata. In sostanza, subito dopo l’assunzione guadagnerebbe meno di quanto prendeva da precario. «Credo si tratti solo di una boutade elettorale - commenta Panini - e non di una proposta seria». «Non ci possono prendere per il collo - aggiunge Aureliana Scotti, coordinatrice del Movimento insegnanti precari - e non accetteremo di svendere i nostri diritti».


PRATICANTATO - Rispetto al testo dell’estate scorsa non ci sono novità, ma resta un punto qualificante del nuovo percorso. I docenti assunti non dal precariato, ma dal canale universitario dovranno fare un anno di praticantato sotto la supervisione di un tutor, un altro insegnante della scuola. Al termine il suo lavoro sarà giudicato dal comitato di valutazione dell’istituto. L’assunzione definitiva scatta solo in caso di giudizio positivo, con l’obbligo di rimanere 3 anni nello stesso istituto. In caso di giudizio negativo, bisogna ripartire da capo con il praticantato.


PARITARIE - È un altro punto su cui i sindacati chiedono chiarimenti fin dall’estate scorsa. Il testo dice che le assunzioni saranno programmate anche sulla base dei posti vacanti comunicati dalle scuole paritarie, cioè private ma accreditate dallo Stato. Perché, se il decreto riguarda solo gli istituti statali?

Lorenzo Salvia


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