La milleunesima notte
Alejandro César Alvarez - 13-01-2005
Un racconto su Bagdad


Alla vigilia gli uccelli si staccano tutti insieme dai rami più alti degli alberi, volando inquieti in direzioni contrarie.

Nel mare il canto delle sirene si confonde col grido delle bestie che partoriscono con sofferenza le proprie angosce.

Laggiù, in una piccola casa senza cortile né giardino, assetata senza speranza, si vanno accumulando mucchi di panni sporchi.

Rash sembra impazzito, e continua ad abbaiare al cielo senza capire cosa stia accadendo, sdraiandosi infine esausto di fianco al letto, ansimante per la stanchezza.

All’improvviso aprono il fuoco.

Gli uomini gridano e le donne piangono. Tutto è confusione e terrore.

Per un istante non si sentono più né canti, né le sirene, né nient'altro. Arriva un frastuono assordante. I bambini si abbracciano ai ventri esclamando ''Mamma!''

E adesso sono le donne che gridano, mentre gli uomini piangono. La natura sembra avere smarrito il senno.

Un odore penetrante e irriconoscibile entra dalla piccola finestra di legno.
Gli occhi scuri e a mandorla di una donna improvvisano un racconto nel quale gli angeli si adirano e combattono, perchè qualcuno si è comportato male.

E tutte le notti seguenti accade lo stesso. Un delirio da milleunesima notte

Antiche visioni a forma di fungo dal più nero e fiammeggiante dei pensieri umani si protendono verso gli inferni.

Poi, con immane fatica, si arriva infine a vedere l’alba.

Nahyra ha appena sette anni. I suoi unici giocattoli sono una bambola fatta di carta e stracci e il piccolo castello di sabbia che ha costruito accanto alla porta: lo custodisce gelosamente, perché dice che ci abita l'anima di suo padre.

Il giorno si trascorre raccogliendo i resti di ciò che manca. La porta si apre e si chiude in continuazione, fino allo sfinimento, ogni volta riconoscendo e riconoscendosi nel volto disperato dei vicini.

Al calare del sole, Nahyra prende la sua bambola e comincia a pregare insieme al resto della famiglia, mentre Rash osserva inquieto tutto ciò che si muove intorno alla casa.

È già sera quando i presunti angeli si arrabbiano ancora. Di nuovo le sirene.

In un istante la luce si impadronisce di tutto. I bagliori sopra le case si fanno ogni volta più incandescenti e il rumore è assordante.

Quegli occhi a mandorla abbracciano tutto ciò che possono. Nahyra si stringe alla sua bambola come unico rifugio e la parola Dio torna a risuonare dappertutto, in ogni lingua.
Rash, con la coda nascosta, cerca di coprirsi e nascondersi sotto le gonne della sua padrona.

Il castello e la sabbia volano via nell'aria insieme alle anime di tutti. Non ci sono più porte, non ci sono più muri, e dietro ai muri non c’è più niente. Solo stracci e carte che emanano fumo, afferrati da un paio di piccole mani innocenti.

Intanto in un altro luogo della città un odore penetrante ed irriconoscibile entra dalla piccola finestra di legno. Lì vive Ahmed che ,coi suoi cinque anni scarsi, si prepara alla notte pregando insieme agli occhi scuri e a mandorla di sua madre.

Vicino a lui c'è la palla di gomma con la quale domattina, prima di andare a scuola, vorrebbe potere giocare ancora una volta insieme al suo gattino.

Ma oggi, a quanto sembra, il sorgere dell'alba è arrivato in anticipo di qualche ora, per interrompere tutto: feroce e violento in modo inaudito schianta la notte eterna contro la sua casa.



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