La polemica sul presepe
Alba Sasso - 17-12-2004
Chi sa che cosa avrebbe pensato san Francesco se avesse potuto prevedere che il presepe, da lui immaginato come simbolo di umiltà e come occasione di riflessione raccolta, si sarebbe trasformato ottocento anni più tardi in arma di una crociata ideologica, brandita da una parte politica che vorrebbe trasformarlo in strumento di esclusione piuttosto che di inclusione.
Molte scuole, in Italia, fanno, e da sempre, il presepe in occasione delle feste natalizie, in nome di quella che è e deve rimanere una libera scelta delle classi, dei docenti e degli studenti. E invece si ha la pretesa di trasformare questa scelta in obbligo. In una imposizione triste che toglie, appunto, gioia, intimità e libertà alla celebrazione del Natale. Da parte prima della Lega, con le polemiche su un preteso processo di scristianizzazione, e dopo dello stesso ministro, con la circolare sul presepe, si vuole istituzionalizzare il dovere “etico” di fare il presepe, per sancire l’adesione della scuola italiana ai valori della cristianità.
È un attacco grave alla libertà della scuola e soprattutto alla laicità dello Stato.
Trovo profondamente sbagliata questa polemica, che trasforma il presepe in strumento propagandistico e in simbolo che divide piuttosto che unire. Il presepe, negli istituti scolastici, si è sempre fatto, e lo si continuerà a fare, e non certo in forza di una circolare della Moratti, ma grazie alla disponibilità e al senso di equilibrio delle scuole e degli insegnanti, siano essi laici o credenti.


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 Riccardo Ghinelli    - 17-12-2004
Faccio parte della giuria del Concorso Presepi della mia Diocesi e anche quest'anno passerò un paio di giorni a visitare Presepi, un giretto di quasi 200 chilometri in auto per colli e paesi.
Detto questo, è evidente che credo nella validità del Presepe come simbolo cristiano e che ne vorrei vedere in giro di più, non solo nelle scuole, ma anche nelle piazze e nei negozi.
Ma in questi giorni ho provato un forte senso di disagio nel sentire alcuni interventi sulla opportunità di allestire Presepi. Come si può presentare il Presepe come baluardo contro l'invasione straniera, quando Cristo nacque in una stalla perchè trattato come straniero, cioè gli fu rifiutata l'ospitalità da tutti gli alberghi?
E quando dal Ministro che ha tagliato i fondi ad handicappati e stranieri viene l'invito a fare il Presepe nelle scuole cosa pensare?
Sinceramente dopo questo invito mi troverei in imbarazzo se i miei alunni volessero farlo, ma penso che li incoraggerei comunque a farlo, magari discutendone un po'.
L'anno passato uno dei Presepi era ambientato sulla strada, fra le prostitute, quest'anno spero di trovarne uno che abbia come collocazione un centro di accoglienza per immigrati.

 Gianni Mereghetti    - 17-12-2004
Non sono d'accordo con il ministro Moratti sul fatto che non si debbano togliere i presepi dalle scuole, perchè sono simboli dell'amore. Non è questo il problema! I presepi debbono rimanere perchè sono il segno di ciò che il Natale è, ossia la festa del Dio che si fa uomo.
Se la scuola rimane dentro questa società uno dei luoghi in cui si favorisce il rapporto con la realtà allora la polemica di questi giorni sui presepi è di facile soluzione: almeno nella scuola chiamiamo le cose con il loro nome! E se vogliamo farlo, educando gli studenti alla verità, allora Natale non è la festa dei valori comuni, ma - che vi si creda o no - è il giorno in cui nasce Gesù.
Il coraggio di dare alle cose il significato che hanno è il servizio minimo che oggi si può fare alla libertà dei giovani, mentre continuare a confondere la realtà con le opinioni crea solo incertezza e disorientamento. La questione del Natale nella scuola è solo la punta di una grave difficoltà educativa, cui si può cominciare ad ovviare con il ritorno alla realtà.

 Pierangelo    - 19-12-2004
Riporto da Liberazione del 17.12.2004

Presepi e superstizioni
di Lidia Menapace

È un ben triste Natale quello in cui si discute se è giusto contrapporre Cappuccetto rosso a Gesubambino, e tutti gli e le ipocrite d'Italia scoprono che in nome della laicità bisogna appendere croci ovunque e far sfilare davanti ai presepi, nelle scuole, scolari scolare studenti ecc. Tutti sappiamo che la religiosità nel nostro paese serve soprattutto per un controllo sociale e non serve alla liberazione attraverso un messaggio di fede. Anzi, approfittando della generale ignoranza in merito, viene fatto credere che la laicità dello Stato (un principio cristiano, che caratterizza addirittura il messaggio evangelico rispetto alle altre due religioni monoteiste) sarebbe confronto tra religioni, o conservazione più o meno tollerante di tradizioni religiose, e non invece riconoscimento di un "proprium" della organizzazione sociale e politica, fornita di propria autonomia e funzionante come spazio di ricerca, criticità, libertà. La scoperta della fede avviene meglio nella libertà, altrimenti lo stesso messaggio religioso diventa oppressivo costrittivo censorio persecutorio; a vedere come si comportano le sedi di comando delle varie religioni in questo momento non c'è bisogno di altre parole. Sono convinta che il sistema politico democratico dovrebbe avviare una lotta culturale ben fatta per un rilancio della ragione critica e contro tutte le superstizioni che ci ingombrano pericolosamente: come si sa la superstizione è fonte di paure e sospetti e avvia persecuzioni, è già successo molte volte. Ma non abbiamo da cercare tra gli stranieri i colpevoli di orrendi delitti, avvengono tra noi.

E cominciamo da Cappuccetto rosso. A me sembra una pedagogia poco significativa quella di sostituire il racconto natalizio con una fiaba che del resto non è nemmeno orientale. Il fatto, sia pure nelle sue buone intenzioni, dimostra che la conoscenza dell'Islam è scarsa.

Nessun buon musulmano può essere offeso dalla celebrazione della nascita di Gesù Cristo, che il Corano considera un profeta (e considera Maria una donna molto rispettata e venerata). Vedo che alcune maestre invece pensano che conoscersi e accettare le diverse feste e ricorrenze è meglio che fare pasticci: lasciar agire senza costrizioni le persone ragionevoli e razionali serve a trovare strade giuste. Del resto il Natale è una celebrazione che non può essere offensiva per nessun immigrato. Racconta di una famiglia modesta che per avere i documenti richiesti dallo stato (occupante in quel caso) deve fare un lungo cammino: come possono non capire quelli che stanno in coda alle questure per i permessi di soggiorno? E arrivati a un momento difficile perché Maria sta per partorire, non trovano posto al Centro di accoglienza e si adattano in un garage (l'equivalente della stalla di un tempo) e lì nasce il bambino, che poi viene scoperto e accolto da lavoratori extracomunitari di quelli che fanno cose umili e negli orari difficili: anche i pastori erano disprezzati ed emarginati nella gerarchia sociale del tempo, e dovevano difendersi dai predoni che miravano alle loro greggi stando svegli la notte. Se poi si soggiunge che la stessa famiglia di lì a due anni prova la persecuzione politica e deve cercare rifugio in Egitto per sottrarsi alle vendette di un feroce re fantoccio dell'imperialismo romano come Erode, il Natale mostra la sua tremenda attualità. E accusa noi per le nostre inadempienze. Comunque se il paragone con Cappuccetto rosso è solo un errore pedagogico in buona fede, il fatto che invece tutti e tutte le ipocrite del nostro paese si straccino le vesti perché "le tradizioni non vengono rispettate" (viene in mente un famoso episodio del concilio Vaticano II, a proposito della fonte della rivelazione, ma ve lo racconto un'altra volta) è un vero scandalo, un tradimento teologico che ha del sacrilego: il Natale festa della gratuità della generosità del dono e della pace ("pace in terra a chi opera bene" vien detto ai pastori) diventa un immondo mercato.

Lidia Menapace

 Sergio Massa    - 20-12-2004
Ho l'impressione che ci sia una precisa volontà di strumentalizzare la fede e i suoi simboli per veicolare una visione del mondo diviso in recinti ben delineati: di qua i cristiani d'Europa, di là i mussulmani (dalla Turchia a Bin laden), di qua i buoni e i civili, di là i cattivi e arretrati (ma questi sono solo due steccati, poi ci sono gli europei contro gli americani, i cinesi contro tutti e così via...).
Il presepe è divenuto un'arma improrpia, e anche volendo considerare una buona fede in chi l'usa in questo modo improprio, si deve levare alta ala richiesta di piena libertà delle coscienze, di insegnamento, libertà di scegliere e di pensare secondo i prorpi criteri, senza indicazioni dall'alto ne strumentalizzazion di sorta. Buon Natale! Rompiamo tutti gli steccati e che il gregge di Dio si riunisca sotto l'unico cielo stellato che che tutti copre!

 Anna Pizzuti    - 20-12-2004
Se il presepe deve essere quello che il ministro lo fa diventare, allora sto con Tommasino.

Da "Natale in casa Cupiello" di Edoardo de Filippo

Luca: (sbadiglia guardandosi in torno) "E il presepio, dove sta il presepio"

Concé: "Là , là, nessuno te lo tocca"

Luca: (si alza, va verso il presepio). "Quest'anno faccio il più bel presepio di tutti gli anni......ho fatto pure i disegni; voglio fare una cosa nuova. Concé hai squagliato la colla.........Squaglia la colla, se no non posso lavorare e il presepio non è pronto per domani".

Concé: (Concé si allontana con il pentolino). "Ecco pronto! Andiamo a squagliare la colla, così a pranzo mangiamo colla! Quando viene Natale è un castigo di Dio....colla, pastori...puzza e pittura"!

Luca: (le grida) "Sei vecchia, ti sei fatta vecchia" (con voce monotona chiama: Tommasi') "Tommasi' alzatevi, sono le nove.....so che stai svegliato, è inutile che fai finta".

Tommasì: (entra in scena stropicciandosi gli occhi) "La zuppa e latte".

Luca: "E' la sola cosa che pensi, vattela a prendere in cucina, non teniamo i servitori."

Tommasì: (Tommasino si siede in poltrona)

Concé[]rientra col pentolino) "La colla! Non capisco che lo fai a fare questo presepe.......denaro che se ne va e....."

Luca: (si mette in testa il cappello e rientra con il caffè: lo sputa)

Tommasì[]distratto) "Non viene neanche bene!"

Luca : "Io sono il padre dei presepi, venivano da me a chiedere consigli, ora viene lui e dice che non viene bene."

Tommasì: "A me non mi piace".

Luca : "Questo lo dici tu perché vuoi fare il giovane moderno che non ci piace il presepio..... il super uomo. Il presepio è una cosa commovente che piace a tutti quanti"

Tommasì: " A me non piace. Ma guardate un poco. Mè deve piacere per forza!"