breve di cronaca
Anche gli insegnanti colpiti e affondati
L'Unità - 02-12-2004
Questa Finanziaria è un vero disastro
Bianca di Giovanni

«Che cosa abbiamo tagliato? Ditemi, quale servizio abbiamo tagliato?». Daniela Santanchè tenta di controbattere alle accuse degli ospiti dell’«Infedele» di Gad Lerner, impegnati a demolire l’operazione fiscale appena varata. Davvero la signora dai tacchi a spillo di An - sempre in prima linea nel chiedere i condoni - non sa quali voci sono state tagliate in Finanziaria e nell’emendamento sulle tasse che ieri è arrivato al Senato? È arrivato il momento di spiegarglielo. La Finanziaria colpisce le amministrazioni pubbliche centrali e locali, i lavoratori, le famiglie, i malati, i più poveri.

Lo Stato arretra, il deserto avanza.

Per reperire i 24 miliardi necessari a contenere il deficit, si «tagliano» 9,5 miliardi alle amministrazioni pubbliche. Due provengono dai ministeri, il resto da Regioni, Province, Comuni e autonomie locali. Che significa? Stop a nuove metropolitane (è il caso di Roma), stop a nuovi asili nido (a proposito di famiglia), stop a progetti di assitenza per poveri e portatori di handicap, stop alla manutenzione delle strade. A proposito di strade, una parte della rete verrà venduta (non data in concessione, proprio venduta) per 3 miliardi di euro, che saranno incassati di nuovo dagli acquirenti attraverso i pedaggi. Il ministro ha assicurato che il pedaggio sarà a carico dello Stato, ma lo stanziamento non c’è. Conclusione: pagheranno gli automobilisti.

Finanziaria contro gli statali

I dipendenti pubblici sono il nemico numero uno del governo Berlusconi. Per il rinnovo del contratto i fondi stanziati si fermano al 3,7% in più. meno del recupero dell’inflazione, che tra il biennio passato (contando solo il differenziale tra programmata e reale) e quello futuro arriva al 5,5%. Chiaro che quel 4,2 assicurato da Domenico Siniscalco e Gianfranco Fini non basta. E neanche c’è, visto che a quanto pare quello 0,5% in più (dal 3,7 al 4,2) sarebbe stato «mangiato» dalle coperture per la nuova Ire (ex Irpef). Quei fondi servirebbero a sostituire una copertura su cui hanno fatto muro Gianni Alemanno e Rocco Buttiglione: quella delle maggiori tasse sulle cooperative (545 milioni di euro in due anni).

Insegnanti colpiti e affondati

La propaganda parla di docenti «salvati» dalla Moratti. Per finanziare le tasse non c’è più il «taglio» dei 14mila dipendenti scolastici immaginato all’inizio. Significa davvero che gli insegnanti sono salvi? Ecco cosa prevede la Finanziaria. L’articolo 16 prevede che l’insegnamento dell’inglese alle elementari sia effettuato da un insegnante già presente in istituto. La norma consente un «taglio» di 7.100 docenti attualmente impegnati esclusivamente per l’insegnamento della lingua straniera, per un risparmio di 234,5 milioni di euro. Nelle finanziarie precedenti era già stato imposto uno stop alle supplenze brevi (meno di 15 giorni), che non evengono più autorizzate. Se un insegnante si assenta, gli alunni si distribuiscono in altre classi.

Non solo i pubblici: colpiti tutti i lavoratori

Che significa: tagli alla tabella C della finanziaria? Primo: che viene scippato (per l’ennesima volta) lo stanziamento del fondo per l’occupazione assicurato dal Patto per l’Italia, che a due anni di distanza è solo carta straccia. Non si sa ancora di quanto vengono diminuiti gli stanziamenti (circa 600 milioni): lo spiegherà la relazione tecnica del Senato visto che il Tesoro si guarda bene dal dirlo. Si sa a cosa servono quei fondi: a finanziare gli sgravi fiscali. Avete capito? I soldi destinati a disoccupati, lavoratori atipici, precari, usati per garantire sgravi da 255mila euro di risparmi per Silvio berlusconi e 256mila circa per Luca Cordero di Montezemolo. Niente male quanto a redistribuzione della ricchezza. Inoltre la Finanziaria non fa menzione delle risorse da assicurare alle imprese per far partire il meccanismo del silenzio-assenso sul Tfr. Risultato? I fondi pensione non partiranno, mentre la previdenza pubblica è destinata ad assottigliarsi sempre di più. Colpite anche le imprese, che vedono la trasformazione degli incentivi a fondo perduto in mutui. Quelle pubbliche, poi, (Fs, Poste) pagano un prezzo altissimo agli sgravi fiscali pretesi dal premier: 620 milioni di euro in 3 anni.

Niente per maternità e handicap

Quattro miliardi già mancavano all’appello del fondo sanitario nella Finanziaria. Con l’arrivo dell’emendamento fiscale si aggiungeranno 193 milioni di minor gettito dovuto allo sgravio Irap. Dunque, assitenza medica ridotta ai minimi termini. Ma a preoccupare ancora di più sono le politiche per il sostegno ai più poveri. Il fondo per le politiche sociali è stato ridotto di 600 milioni di euro. Mancano i fondi per gli assegni per il nucleo familiare e di maternità, l’indennità per i lavoratori talassemici, le agevolazioni per i genitori portatori di handicap grave. Inoltre non è stato istituito il fondo per la non autosufficienza che dovrebbe dare risposte a 2.700.000 cittadini che versano in stato di gravissimo bisogno. Infine resta solo virtuale il reddito di ultima istanza, che avrebbe dovuto sostituire il reddito minimo di inserimento avviato dall’Ulivo e eliminato dal centro-destra. «Stiamo davvero raschiando il fondo - dichiara Edoardo Patriarca, portavoce del forum del Terzo settore che per la prima volta partecipa attivamente allo sciopero generale - L’approccio verso i più poveri è devastante oltreché ottocentesco. Si smantella l’idea di solidarietà come diritto/dovere e ad essa si sostituisce la beneficenza». Stando alle segnalazioni delle 110 associazioni aderenti al Forum, molte cooperative sociali di assistenza agli anziani e ai disabili saranno costrette a chiudere a causa dei tagli ai Comuni, che non possono più finanziare progetti di assitenza. Azzerati anche i fondi per le ong che operano nel Sud del mondo. «Con il fondo per la cooperazione internazionale - commenta Patriarca - si è arrivati a finanziare perfino le cosiddette missioni di pace». Nessuna risposta anche sul fronte degli sgravi Iva per l’acquisto di ambulanze.

Chi paga le aliquote?

Nella tabellina delle coperture dell’emendamento fiscale compaiono 4 miliardi e 750 milioni di tasse in più in tre anni su bolli e sigarette. Almeno finora. La cifra è destinata ad aumentare, visto che i 14mila insegnanti da mandare a casa sono stati «sostituiti» da un aumento sui bolli. Questa voce è già presente in Finanziaria: rincarano i costi per la giustizia civile, e quelli per le pratiche di motorizzazione. In più si prevede per il 2006 un aumento dell’acconto Ire e Irap di 600 milioni. Ma il meglio è la voce Sogin. Si tratta della tariffa che tutti i cittadini pagano nella bolletta elettrica per finanziare lo smantellamento delle centrali nucleari. Quei soldi adesso vengono utilizzati per abbassare le aliquote. Visto che la bolletta elettrica la pagano anche quelli che sono tanto poveri da non pagare le tasse, il risultato è davvero una beffa. Tutti pagano per pochi (ricchi).

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 gp    - 02-12-2004
Da Tuttoscuola Focus
Finanziaria & Fisco: gli effetti sulla scuola


E’ stato un compleanno molto movimentato quello del ministro dell’istruzione Letizia Moratti venerdì 26 novembre. Era il giorno del Consiglio dei ministri per il varo della manovra per le risorse necessarie al taglio delle tasse, e si è andati molto vicini alle dimissioni del ministro, che nei giorni precedenti aveva rilasciato alla stampa ripetute dichiarazioni di rassicurazione, mentre si è trovata davanti un testo con pesanti tagli anche per la scuola. La Moratti ha puntato i piedi, costringendo il presidente Berlusconi a rivedere le decisioni con una mediazione che ha consentito il varo unanime della manovra.

Ma quale è stato il compromesso? C’è ancora incertezza sul nuovo testo che riguarda la scuola, a cominciare dal fatto che forse il taglio di organico è rimasto anche se, con calcolata abilità, è dissimulato e dovrebbe riguardare i posti dell’organico della scuola elementare attualmente occupati dagli insegnanti specialisti che insegnano solo la lingua straniera per garantire a tutti gli alunni l’insegnamento della lingua.

La forbice riguarderà anche le supplenze nelle scuole, con probabile innalzamento della quantità di giorni necessari per poter nominare supplenti. Si parla di limite dei 15 giorni anche per la scuola dell’infanzia e per la scuola primaria.

Se così fosse, queste scuole, per le assenze degli insegnanti fino a 15 giorni, dovrebbero prevedere l’impiego di docenti interni a disposizione (che di fatto non ci sono da quando questo governo ha abolito l’organico funzionale).

In molti casi le scuole primarie potrebbero però essere costrette a ricorrere, con buona pace del miglioramento dei livelli di apprendimento, alla ripartizione degli alunni sulle classi e non potrebbero utilizzare i docenti in compresenza con compromissione delle attività opzionali previste dalla legge di riforma e che sono possibili grazie proprio alle ore eccedenti di servizio.

A questo punto l’eventuale quota oraria sottratta all’insegnamento per svolgere la funzione tutoriale (trattativa contrattuale permettendo) diventerebbe un lusso insopportabile.

Insomma, alla fine non è prevalso, forse, l’interesse della scuola, ma la necessità di andare comunque avanti, di realizzare sulla "carta" la riforma. Che poi essa diventi o meno pratica quotidiana nelle scuole, sembra un problema rimandato a dopo.