Il Miur va alla guerra
Vittorio Delmoro - 30-11-2004
Qualche avvisaglia c’era già stata, come si è letto nei puntuali resoconti fatti da ScuolaOggi sulle conferenze di servizio tenute in Lombardia, ma non mi ero reso conto della portata dell’attacco, finché non ho letto un documento di cui invero non si è ancora sentito parlare in rete : il documento di sintesi del seminario di studio tenutosi a Roma il 7 e 8 luglio scorsi su INFORMAZIONE E FORMAZIONE SULLA COMUNICAZIONE DELLA RIFORMA.

Si tratta, come del resto per tutti i documenti del MIUR, di un testo davvero illuminante, volto a fornire a tutti gli attori gli strumenti adeguati a far digerire la riforma anche a chi fosse mal disposto di stomaco.
Quel che più impressiona è il dispiegamento delle forze : un vero e proprio esercito pronto a partire da Roma per piombare in tutte le regioni italiane e da lì raggiungere capillarmente ognuna delle 10.500 scuole; un esercito costituito da Direttori Generali, Ispettori centrali, Direttori regionali, Ispettori periferici, Esperti, Tecnici, Dirigenti scolastici e persino docenti (a trovarne…), coadiuvati da INDIRE, INVALSI, RAI EDUCAZIONAL, IRRE e quant’altro.

L’esercito è stato ben indottrinato a luglio, fornito di vettovagliamento tra agosto e settembre ed ha incominciato a muoversi all’inizio di ottobre. Non se n’è finora sentita l’eco perché ha confinato le proprie attività all’interno di stanze insonorizzate, perforate solo da alcune spie lombarde, ma sta mettendo a punto regione per regione l’attacco finale sulle scuole e fra breve cominceranno i cannoneggiamenti da lontano, volti a radere al suolo le ultime resistenze, per poi dilagare in campo aperto alla conquista di ogni scuola alla riforma.

La metafora potrebbe apparire forzata e fuorviante, ma la lettura del documento non lascia dubbi : bisogna fare ogni sforzo per convincere fino all’ultimo docente.
L’esercito morattiano si compone di una task-force nazionale, che si configura come Gruppo centrale di regia, costituito dai Direttori Generali dell’Amministrazione centrale e dai Gruppi tecnici centrali di studio e di supporto, che assieme al Gruppo Operativo e all’Osservatorio Nazionale guiderà da Roma lo spostamento delle truppe, nonché tutto il supporto tecnico-logistico-linguistico-psicologico necessario sul terreno di battaglia. In ogni regione poi si riproduce l’organigramma periferico copiato sulla struttura nazionale : Gruppo regionale di regia – Gruppi tecnici regionali di studio e di supporto – Rete di comunicazione - Referente per la comunicazione.
Non manca il livello provinciale, dove bisogna badare all’operatività : Gruppo provinciale Operativo di consulenza e di supporto – Gruppo Ispettivo tecnico.

Una marea di gente, tutta con qualifiche superiori (generali e ufficiali) alla ricerca di tanti soldati da arruolare nei ranghi della riforma.
Gli strumenti sono (a questi livelli alti) le conferenze di servizio, adunate di graduati che ascoltano in buon ordine gli indottrinamenti dei generali, che si concludono invariabilmente con : ci sono domande?. Se qualcuno azzarda, ottiene la sua brava risposta; ma sono in pochi a provarci.

Il tutto in vista dell’invasione, che comincerà presumibilmente con l’anno nuovo; in alcune regioni prima, in altre dopo, a seconda del grado di preparazione e disponibilità degli ufficiali.
Parallelamente prenderà il via (sembra il primo dicembre, ma non è certo) l’invasione mediatica attraverso Internet : la formazione on-line, cui pare si siano iscritti migliaia di soldati : troveranno pane per i loro denti…

La guerra del MIUR non prevede solo la conquista delle scuole alla riforma, ma intende espandersi anche fra le famiglie e addirittura dilagare nella società civile; ma il capo non dice attraverso quali soldati e strutture organizzative; probabilmente si confida nei nuovi arruolati, al termine della campagna, che se tutto va come previsto, si dovrebbe concludere entro giugno, almeno in questa prima fase.

Sì perché la strategia di cui sto parlando data appunto lo scorso luglio, ma nel frattempo alcuni piani sono andati storti, tanto che il Ministro ha dovuto chiedere una proroga di sei mesi per la scuola superiore, che dunque sarà esclusa da questa prima campagna di conquista.

Fin qui v’ho mostrato l’esercito (impressionante!), ma la cosa più interessante sta negli ordini emanati, contenuti nella Premessa del documento, laddove si delinea la forma strategica da dare all’attacco perché esso sia efficiente ed efficace.
Il tutto parte da un implicito riconoscimento che fino ad ora non si è fatto come si sarebbe dovuto : i generali non si sono accordati sugli ordini, le truppe sono state disposte a casaccio, si sono registrate molte diserzioni e la confusione ha avuto il sopravvento.
E’ mancata soprattutto una cosa : la filosofia!
Perché oggi è chiaro : non si fa alcuna guerra senza una valida motivazione filosofica. Se l’ha capito anche Bush, perché mai il MIUR non dovrebbe adeguarsi?
La filosofia è quella che conta davvero! E invece ci si è lasciati distrarre da questioni organizzative e gestionali (e persino sindacali!).
Nell’opera di conquista globale la filosofia dovrà quindi avere lo spazio preminente e puntare sui valori che stanno alla base della riforma.
No, non si sta parlando dei valori monetari, che quelli, si sa, non ci sono proprio; anzi, è proprio perché mancano che si fa affidamento su quelli filosofici.
Valori che sono puntualmente declamati : centralità della persona – centralità dello studente (ma non è la stessa cosa?) – ruolo della famiglia – professionalità docente – rapporto scuola territorio e mondo del lavoro.
A leggerne la declinazione uno resta interdetto : ma perché, prima non era così? Prima (cioè tutt’ora) si metteva al centro, chessò io, il bidello? Prima non c’erano rapporti con le famiglie? Né col territorio? Prima noi docenti non esercitavamo una professione?
Forse sì, ma al MIUR non se ne sono mai accorti…
Su questo valore della professionalità docente il documento si produce in un’affermazione che è tutta un programma : La professionalità docente, in coerenza con le finalità della riforma, deve connotarsi come corresponsabilità educativa, flessibilità operativa, apertura all’innovazione e alla traduzione degli aspetti valoriali in interventi formativi adeguati, progettualità, capacità relazionale, apertura e sensibilità alle innovazioni di carattere didattico, disponibilità all’assunzione di funzioni aggiuntive e strumentali all’offerta formativa.
Avete letto l’ultima connotazione (e anche la penultima)? Mi fa tornare in mente un punto dello Stato Giuridico in discussione alla Camera, secondo cui la disponibilità ad assumere ruoli diversi dall’insegnamento dà diritto a punti per l’avanzamento di carriera.
Infatti al punto 4 del documento (LA FORMAZIONE) si afferma che si potrà collegare la formazione dei docenti al riconoscimento di crediti formativi valutabili a fini diversi (incarichi, carriera, incentivi, ecc.).
Insomma il MIUR vuole differenziare tra docente e docente; ci sta provando con la riforma, se non basta c’è già il decreto pronto (sullo Stato Giuridico).
Stranamente il documento sorvola sul tutor; vi accenna soltanto per completezza espositiva, dicendo che l’esame e la valutazione degli aspetti organizzativi e attuativi della funzione tutoriale sono stati rimessi alla sede negoziale e pertanto costituiscono oggetto di confronto con le Organizzazioni sindacali.

Infine il documento prende in considerazione la questione dei LINGUAGGI utilizzati per questa guerra di conquista, nella consapevolezza che comunicare correttamente e in maniera comprensibile la riforma significa utilizzare messaggi che giungano ai destinatari in termini chiari, univoci e semplici, appare necessaria un’attenta riflessione sulla natura, la funzione e l’adeguatezza dei canali comunicativi attraverso i quali veicolare gli atti che recepiscono e illustrano i vari aspetti della riforma.
E ancora : Tali messaggi vanno rivolti, com’é noto, a soggetti e organi di diversa formazione, estrazione e sensibilità (dirigenti scolastici, docenti, studenti, famiglie, enti, livelli istituzionali a vario titolo coinvolti o interessati, ecc.) e, pertanto, se non veicolati nella maniera più idonea, possono essere oggetto di differente lettura e interpretazione.

Il MIUR fa dunque ai propri generali una vera lezione di semiotica comunicativa; dice loro che bisogna utilizzare un linguaggio diverso a seconda dell’interlocutore : giuridico, pedagogico-didattico, metodologico, tecnico, organizzativo; e si spinge a proporre un esempio ardito di connotazione linguistica : particolare rigore a quello giuridico, un certo grado di flessibilità a quello pedagogico - didattico per la specifica natura del dialogo educativo, non riconducibile a formalizzazioni rigide e di tipo convenzionale.
In altre parole : coi docenti si può discutere di tutto, che tanto poi c’è la legge a porre vincoli invalicabili.

Tutto questo allo scopo di superare incertezze e ambiguità lessicali e interpretative.
In sostanza il MIUR ammette che la legge di riforma non è proprio così chiara come dovrebbe e dà luogo a interpretazioni differenti; a ciò si aggiunge la pluralità e disomogeneità delle voci che vogliono spiegarla e così il guaio è presto fatto.
Da oggi (dallo scorso luglio, cioè) bisogna porre immediato rimedio : le voci siano univoche e si adottino strategie comunicative adeguate agli interlocutori e alla loro psicologia.
Infatti si appronta un rapido elenco di strategie comunicative nei confronti dei docenti più refrattari :
l’assunzione di modalità di comunicazione di tipo dialogico ed argomentativo, che rifuggano da apoditticità e prescrittività, siano improntate a chiarezza, semplicità e oggettività e siano volte a superare atteggiamenti di natura pregiudizialmente oppositiva;
− l’adozione di modalità di approccio centrate sulla autenticità del messaggio e sulla sua capacità di aderire ad esigenze concrete e dirette del personale scolastico;
− la consapevolezza che un messaggio, per raggiungere i propri scopi, richiede che il destinatario non rivesta soltanto il ruolo di ricevente passivo, ma diventi soggetto attivo e propositivo di riflessioni e approfondimenti maturati anche sulla base delle proprie esperienze e competenze professionali;
− la predisposizione e il potenziamento di strumenti comunicativi adeguati e strutturati in maniera organica sull’intero territorio nazionale, sì da concorrere alla strutturazione di un vero e proprio sistema
.
Non so se avete capito, ma il MIUR ce la vuole mettere proprio tutta : se sei un oppositivo pregiudiziale, ti ubriaca di parole; altrimenti fa prima parlare te dandoti l’illusione che ti stia ascoltando e che anzi valorizzi le tue esperienze, poi ti convince che in quel modo sbagliavi tutto e che invece la riforma viene incontro a tue esigenze concrete, che prima non sospettavi neanche di avere.

Questo dunque è l’esercito e queste sono le sue strategie; riusciremo noi poveri docenti sparpagliati sul territorio nazionale a fronteggiare un’offensiva di tale portata?
Riusciremo a contrapporre alla loro filosofia e alle loro strategie comunicative uno sbarramento fatto di concretezza, di esperienza, di quotidianità e di valori democratici condivisi?
S’è mai vista in Italia una guerra simile? Sì ce n’è stata un’altra una trentina d’anni fa, ma allora furono i giovani utenti a combatterla e a vincerla. Oggi tocca a noi, diventati docenti, combatterla di nuovo, con quasi le stesse motivazioni di allora : per la scuola pubblica di tutti.
Io dico che vinceremo ancora.


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 ilaria ricciotti    - 30-11-2004
Vittorio, grazie per averci informati su quanto sta facendo il miur.
Ciò che ho letto mi ha fatto molto rammaricare che io purtroppo a scuola non potrò più esserci. Non potrò più metterci piede e dire la mia. Altrimenti ti assicuro che difenderei la nostra carissima scuola con le unghie e con i denti.
Ma, come cittadina posso farlo e darvi una mano affinchè la guerra da loro dichiarata venga allontanata e naturalmente persa.

Contro lo strapotere becero e nascosto
si risponde con il sapere che è solo nostro.


 anita docente medie inf    - 05-12-2004
tutto questo è vero.
è paradossalmente vero.
non so più quale è il mio ruolo.
sono sommersa da imput imput imput.........
e gli alunni?
mah
comunque vada sarà un successo...grazie a tutti quei docenti che, chissà perchè, la mattina si alzano di buonumore ed entrano in classe sorridendo. nonostante tutto!
il sapere, comunque , non è solo nostro.

 ilaria ricciotti    - 06-12-2004
per Anita

Mi dispiace contraddirti, ma il saper trasferire il proprio sapere agli altri, il saper sorridere come dici tu, il saper amare la scuola nonostante tutto, il saper progettare e creare insieme agli alunni, il saperli rispettare, il saper ascoltare le famiglie, il saper andare avanti anche se con mille vincoli, il saper sentirsi liberi di esprimersi e di esprimere, il saper dire No e tanti altri saperi, cara Anita, a mio avviso sono soltanto di quegli insegnanti degni di essere lì al loro posto, amati e rispettati, sempre, anche quando i loro capelli iniziano a diventare bianchi.

 Renato    - 07-12-2004
Credo che il male iniziale stia nella ns classe politica attuale che vuole il "popolo" contento ed ignorante: solo cosi' potra' continuare ad ingrassarsi dando l'impressione di estremo altruismo. Basta ripensare alla storia passata e riflettere sul presente, pensare con la propria testa senza lasciarsi irretire dai tanti parolai che declamano pomposamente la liberta', ma la vogliono fortemente solo per sé. Anch'io, ex insegnante, confido sulla classe docente che non é la sola depositaria della cultura, ma è la sola che può garantire l'acquisizione da parte delle nuove generazioni di una capacità di analisi e di critica, cioé quella libertà oggi così sbandierata. Da sempre gli insegnanti sono usi ad operare in situazioni difficili, in condizioni umilianti: sono certo che avranno la forza di non venire ora meno al loro compito educativo. Io come cittadino non farò mancare loro il mio appoggio.
Renato