Immigrati e integrazione
Laura Tussi - 09-12-2004

VIAGGIO E TRANSIZIONE: LA METABLETICA IDENTITARIA

Nella scuola si gioca “il tutto” dei processi d’integrazione dell’adolescenza e dell’inserimento scolastico. All’interno del mondo dell’immigrazione il numero più alto di persone è quello che si trova nella fascia d’età dagli zero ai 14 anni. Il tema degli adolescenti immigrati è abbastanza recente e si è cominciato a delineare proprio negli ultimi tempi. Nella città di Milano il 21% dei bambini che viene al mondo è di nazionalità straniera. Milano è una città certamente multiculturale, ma ancora di più lo sarà nel futuro, dato che i numeri dell’infanzia immigrata sono alti. Invece, nel mondo dell’adolescenza immigrata possiamo considerare diversi soggetti. I ragazzi ricongiunti che hanno passato parte della loro storia e del percorso di formazione nel paese di origine ed ora si stanno trasferendo, ricongiungendosi ad un genitore e sono la maggioranza dei casi. Un altro gruppo sono i minori presenti in Italia da soli, provenienti dall’Albania, dal Marocco e attualmente anche da altri paesi dell’est Europa. Infine abbiamo gli adolescenti in Italia per asilo, con le famiglie, più raramente da soli, quindi non tanto per migrazione economica, ma per richiesta d’asilo, in quanto profughi.
In questo mondo dell’adolescenza immigrata la percentuale più forte è costituita da preadolescenti ricongiunti a entrambi i genitori in Italia dopo un lungo periodo trascorso nel paese d’origine. In Italia abbiamo quindi ragazzi adolescenti che non potranno aspirare ad un percorso privilegiato di cittadinanza e di ingresso in quella italiana. Per l’Italia si diventa cittadini soprattutto per diritto di sangue (ius sanguinis) e non per diritto di luogo (ius solii), ma vi è un canale privilegiato che riporta al diritto di luogo riguardante le persone nate in Italia e che fino alla maggiore età sono rimasti residenti in Italia, non diventando automaticamente cittadini, ma nel giro di poco tempo possono pensare di accedere alla cittadinanza italiana. Attualmente stanno aumentando moltissimo i ragazzi immigrati che vogliono iscriversi alle scuole superiori. Negli ultimi anni si avverte un ritmo di crescita degli studenti stranieri molto alto in Italia, che crescono, da un anno all’altro, più del 25%. In questi ultimi anni il problema dell’accoglienza, dell’inserimento, della scolarizzazione dei ragazzi stranieri sta diventando fortemente un problema delle scuole superiori e in particolare dell’istruzione tecnica e professionale. Quando si tratta di adolescenza e immigrazione l’accento viene quasi sempre messo sul disagio, di tipo psicologico, di tipo scolastico, e sulle difficoltà di inserimento socio-professionali. La fascia d’età più vulnerabile è quella della preadolescenza, questo perché il ragazzo immigrato deve affrontare diversi viaggi nello stesso periodo, contemporaneamente. Come tutti i ragazzi della stessa età deve affrontare il viaggio simbolico per abbandonare i lidi dell’infanzia. L’adolescenza si connota proprio per l’abbandono del sé bambino, delle sicurezze, delle relazioni, delle rassicurazioni dell’infanzia e l’andare per il mondo costituisce un viaggio centrifugo dalla dimora verso il mondo. Ma chi viene da lontano ha affrontato anche il viaggio reale della migrazione: quindi una transizione simbolica, ma molto impegnativa che produce cambiamenti cruciali, pregnanti di abbandoni. Quindi l’abbandonare il posto, gli amici, la scuola, i luoghi, il cibo, i primi amori, le parole, le musiche, lo sport… ossia tutto ciò che è stata la densità di una vita di scuola, la componente aggregativa, affettiva e famigliare nel paese d’origine. Questo viaggio d’immigrazione molto spesso gli adolescenti stranieri non l’hanno scelto: il viaggio è improvviso, imprevisto e impreparato.
Il viaggio identitario di ricomposizione dei pezzi della loro storia è una metabletica importante, per superare il vissuto di separazione che durerà per tutta la vita. Quindi il viaggio di migrazione in adolescenza ha molteplici sfaccettature, è reale, diacronico rispetto alle mete di passaggio dell’adolescenza e dell’età adulta ed è un percorso identitario che sperimenta il vissuto di separazione.
Il ragazzo appena immigrato è concentrato sulle sfide del presente, in regole di acquisizione dello spazio e delle modalità comunicative, di interazione molto indirette rispetto alle imposizioni di comando più accentuate nel paese d’origine e attenuate da atteggiamenti di invito nelle istituzioni d’accoglienza. Non è utile per insegnanti e formatori insistere sul passato per poter gestire la sensazione di malinconia per il distacco, la perdita e l’abbandono. In una seconda fase traspare la sofferenza, il dolore della perdita, la nostalgia degli amici, della famiglia, nel momento dove il dolore traspare. Se queste fasi sono gestite bene, allora subentra un’altra tappa dove si può far strada la dimensione del futuro, del progetto, dell’ideazione progettuale. Allora subentra la necessità di affinare l’intervento per rendere più efficace l’azione delle istituzioni e degli operatori.


Ciclo di incontri IL DISAGIO INVISIBILE presso la CASA DELLA CULTURA ottobre 2004. Intervento di Graziella Favaro e Almira Myzyry: Un viaggio nel viaggio…

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