Notizie dalla neoscuola: pecùp, basta la parola
Mario Menziani - 27-11-2004
Dopo aver frequentato la scuola dell’infanzia e il Primo Ciclo di istruzione, grazie anche alle sollecitazioni educative nel frattempo offerte dalla famiglia e dall’ambiente sociale, i ragazzi sono nella condizione di:(…)
avvertire interiormente, sulla base della coscienza personale, la differenza tra il bene e il male ed essere in grado, perciò, di orientarsi di conseguenza nelle scelte di vita e nei comportamenti sociali e civili.

In una visita al comando della Guardia di Finanza, il presidente del Consiglio Berlusconi ha spiegato come sia moralmente legittimo eludere o evadere le tasse quando il prelievo dello Stato supera un terzo dei guadagni.

Non siamo di fronte a compagni che sbagliano - ha sottolineato Pisanu- ma a compagni che rubano



Ci sediamo negli ultimi posti per sparare qualche battuta, per far girare una scemenza qualsiasi, tanto per fare, per passare il tempo. Dal fondo le mandi a dire a mezza voce e ti diverti un po’, in quell’inconsistenza collosa dei collegi: tanto chi ci crede più alle scempiaggini che blaterano i soliti “impegnati” là davanti? Il preside e il suo codazzo, poi!
Il povero Carloni l’aveva buttata così, come tante altre: -Sì Pecùp, basta la parola!, ma poi era stato preso da certi stranguglioni che non s’era più fermato e allora via che si fa sempre più rosso e poi addirittura cianotico. Quando scivola giù, sotto alla sedia, nessuno capisce che non è per nascondersi, ma che tutto quel ridere gli si è fermato dentro e lo soffoca e che così, proprio lì, in mezzo a tutti noi, Carloni sta diventando il “povero Carloni”.
Così, sarà stato per quella disgrazia, sarà stato che non si voleva che tu, Carloni, fossi morto invano, ci si fa tutti seri e si va a leggerlo ‘sto Pecùp.
E leggi oggi e leggi domani, salta fuori che non è che una volta imparato uno se ne possa stare tranquillo, no! Si impara durante tutta la vita e solo quando si muore si può smettere di imparare. E, peggio ancora, se per una disarmonia qualsiasi, come sempre può accadere, si dovesse smettere di imparare, allora si disimpara subito e si trorna indietro e solo se si riesce a riprendere ad imparare in bella armonia, c’è da sperare che si possa recuperare quello che si è perso.
E allora pace all’anima tua Carloni, che te ne stai, beato te, in panciolle in quell’altra vita a contemplare, mentre noi siamo qui, condannati a questa iattura che sta scritta in bella evidenza sul Pecùp, proprio all’inizio, nella premessa.
Andando poi avanti a leggere si capisce che non si deve dire Pecùp come fosse un nome bell’e fatto, ma “Profilo educativo culturale e professionale”, dovesi spiega che un ragazzo di 14 anni al giorno d’oggi in un mondo così difficile, così complicato, così pieno zeppo di cose che gli arrivano dappertutto, deve essere capace di dire quello che pensa, di interagire con l’ambiente, di risolvere i problemi che incontra, di gestire la sua crescita riflettendo su di sé, di comprendere la complessità che ha intorno, di maturare il senso del bello e di dare senso alla sua vita.
La sua identità dovrà superare lo smarrimento di fronte ai cambiamenti, gestire la propria irrequietezza emotiva ed intellettuale, confrontarsi con coetanei e con gli adulti per trovare soluzioni ai problemi esistenziali-intellettuali-operativi-morali-estetici e sociali non risolti. Confrontarsi con l’universalità dei personaggi, della storia e dell’arte, interagire con i coetanei e con gli adulti, scoprire la difficoltà ma anche la necessità dell’ascolto, della cooperazione, della tolleranza della solidarietà.
Elaborare ed argomentare il proprio progetto di vita, collaborando al portfolio delle competenze.
La sua cultura spazierà dell’educazione fisica alla linguistica, passerà per tre lingue diverse tra loro, si intersecherà con la matematica, la tecnologia, la storia, la religione, la geografia, la geometria, le scienze, la musica, l’arte, l’informatica, il teatro, la fotografia, l’internet, si tufferà nei quotidiani financo nelle bollette, negli orari ferroviari e degli autobus, penetrerà i segreti più profondi che motivano gli orari dei servizi pubblici, il mistero dei percorsi stradali e delle piste ciclabili.
La sua socialità lo renderà consapevole di essere titolare di diritti e di doveri, pertanto lo spingerà a ricercare il benessere fisico psicologico morale e sociale, una corretta alimentazione la prevenzione degli abusi e l’uso di sostanze stupefacenti. Sarà educato a scuola e in ogni ambiente pubblico nonché rispettoso dell’ambiente
Ed è così, solo così, che lo si dirà “competente” quel ragazzo di 14 anni, Carloni mio! Senza fantasia, senza immaginazione, senza passione, senza l’essenzialità dei suoi 14 anni.
Ed io allora penso che per fortuna di anni ne ho ben più di 14, perché è un profilo mostruoso, disumano, innaturale! Avevi ragione tu, Carloni: Pecùp, basta la parola: fa cagare!
Ma mi chiedo, caro Carloni, se ce lo faranno retroattivo questo Pecùp, com’è per le pensioni! Perché allora, Carloni … ah come ti invidio, nel tuo limbo insipido, nella pura contemplazione!

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 Diana Billitteri    - 28-11-2004
BELLISSIMO!
Se la realtà, molto triste, non lo inquadrasse tra le tante riflessioni e cronache che riguardano il mondo della scuola, questo scritto potrebbe far bella mostra di sè in un'antologia :non quelle dei nostri studenti(che trovo noiosissime!); un'antologia "all'antica" tipo quella che avevo io alla scuola media ( ho 54 anni) i cui brani sono rimasti scolpiti nella mia mente. Per i tratti di un certo surrealismo e per la sottile ironia mi ricorda "Le ostriche di San Damiano" di Alfredo Panzini: lì, però, si parlava di un professore soddisfatto perchè un aumento di stipendio gli aveva permesso di poter andare a pranzo in un ristorante molto caro, solitamente riservato a ricchi borghesi: "semel in anno licet insanire" !