La scuola e la storia, secondo Veneziani, secondo Fini
Aldo Ettore Quagliozzi - 23-11-2004
Con lo stile inconfondibile di un intellettuale non formato alla democrazia compiuta, con il linguaggio proprio da caserma della cui filosofia di vita il nostro si è abbeverato negli anni, così si esprimeva l’intellettuale Marcello Veneziani assurto suo malgrado alle responsabilità di consigliere di amministrazione di una agenzia culturale quale può ben considerarsi, ahimé, la Rai, nel corso di una dotta disquisizione sul quotidiano ‘Libero ‘ – libero da cosa ?, libero da chi ?, libero per fare cosa ? Scandalo evidentemente – il giorno 18 novembre:

“ ( … ) I due partiti di maggioranza dei docenti sono i faziosi e i paraculi, ovvero quelli che sono infarciti di ideologia, femminismo e menopausa acida e quelli che scansano la fatica, hanno altre attività o si danno malati per andare in vacanza. ( … )

L’unico ad essere in vacanza o meglio ‘ libero ‘ dai pensieri concreti, sensati e responsabili è proprio l’intelletuale in quota Alleanza Nazionale Marcello Veneziani.
E’ il solito ritornello sgradevole, alla ‘Tremaglia‘ tanto per capirci, ministro, si fà per dire, della seconda o terza o defunta Repubblica italiana; uno stile di pensiero, di linguaggio, di vita, un proponimneto pedagogico per rinnovare la cultura italiana ormai stantia.
Cultura che ha bisogno, a detta della bella compagnia di cui sopra, di rinnovarsi ad iniziare dalla sua storia recente, ma anche rinnovarsi con la storia passata, con salti clowneschi alla Gianfranco Fini allorquando sprovvedutamente e con bella faccia tosta, da buontempone più che da fine intellettuale e storico, di cui non possiede le competenze né tantomeno le disponibilità alla ricerca paziente e non legata alla demagogia del momento, ha rivisitato la storia all’epoca di Francesco di Assisi e l’ opera umana del ‘ poverello ‘.
Ne ha scritto bene, come sempre , Umberto Galimberti in un suo pezzo apparso giorni addietro su di un supplemento del quotidiano ‘la Repubblica‘, cogliendo appieno la sconfortante condizione in cui versa la cultura nel bel paese, lo sconcerto per una scuola oramai allo sbando e sulle cui ceneri chiunque, un Veneziani di passaggio o un Fini all’occorrenza, possono poggiare la loro rivisitazione della cultura e della storia. Con quali prospettive è facile immaginare, dopo avere apprezzato cotali e cotanti maestri di libero pensiero.

Più l’istruzione di una nazione decade, come è il caso dell’Italia attuale dopo le riforme di Berlinguer e della Moratti, più si può fare scempio della storia, perché i documenti sono inaccessibili e, dove lo sono, nessuno li legge.
Questa è la ragione per cui il 4 ottobre, in occasione della festa di San francesco, patrono d’Italia, Gianfranco Fini ha potuto compiere la sua revisione storica facendo passare San Francesco come un crociato che legittimava la guerra di difesa della cristianità.
( … ) Passano otto giorni e prende avvio la celebrazione di Cristoforo Colombo che qualcuno vuole elevare agli altari. E in effetti Colombo di croci e di battesimi in America ne portò, ma leggiamo anche nel suo ‘ Giornale di bordo ‘ una lettera in data 13 dicembre 1492 indirizzata ai Reali di Spagna:

‘ ( … )
Con questi pochi uomini che mi accompagnano posso correre tutte queste isole, senza temere che mi venga fatto alcun oltraggio e ho già constatato che tre soli dei miei marinai scesi a terra hanno fugato col loro solo aspetto una moltitudine di gente.
Non posseggono armi, non hanno spirito guerriero, vanno ignudi e indifesi e sono tanto vili che in mille non saprebbero attendere tre dei miei uomini. ( … ).
L’immagine dell’ammiraglio e dei suoi tre uomini che, approdati ad Haiti il 6 dicembre 1492 al solo apparire mettono in fuga quella moltitudine di ‘ ignudi e indifesi ‘ ( erano più di sette milioni all’arrivo di Colombo, saranno appena 15.600 sedici anni dopo ) viene accostata da Ernesto Balducci, nel suo libro ‘
La terra del tramonto ‘ alle immagini delle moltitudini di soldati iracheni, nella prima guerra in Iraq, in fuga disordinata sotto il fuoco dei bombardieri del generale Schwarzkopf.
Molti soldati iracheni si spaventarono e questo mi divertiva ‘, ha dichiarato Joe Quenn, premiato con stella di bronzo per aver buttato giù un muro di sabbia e sepolto così un buon numero di soldati dentro la trincea.
Le statistiche dicono che contro un morto della coalizione occidentale ce ne sono stati più di mille nell’esercito avversario.
La strage del Mar delle Antille, conclude Balducci, e quella lungo il Tigri e l’Eufrate ( la culla della civiltà ) delimitano ai miei occhi, cronologicamente e geograficamente l’intera parabola della modernità.
Ogni volta che la politica s’impossessa della storia accade quasi sempre una falsificazione.
Quando poi la falsificazione diventa istruzione ed educazione nelle scuole, c’è solo da affidarsi all’ignavia degli studenti che non frequentano troppo i libri. “


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Irene Baule - 1° Circolo di Alghero (SS)    - 28-11-2004


Un bel paradosso, anche se molto pericoloso... la pensavo anche io allo stesso modo, 35 anni fa, sui banchi del liceo... poi ho scoperto il valore dello studio - quello vero - quello che ci porta a formarci una coscienza CRITICA...
Ma se la loro MONDEZZA fosse ormai la "cultura", allora davvero sarebbe meglio prenderne le distanze (un po' difficile, visto lo share dell'isola dei "famosi")

Irene - 1° Circolo di Alghero (SS)