Non ho scioperato
Giuseppe Aragno - 20-11-2004
Sciopero o no? Su Fuoriregistro è la polemica che tiene banco. Sul sì o sul no si accalorano consenzienti e dissenzienti e sembra quasi che la discussione sulla riforma sia qui davanti a noi, tutta aperta, tutta da definire. Sembra, intendo, che la riforma non sia stata approvata. Sembra, com’è giusto che sia, perché sembrare deve in una società che radica il potere nell’apparenza. Non altrimenti, del resto, sembra che abbiamo un eccesso di informazione e siamo disinformati, sembra che siamo in pace e facciamo la guerra, sembra che l’antifascismo sia nel dna della nostra Repubblica, ma stiamo scivolando verso la pace repubblichina, sembra che Berlusconi e Fini abbiano rotto, ma il fascista pentito ritrova agli Esteri il fantasma di Ciano, suo antico maestro, e tutto pare tornare a posto.
Sembra. Pare. Appare E’ il trionfo della parvenza.
Sembra utile scioperare oggi contro la riforma approvata ieri, come sembrò utile ieri attendere che la riforma fosse approvata senza scioperare. Sembra che l’unità sia necessaria, così come appare necessario dividersi ad ogni piè sospinto. Sembra chiaro che abbiamo per nemica un’unica riforma, ma sembra altrettanto chiaro che occorra fare fronte con cortei separati. Sembra che la pluralità delle posizioni sia sintomo di democrazia e, tuttavia, la frantumazione pare un regalo al neofascismo.
Sembra. Pare. Appare. E’ un’orgia di sembianze.
Sciopero o no? L’arma ch’era spuntata è tornata a farsi aguzza: ciò che ieri sembrava rimandasse a ragionamenti improcrastinabili sulle forme di lotta alternativa, oggi sembra proporsi come l’indiscusso calibro da novanta nell’assalto portato all’ultima trincea. Sembra giusto ignorare che la guerra è finita senza che si sia data battaglia, come sembrò giusto non vedere che occorreva dare battaglia perché c’era la guerra.
Lo sciopero che più avevo atteso – la scuola contro la riforma – non l’ho fatto e non lo farò. Non c’ero, non ci sono stato e non potrò esserci: da settembre sono in pensione. Ho speso gli spiccioli della mia vita di lavoratore della scuola militante in logoranti riunioni del coordinamento genitori-docenti, ho atteso invano latitanti esponenti politici dell’opposizione, dirigenti provinciali dei Sindacati della Scuola, sempre troppo impegnati nel disegnare complesse strategie di lotta e me ne sono andato senza scioperare. Sembra che si tratti solo di un dilemma dal doppio corno: sciopero o non sciopero.
Sembra, ma forse il dilemma è molto più complesso di quello che sembra.


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 Emanuela Cerutti    - 20-11-2004
Solo uno tra i molti esempi di complessità che riporto da Aprile on line:

Ecco qualcosa che ci mancava davvero. Ieri Francesco Rutelli, leader della Margherita, ha proposto che gli insegnanti delle scuole private vengano pagati dallo Stato.
Secondo il leader della Margherita «bisogna lavorare tutti insieme» per arrivare a questo risultato. «Sul come - ha spiegato l’ex candidato premier del centrosinistra - ci sono opinioni diverse: io penso al buono scuola».
Le opinioni di Rutelli sul tema non sono poi tanto diverse da quelle del centrodestra che propone anch’esso il buono scuola (anzi, lo attua in alcune regioni). Inoltre a Rutelli non viene neppure in mente che nel centrosinistra qualcuno non solo non è d’accordo sul «come» ma anche sul «se».
«Senza oneri per lo Stato». Così recita la Costituzione. Questo principio dovrebbe essere difeso a spada tratta dal centrosinistra. Invece, come sulla procreazione assistita, una sua parte è molto più in sintonia con il governo che con il resto dell’opposizione. Una parte con la quale un pezzo della sinistra si appresta a costruire la Federazione riformista che, come si leggeva sempre ieri in un comunicato dei segretari dei Ds di Toscana, Emilia, Umbria e Marche, deve arrivare in tempi rapidi, passando dalle liste unitarie nelle elezioni regionali.
E’ chiaro che il programma di Rutelli non è un programma digeribile per la sinistra. E’ altrettanto chiaro che con Rutelli ci si può alleare– con una certa fatica, a dirla tutta – a patto che nella mediazione finiscano al macero idee come quelle appena esposte. Certo con Rutelli la sinistra non può costruire né un partito, né una Federazione, né una ''cooperazione rafforzata''.
Come il progetto del partito riformista (o del suo succedaneo chiamato “federazione”) andrà avanti, lo si vedrà nelle prossime settimane. Ma chi a sinistra non condivide il riformismo privatistico di Rutelli (non molto diverso da quello di Fassino, come abbiamo spiegato qualche giorno fa) deve compiere un salto di qualità e costruire un’ipotesi diversa.

 ilaria ricciotti    - 20-11-2004
Anch'io non ho potuto scioperare perchè è da un anno che sono in pensione. Ma, idealmente ho scioperato. Idealmente ho protestato e mi sono schierata dalla parte degli scioperanti.
Anch'io sono in pensione ed ora posso più di prima dedicarmi alla scuola, che ho tanto amato, per cui ho lottato e che non voglio che ora indossi una veste apparentemente rinnovata.
Anch'io sono in pensione e, oltre ai ragazzi, mi manca tanto poter, al momento opportuno, scioperare e gridare il mio No. Ma , pur se pensionata, idealmente sciopero lo stesso e continuerò a farlo ogni volta che qualcuno cercherà di tarpare le ali ad un'istituzione chiamata Scuola.

 Pierluigi Nannetti    - 21-11-2004
Il problema dell'efficacia delle forme di lotta é uno dei problemi più discussi da almeno un ventennio. Io ricordo il blocco degli scrutini del 1987: fu molto efficace e allora fu fatto uno dei pochi contratti degni di questo nome. Dopo sono state emanate normative, che hanno fortemente limitato, se non addirittura criminalizzato quella forma di lotta. E adesso, ad ogni contratto, vengono allegate dichiarazioni di scellerata autoregolamentazione degli scioperi da parte delle stesse organizzazioni sindacali. Ricordo anche uno sciopero, quello contro il concorsone di Berlinguer, proclamato solo dai Cobas e da altre organizzazioni di base contro tutte le maggiori organizzazioni sindacali, sia confederali che SNALS. Anche quello fu efficace: Berlinguer dovette fare marcia indietro e addirittura dopo poco tempo dovette lasciare il ministero.
L'ultimo sciopero del 15 scorso, finalmente unitario, é stato sentito molto dagli insegnanti, che lo hanno fatto proprio perché hanno avuto la sensazione di poter gettare in piazza una grande forza e costringere il governo (in particolare la Ministra, che si fa chiamare con il nome del marito, Moratti) al ritiro delle obbrobriose riforme già attuate e al ripensamento per quelle di prossima attuazione. Tuttavia ho la convinzione che quello sciopero non sarà efficace come i due esempi precedenti. La ragione sta non tanto nella forma di lotta (anche se é vero che un solo giorno di sciopero generalmente non sposta i rapporti di forza), ma nel fatto che c'é da scommettere che i vertici sindacali (sia quelli confederali, che lo SNALS) sono pronti per una trattativa, che apporti solo ritocchi all'impianto della riforma che il governo ha in mente. Dunque il problema dell'efficacia delle forme di lotta non é separabile dalla politica delle organizzazioni sindacali. Il grande fardello che hanno i lavoratori della scuola (ma anche tutti gli altri lavoratori) é quello della necessità di dotarsi di altre organizzazioni sindacali. E, a maggior ragione, anche di altre organizzazioni politiche.
Pierluigi Nannetti

 ilaria ricciotti    - 22-11-2004
Per Pierluigi

Se gli scioperi, come forme di lotta, non funzionano a mio avviso la motivazione sostanziale è soltanto una:
quando un governo è sordo a qualsiasi protesta dei suoi cittadini e addirittura le ignora, cosa si può fare?
Vedi proteste della magistratura e di tante altre categorie lavorative. Se poi mettiamo in conto che gli insegnanti sono una categoria poco compatta, non determinata, ed a volte incoerente, allora non si possono dare le colpe a questo o a quello. Bisogna farsi un'autocritica, non arrendersi e iniziare nuovamente la protesta senza attendere la manna dal cielo. Lo sciopero del 15 tuttavia è riuscito. La categoria ha manifestato in massa il suo dissenzo, ma ora non si parla più di scuola. Non ne parla il miur, non ne parla il governo, non ne parlano i mass media. Ne parliamo noi attraverso questa rivista.
Che bel clima per cambiare una riforma ormai criticata da molti!

 Pierluigi Nannetti    - 23-11-2004
Ilaria hai ragione nell'individuare le cause della debolezza e dell'isolamento in cui si trova la categoria. Io però insisto nell'indicare, accanto a tutte le cause da te individuate, anche la politica dei maggiori sindacati (sia confederali che autonomi), che da vari anni ormai sono compromessi con i vari governi e sono del tutto scollegati dai nostri bisogni e dalle nostre idee. Ecco perché ho detto che ci vorrebbero nuovi sindacati. Ma anche che si tratta di un onere molto pesante, come stanno sperimentando alcuni di noi, che danno il loro impegno nel far rinascere organizzazioni sindacali di base.
Pierluigi

 ilaria ricciotti    - 25-11-2004
per Pierluigi

E' importante ciò che state facendo: ricostruire sindacati di base. Non si doveva arrivare a questo punto. Se ci siamo arrivati è perchè i sindacati non hanno saputo coinvolgere la base, perchè la base ha firmato la sua delega in bianco ai sindacati e perchè non è abituata a lottare per affermare compatta i suoi diritti, almeno la classe docente, in quanto altre categorie di lavoratori ci insegnano.
Detto questo, caro Pierluigi, ti chiedo se in questo tragico momento della storia italiana e mondiale possiamo rifiutare i sindacati storici e cercare di metterne in piedi altri, quelli di base.
Io personalmente e molta altra gente non vediamo l'ora che questo governo cambi casa ed alcuni dei suoi esponenti ritornino ad occuparsi degli affari di famiglia.
E tu?

 p.nannet@logo.it    - 26-11-2004
Cara Ilaria, io ho la stessa tua speranza. Anzi non esito a dire che questo governo ha dato prova della sua ispirazione in maniera inequivocabile: vuole distruggere ciò che resta di finalità pubblica nella gestione dello stato e lo vuole trasformare in un'azienda da occupare sfacciatamente nell'interesse privato. Di più: é un governo che ha dimostrato abbondantemente (specialmente per quanto riguarda le sue decisioni in materia di giustizia) la sua contiguità addirittura con chi ha bisogno (per garantirsi una protezione adeguata per i propri “sporchi” affari) di una magistratura addomesticata e sottoposta al potere esecutivo. Le ultime sue decisioni in materia fiscale sono addirittura scandalose, altro che storiche.
Prima ce ne liberiamo e meglio é.
Tuttavia il mio dubbio (e la mia preoccupazione) é che anche un eventuale nuovo governo di centro sinistra, per quanto riguarda i contenuti di politica economica e di politica estera, possa prendere decisioni non troppo diverse dall'attuale. E' già accaduto: nei 5 anni di governo del centro sinistra (1996 – 2001) sono state prese decisioni che hanno distrutto la scuola pubblica, hanno notevolmente ridotto i diritti dei lavoratori e peggiorato le loro condizioni di lavoro, hanno sostenuto interventi bellici nell'interesse non solo nazionale, ma soprattutto del blocco “occidentale” che fa capo agli USA.
Perciò ritengo che una vera alternativa all'attuale governo dovrebbe essere fondata su un programma di politica economico - sociale e di politica estera veramente opposto a quello che é stato fatto non solo da questo, ma anche dai precedenti governi. Non dimentico però che, con un tale programma, le chances di vittoria elettorale sono forse più limitate, perché gli attuali governanti sono stati bravi nel confezionare un’opinione pubblica manovrabile a loro piacimento.
(Ciò, sia detto tra parentesi, pone un grave problema di funzionamento della nostra cosiddetta
"democrazia". Perfino Rousseau diceva che "il popolo non vuole mai il proprio male, ma spesso lo si inganna". Figuriamoci oggi!)
Ma almeno si porrebbero le premesse affinché un'eventuale vittoria, anche più lontana nel tempo, non sia una vittoria, che, sul piano dei contenuti, assomigli come una goccia d'acqua ad un'altra e più amara sconfitta.
Scusami se non sono riuscito ad essere più sintetico.
Pierluigi


 ilaria ricciotti    - 28-11-2004
per Pierluigi

Caro Pierluigi, ciò che sostieni lo condivido sostanzialmente in parte.
Perchè?
Perchè ho un forte desiderio:
io voglio ricordare, prima di morire, che questo governo torni democraticamente a casa.
E non ho nè 60 nè 80 nè 100 anni.

Non possiamo aspettare
che esso continui a rosicchiare
a voler mangiare a quattro ganasce
anche la dote di chi è ancora in fasce.

NO, caro Pierluigi,
io non ci sto.
E dovremmo essere in tanti
a lottare,sempre, uniti tutti quanti.

Mi raccomando fallo anche tu!
Che il centro sinistra torni lassù!
Ciao!!!!!!!!