Scriveva Corrado Stajano nel suo articolo “
Il ritorno dei Borboni “ apparso sul quotidiano “ l’Unità “ del 27 febbraio 2004:
“ ( … )
Protagonisti cittadini che si sentono protetti da un clima istituzionale in cui le regole sono considerate nemiche, i magistrati “ figure da ricordare con orrore “, i rappresentanti eletti dal popolo ladri.
L’eterna arte di arrangiarsi è sempre più di attualità. Non soltanto a livello necessitato della sopravvivenza, visto che le condizioni di vita si sono appesantite, le promesse si sono rivelate degli imbrogli e non serve a nulla l’ottimismo di maniera diffuso a piene mani.
I caratteri negativi degli italiani, il familismo amorale, l’apoliticismo settario, il rifiuto della politica come incontro-scontro di idee e di progetti, il qualunquismo, il rigetto della morale ( … ), un gioioso “ liberi tutti “ in nome del mitologico mercato, incontrollata bestia rampante, sono diventati i simboli dell’era berlusconiana.
L’ambiguità è un altro dei caratteri che soprattutto nei tempi grami della depressione economico-culturale trova nutrimento nel bel Paese.
Ci sono quelli che guardano da dietro le persiane; c’è la “ zona grigia dai contorni mal definiti, che insieme separa e congiunge i due campi dei padroni e dei servi “,secondo la definizione di Primo Levi ( … ).
Ci sono quelli del “ però “, che non rinunciano a rimarcare il bene anche dove il male è chiaramente trionfante; ci sono quelli che fanno il doppio o triplo gioco, un colpo qui, l’altro di là, con l’illusione o la falsa coscienza dell’oggettività; ci sono gli opportunisti, i trasformisti, gli equilibristi. ( … ) “
E’ un guardarsi con tristezza allo specchio per scoprire i solchi sempre più profondi che deturpano la non mai in verità bella immagine di un paese sempre in crisi di identità, distratto sempre dagli illusionisti di turno, adoratore del gioco scoperto delle ‘ tre carte ‘ e sempre di più succube di quel fascino perverso che l’impostore di turno riesce come una folgorazione ad emanare.
Un paese che come scrive
Stefano Benni vive nella più squallida delle quotidianità e sembra in questa ultima fase della sua storia avere quasi rinunciato a pensare un futuro, progettare un futuro, sperare in un futuro, e che conclude il suo scritto aprendosi al conforto più che alla speranza:
“ ( … )
Per un giorno ci dà grande conforto constatare che tanti, tantissimi tengono duro ogni giorno, sapendo che questo governo si dichiara longevo, ma la storia dell’opposizione in Italia è molto più lunga, e non finirà in un giorno. E in tanti dimostrano coraggio anche senza cavalcare un blindato. ( … ) “
“
Carpe diem per un giorno si può “ di Stefano Benni
“
Cosa tiene insieme il fallimentare regime rumeno-arcorese di Berlusconescu e la sua orda di ventriloqui, leccaculi, censori, corruttori, compagni di loggia, chirurghi plastici, cartellonisti, stipendiati palesi e nascosti? La pura occupazione militare dei media? Il patto d’affari con speculatori, palazzinari e mafiosi che cercano di arraffare gli ultimi saldi di appalti e panorami? Il sonno della sinistra istituzionale che rimuginando strategie per il possibile dopo, non fa quasi nulla per l’adesso, continuando a bearsi nelle insalivate poltrone di Vespa? O la poca combattività di tanti comici e cantanti e registi, assai pronti al lamento ma prudentissimi nel dispiacere al Minculpop, per poi ritrovarsi in qualche ecumenica premiazione televisiva, o melassa di videoclip? Arrabbiati o indifferenti, contempliamo il declino di un paese che certo non sfolgora a sinistra, ma da un pezzo non è più berlusconiano. Un paese oppresso da un governucolo codardo e incapace che cede ai ricatti degli straricchi e scappa davanti a ogni problema sociale, e a ogni opinione pubblica non manipolabile e tenace, come la maggioranza pacifista. Un governucolo pauroso di ogni critica, che ha bisogno di sei televisioni per puntellare lo zero delle sue ragioni. Che arranca verso uno scomodo voto, chiedendosi quale uso privato potrà farne. Ampliare l’azienda Berlusconescu? Garantirgli la fuga col bottino? Preparare un governo Amato in differita con Andreotti al mixer?
Ma questo fallimento è mascherato da una precisa ideologia. Che non è il totalitarismo Stalinvest di Berlusconescu né la farsa del bipartisan. E’ la vecchia italica filosofia del giorno per giorno, fetente e necessaria quando riguarda la sopravvivenza dei singoli, ipocrita e impotente quando la applica uno stato.
Cosa insegna questa filosofia, o filoflussia o one-day-swindle o new improvisology, come direbbe il creativo Tremonti? Che per un giorno si può commettere qualsiasi truffa o reato. Basta aspettare qualche giorno perché tutto sia dimenticato, o frullato nella propaganda. Ogni giorno, una patacca nuova per nascondere la patacca vecchia. Impotenza travestita da forza, con tanto di cerone, lifting, e depilazione dei media. Esempi.
Per rilanciare l’economia, per un giorno possiamo riciclare il danaro sporco, falsare i bilanci o esportare i capitali all’estero, l’ha detto il premier e l’ha confermato il ministro al Tracollo, onorevole Tremonti, detto anche «vieni avanti creativo».
Per un giorno si può mandare Previti a corrompere i giudici. Quando arriva la condanna, parliamone un giorno e poi più.
Per un giorno è lecito torturare anche in Italia e Usa e Inghilterra. Basta dichiararsi nauseati subito dopo. Se in quel giorno il torturato muore, cazzi suoi: non ha afferrato lo spirito del carpe diem.
Si può dire un giorno che in Iraq la guerra è finita e che i soldati restano come contingente di pace. Se il giorno dopo la guerra riscoppia, beh, ormai siamo lì.
Per un giorno un premier logorroico che da mesi sproloquia e fa propaganda sulla guerra, può chiedere il silenzio stampa.
Per un giorno possiamo collegarci in diretta coi nostri soldati e far finta che sia tutta una telenovela, ma il giorno dopo torneranno a essere facili bersagli.
Per un giorno in parlamento può andare in scena la centesima replica della farsa «A noi non ci dà ordini nessuno», da parte di leghisti matricianizzati, poltronari di aenne, e portaborse di centro e il giorno dopo tutti in riga a servire il premier.
Per un giorno si può delirare del ponte di Messina e dell’Impero romano, tanto il week end successivo saremo in fila sulle autostrade collassate, o sulla tangenziale di Mestre o Milano, e la prima frana o alluvione distruggerà un altro pezzo di paese.
Per un giorno si possono condannare i generali bugiardi, poi verrà la prescrizione.
Per un giorno Mortisia Moratti può chiamare grande riforma scolastica un pasticcio da somari (in inglese donkeys) che gli insegnanti hanno già bocciato.
Per un giorno possiamo chiamare ministro della cultura uno come Urbani che è pronto a vendere Capri a Michael Jackson.
Per un giorno possiamo affidare il servizio pubblico a Cattaneo e a Gasparri, che dimostrano come il futuro della comunicazione abbia due grandi potenzialità: la banda larga e la banda dei ruffiani di Silvio.
Per un giorno si possono caricare gli operai perché hanno affossato la Fiat, o insultare i dipendenti Alitalia perché si sono intascati i bond, oppure sostenere che il crac Parmalat nasce dal costo della ricotta e dall’avidità delle mucche.
Per un giorno si può scatenare la polizia a Genova, per un giorno si può inseguire il rapinatore fino a dieci chilometri dal negozio, per un giorno si può intervistare un serial-killer come se fosse un guru.
Per un giorno, il 4 giugno, si potrà militarizzare l’Italia e trasformare la televisione in un McDonald’s, confidando che la Cia o Putin o qualche nuova sigla abbiano qualche buona idea per ribaltare un risultato elettorale scomodo.
Per un giorno, per proteggere e servire Bush, il contribuente spenderà quello che servirebbe alla protezione civile in un mese.
Per un giorno, per far divertire il presidente Usa nella villa sarda di Berlusconescu, il geniale Lunardi costruirà un bunker dotato di un campo da golf sotterraneo con buche sul soffitto.
Per un giorno si può pensare che l’opposizione a tutto questo si faccia un giorno sì e dieci no.
Per un giorno si può firmare un appello e poi sentirsi appagati per il resto dell’anno.
Per un giorno si può fondare un movimento, un corteo, un’occupazione, un comitato e scioglierlo quando i giornalisti se ne vanno o è finita la birra.
Per un giorno si può dire la democrazia è in pericolo ma poi la televisione ti intervista un paio di volte e la democrazia è ristabilita.
Per un giorno possiamo dire che siamo a controfavorenò ma anche a procontrosì nei confronti della guerra, e intanto i giorni passano.( … ) “
ilaria ricciotti - 26-11-2004
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Sì, molti italiani, specchiandosi si vedono veramente belli. Quello specchio magico li fa apparire quello che non sono e che non vogliono ammettere di essere:
una razza strana, che ama i sognatori di turno, gli illusionisti, gli spudorati avventurieri ed i voltagabbana che non fanno difficoltà ad essere abbagliati ora da un colore, ora da un altro.
Questo popolo stregato da una regia cattiva e perversa
sembra non voler trovare l'antidoto per risvegliarsi dal maleficio.
Eppure il mezzo magico è lì, a disposizione,
basta afferrarlo, e respingere la strega e lo stregone,
bisogna per questo rompere lo specchio,
e mandare a casa il siliconato vecchio. |