breve di cronaca
Sul numero dei professori dovrebbero decidere gli istituti
Corriere della Sera - 16-11-2004
ROMA - «In Italia abbiamo troppi insegnanti: uno ogni nove studenti contro una media europea di uno ogni 15 nella primaria e uno ogni 12 nella secondaria. La verità è che negli ultimi 30 anni la scuola è stata utilizzata per sostenere l’occupazione, creando un sistema di sprechi in cui i professori sono pagati poco e motivati ancora meno». Attilio Oliva è il presidente di TreeLLLe, associazione no profit che studia i problemi dell’educazione.

Cosa pensa dell’ipotesi di tagliare gli organici del 2%?
«E’ la strada giusta. Nei prossimi 10 anni andranno in pensione dai 300 ai 400 mila docenti, un’occasione d’oro per allinearci all’Europa».

Ma con meno insegnanti la scuola non funzionerebbe peggio?

«No, se nello stesso tempo si procederà a ridisegnare programmi, modello organizzativo e organici. Il numero dei professori dovrebbe essere deciso direttamente dalle scuole e in base al numero degli studenti, non delle classi. E poi, ad esempio, si potrebbe ridurre il numero delle sedi e delle materie obbligatorie».

Non rimpiazzare i pensionati, però, aumenterebbe la disoccupazione.

«E’ un prezzo da pagare per avere una scuola che ha come primo obiettivo non il posto di lavoro dei professori, ma la qualità dell’insegnamento».

E i precari che fine farebbero?

«Vanno assunti gradualmente ma poi non devono esistere più. Il 60% dei docenti è stato imbarcato ope legis dopo anni di precariato. Nessuno ha mai insegnato loro come interrogare, spiegare, valutare. Bisogna puntare su una formazione universitaria specialistica, altrimenti questo resterà l’unico settore dove si inizia a lavorare senza aver imparato il mestiere».

I docenti italiani sono pagati meno dei loro colleghi europei.

«Per l’Ocse del 7% a parità di potere d’acquisto. Ma è la diretta conseguenza del loro numero spropositato: solo riducendolo possono essere pagati di più, puntando sul merito».

Cosa vuol dire puntare sul merito?

«Fare come in Inghilterra e Svezia, dove i professori più bravi guadagnano meglio. TreeLLLe ha pensato a tre fasce: insegnante ordinario con stipendio base, esperto (»25%), eccellente (»50%). Sarebbero le scuole stesse (presidi, professori ed ex alunni) a proporre la rosa, in cui sarebbe chiamata a scegliere una commissione esterna territoriale».

Non c’è il rischio che la meritocrazia diventi cortigianeria?

«Nessun sistema è perfetto al mille per mille. Ma la cosa peggiore è continuare come adesso, dove i geni e gli eroi sono trattati allo stesso modo di chi sale in cattedra solo per portare a casa uno stipendio in più».

Lorenzo Salvia

  discussione chiusa  condividi pdf