Italiani, brava gente !
Aldo Ettore Quagliozzi - 06-11-2004
Scriveva Umberto Galimberti in un suo articolo apparso sul quotidiano ‘ la Repubblica ‘ del 21 febbraio 2004:

“ ( … ) rispetto ai “ primitivi “, noi oggi disponiamo di una psiche più ampia. Chiamo “ psiche “ l’intervallo tra la pulsione che mi induce all’azione e l’azione.
Non più “ odio quindi uccido “, non più “ desidero e quindi stupro “, non più “ voglio e quindi rubo “. Ma questo solo a livello individuale.
A livello collettivo quello che è proibito a livello individuale diventa praticabile a livello di “ Stati “, “ Nazioni “, “ Religioni “ perché, in questi casi, gli individui sono portati a difendere la loro appartenenza, la loro identità, la loro fede, non personalmente, ma attraverso i governi che eleggono e che li rappresentano.
( … ) Le nostre procedure “ democratiche “ hanno trasferito dagli individui alle nazioni e dalle nazioni alle civiltà i sentimenti più primitivi e bestiali che nel tempo antico albergavano solo nell’animo dell’individuo. Il risultato è che oggi abbiamo individui abbastanza riflessivi e Stati o addirittura civiltà scatenate. Gli effetti sono catastrofici e sotto gli occhi di tutti.
( … ) Ne concludo che l’individuo, che ha guadagnato la riflessione capace di dominare la violenza dei sentimenti, è impotente di fronte alla collettività che, attraverso la retorica ideologica dell’appartenenza, dell’identità, della civiltà da difendere, scatena la violenza delle emozioni senza concedere spazio alla riflessione. E questo ( … ) attraverso il gioco delle parole ( … ).
L’informazione televisiva fa il resto. Mescolando le parole e diffondendo il fraintendimento, incanala l’odio individuale che c’è in ciascuno di noi e lo fa diventare odio collettivo che, a questo punto, diventa innocente: le forze del bene contro le forze del male.
Così convertita, la nostra coscienza è tranquilla, i mali invece restano incalcolabili.


Ed il bel paese, in quale misura ha subito una involuzione del tipo così puntualmente descritto e precisato dall’illustre pensatore? Anche il paese Italia, che magari è riuscito a rimanere indenne nelle singole persone dei suoi abitatori, nel contempo si avvia ‘ all’odio di stato ‘ così come potrebbe prefigurare lo scritto di Umberto Galimberti?

La corrispondenza che segue è della giornalista Nacéra Benali del quotidiano El Watan e della radio algerina. Risiede e lavora a Roma dal lontano 1994.
In essa viene fatta una ampia panoramica sulla condizione dello straniero nel bel paese e di come lo stesso viene visto e presentato dal servizio pubblico radiotelevisivo. Con buona pace di tutte le false politiche dell’accoglienza!

L'arrivo del mese del Ramadan mi ha sorpresa in preda a un gran dilemma. Se devo riportare fedelmente, come mi detta la coscienza professionale, le dichiarazioni islamofobe di certi responsabili italiani, non potrò più sostenere con la stessa energia che lo scontro di civiltà non ci sarà mai.

Io stessa quando sento le offese verso i musulmani, sono assalita da un insidioso "antioccidentalismo", che per fortuna è presto spazzato via dal buon senso arabo. Però, cosa mi garantisce che i lettori del giornale per cui lavoro o gli ascoltatori della mia radio non diventino "occidentalofobi"?

Alla vigilia del Ramadan, mentre ero dalla mia parrucchiera nel mezzo di uno shampo, mi ha chiamato Radio Rai per partecipare a un dibattito sul niqab. Con un asciugamano in testa ho cercato di spiegare che l'islam non impone di coprirsi e soprattutto non di coprire il volto, e ho aggiunto che mi dispiaceva che la povera italiana convertita, multata perché indossava il niqab, si sia sentita, come ha scritto al presidente Ciampi, "perseguitata".

L'altra ospite, Alessandra Mussolini, mi ha interrotto dicendo che "le ragazze italiane che sposano arabi e si convertono sono stupide", accusando gli immigrati (che non c'entravano nulla) di "invadere l'Italia e di voler imporre le loro tradizioni a dispetto della cultura italiana". Con i cappelli gocciolanti, ho replicato: "Peccato che un programma d'informazione si stia trasformando in una tribuna politica di propaganda per un partito di estrema destra".

Quando il mio calvario è finito, mi sono girata verso la mia parrucchiera e le ho chiesto, perplessa: "Sono stata troppo aggressiva?". Ma la risposta mi ha tolto ogni rimorso: "Macché? Vorrei vedere come la Mussolini difende le nostre tradizioni. Mica li conosce, i problemi dei comuni italiani!". Così le ho affidato la mia testa, sollevata di non avere come parrucchiera la Mussolini.

Il secondo giorno di Ramadan il vicesindaco di Treviso, il leghista Giancarlo Gentilini (lo stesso che due anni fa ha detto che bisognava vestire gli immigrati da leprotti e poi sparargli) ha fatto di nuovo parlare di sé: "Io faccio quello che vogliono i miei concittadini", ha detto. "Qui non ci sarà nessuna moschea. Tolleranza doppio zero verso i musulmani".

Il quinto giorno del Ramadan mi sono lasciata convincere a partecipare al programma Uno mattina di Rai Uno, anche se avevo giurato di non tornarci più. L'argomento era la revisione del codice di famiglia, e ho proposto ai redattori di intervistare due deputate algerine che erano a Roma. Mi hanno risposto che c'era un problema per la traduzione e che ci sarebbe stata un'avvocata algerina, esperta del codice di famiglia, residente a Roma. Siccome gli algerini a Roma sono poche decine, sono rimasta sorpresa di non conoscere la signora, scoperta dalla Rai.

Ma presto si è saputo che era arrivata in Italia da studentessa e che, approfittando della legge Martelli, era rimasta qui. Dunque non aveva finito gli studi, e non era mai stata avvocata. Era una trappola di disinformazione. Il programma è cominciato, e la nostra esperta ignorava anche che la riforma del codice era in corso.

Ho dovuto mantenere una calma zen, siamo in Ramadan! Ma poi la conduttrice Enza Sampò ha chiesto alla finta avvocata: "Voi sembrate donne forti, ma è vero che le donne in Algeria appena rientrate a casa devono sottostare al dominio del maschio? A cosa è dovuta questa sorta di autosottomissione?".

A quel punto ho perso tutto il mio stoicismo e ho replicato, interrompendo questo finto dibattito: "In Algeria abbiamo perfino un'associazione nazionale dei mariti picchiati dalle mogli (è vero!). Capirai quanto siamo sottomesse". Nello studio è scoppiata una risata fragorosa, e la voce del mio tormento mi ha sussurato: "Coraggio, che manca poco al tramonto".




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