breve di cronaca
Pdl De Napoli/Santulli lo stop della Puglia
Gildains - 04-11-2004


Il Consiglio regionale pugliese - Regione governata dal centrodestra - nella seduta del 29 ottobre scorso ha approvato all'unanimità un ordine del giorno che "stoppa" la proposta di legge presentata dal centrodestra sullo stato giuridico del personale docente. A riferirlo sono due, scarne, note pubblicate, il 30 ottobre scorso, sui due maggiori quotidiani locali - Corriere del Mezzogiorno Puglia e Repubblica Bari - che - stranamente - sono state ignorate dai politici pugliesi. Specie quelli di opposizione.

Quale sarà il passo successivo della giunta regionale "ribelle"? Forse quello di appoggiare - alleandosi con altre regioni governate dal centrosinistra magari ... perché no? - la proposta GILDA di indire un referendum abrogativo della legge Moratti?

Una proposta in tal senso è stata già inoltrata al Presidente della Regione - Raffaele Fitto - dalla Gilda-Puglia. In attesa di riscontro - che mi auguro positivo -inoltro il testo integrale della mozione approvata all'unanimità - lo ripeto - da una regione governata del centrodestra ed inoltrata al Governo e agli organi di informazione di massa
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Insegnanti: no del Consiglio regionale alla proposta di legge nazionale


Il Consiglio regionale della Puglia non condivide il merito e il metodo delle scelte sullo stato giuridico degli insegnanti all’esame della Camera ed invita i parlamentari ad “evitare l'adozione di provvedimenti legislativi estremamente gravi e penalizzanti per la dignità e la professionalità dell'intero corpo docente e per il futuro della scuola pubblica”.



All’unanimità, l’Assemblea pugliese ha approvato un ordine del giorno, che ha aperto i lavori della giornata.

“Considerato – premette il documento – che la settima commissione della camera (cultura, scienza e istruzione) ha ripreso l'esame della proposta di legge Napoli/Santulli, riguardante lo ‘Stato giuridico e i diritti degli insegnanti’ ”.

Ritenuto che il testo in discussione interviene in modo unilaterale su materie demandate alla contrattazione, riducendone il ruolo e la titolarità, come d'altra parte si afferma nella relazione di accompagnamento, espropria il ruolo di rappresentanza e di tutela del lavoratori e prevede un perverso meccanismo di assunzione diretta degli insegnanti da parte delle scuole in pieno contrasto con l’art. 97 della Costituzione”.

“Atteso che l'articolato, attraverso una minuziosa, dettagliata e burocratica definizione legislativa dello stato giuridico, riserva alla legge, e, da questa, ad una delega ampissima e di incerta natura all'esecutivo, materie che vanno dalla formazione iniziale e in servizio, agli inquadramenti, alle progressioni di carriera e alla retribuzione 'per merito’ ".

“Il Consiglio regionale della Puglia esprime dissenso

- sul metodo e nel merito delle scelte politiche che sconvolgono l'attuale sistema nazionale dell'istruzione e formazione;

- rispetto alla trasformazione dei rapporto dl lavoro del docenti in una gestione di natura privatistica ed unilaterale da parte dell'Amministrazione nei confronti dei personale insegnante della scuola autonoma che verrebbe subordinato agli arbitri della politica, come già sta avvenendo per la dirigenza scolastica;

- rispetto al tentativo di minare alla radice la liberta d'insegnamento, costituzionalmente garantita, e l'autonomia professionale dei dirigenti e docenti, nonché le legittime prerogative e gli inviolabili diritti di rappresentanza e di tutela dei lavoratori della scuola;

- sulle palesi contraddizioni contenute nella stessa proposta di legge in relazione al processi legislativi in atto sul federalismo”.

“Pertanto – conclude l’ordine del giorno unitario – il Consiglio regionale esorta i rappresentanti parlamentari ad intervenire nelle sedi competenti per evitare l'adozione di provvedimenti legislativi estremamente gravi e penalizzanti per la dignità e la professionalità dell'intero corpo docente e quindi per il futuro della scuola pubblica



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 Pierangelo    - 10-11-2004
Riporto dalla newsletter quindicinale a cura della Cgil Scuola RSU News del 10.11.2004

Scuola caserma? No grazie!

Vi ricordate quando l’attuale sottosegretaria Valentina Aprea, insieme a Gianfranco Fini, stava sui gradini del Ministero ad arringare le folle contro il “concorsone”? Ebbene oggi a firma di deputati di Forza Italia e di altri gruppi di maggioranza è in commissione alla Camera una legge sullo stato giuridico degli insegnanti che se verrà approvata (rapidamente, promettono gli estensori!) costringerà gli insegnanti a sottoporsi continuamente a concorsi e valutazioni.

Il percorso di un insegnante sarebbe il seguente: dopo un concorso per entrare nel biennio di specializzazione e l’esame di tesi finale l’abilitato fa due anni di formazione lavoro (inquadrato al 6° livello ancorché laureato), solo a quel punto entrerebbe nell’albo professionale (un peggioramento rispetto alla stessa Legge 53), poi dovrebbe sostenere un concorso di scuola (per soli titoli ma in cui è decisiva la valutazione del biennio trascorso), indi sarebbe un insegnante iniziale, dopo 5 anni dovrebbe sostenere un concorso per diventare docente ordinario, e dopo altri cinque un altro concorso per diventare docente esperto, ma tra un concorso e l’altro, tanto per non perdere l’abitudine al controllo, dovrebbe essere sottoposto a valutazione.

Questa (che nei casi negativi potrà anche bloccare la progressione economica) servirà a fornire punti per i passaggi a ordinari e esperti, a numero rigorosamente chiuso e limitato, insieme a una valutazione del dirigente scolastico (sic!) e alla presentazione di titoli.

Viene istituzionalizzata la vicedirigenza, ma solo dal livello degli esperti (e da quello degli ordinari, ma con almeno 5 anni di anzianità nel livello) sarà possibile accedervi (per concorso) e così come ad altri incarichi di responsabilità, mentre gli ordinari potranno avere solo funzioni aggiuntive. Per iniziali e in formazione manco a parlarne!

La cosa più divertente, se non fosse tragica, è che la legge si intitola “Stato giuridico e diritti degli insegnanti della scuola”, ma di diritti non ce ne è neanche uno. Solo doveri!

C’è al contrario una perdita di diritti: oltre a quella, implicita, di contrattare il proprio rapporto di lavoro dettato per legge dallo Statuto, si perde la contrattazione di scuola e il diritto ad eleggere le RSU (rimane solo per gli ATA).

L’unica rappresentanza prevista per i docenti sarà una specie di camera delle corporazioni a livello nazionale e regionale in cui un terzo dei rappresentanti sarà nominato dalle associazioni professionali accreditate, cioè riconosciute dal Ministero!

Al confronto di questo Statuto, persino il vecchio stato giuridico del 1974 sembra la fiera della democrazia e non c’è dubbio che la pensi così questa Destra al governo che, al di là dei titoli, non si preoccupa neppure di nascondere la logica gerarchica, illiberale e antidemocratica che vi è esplicitata: altro che autonomia professionale, qui i docenti sono controllati e subalterni l’uno all’altro, in una parola esecutivi.