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Se mi lasci ti cancello
Gianni Mereghetti - 02-11-2004


Se mi lasci ti cancello” è un bel film, che nel panorama non esaltante di una filmografia in crisi, propone il tema della memoria e ne mostra l’importanza contro l’idea nietzschiana del peso del passato di cui sarebbe meglio liberarsi.
Che si possa vivere meglio, che si possa essere felici cancellando dalla memoria i propri errori o le persone che ci hanno fatto soffrire è l’illusione di molti, in questa cultura nichilista è diventato persino un progetto ben preciso che fa dell’istante l’orizzonte totale della vita. L’uomo vivrebbe così senza il fardello di ciò che lo precede, libero e vitale, come del resto Nietzsche aveva profetizzato.
Il film invece mostra come i limiti e gli errori del passato non siano da cancellare, perchè la positività di un’esperienza è capace di portarli con sè, essendo più consistente e più forte del male che pur la segna.
“Se mi lasci ti cancello” porta alla luce la vitalità della memoria dentro una storia d’amore, evidenziando che l’amore tra due persone le porta a guardare ai loro limiti non come ad una obiezione insuperabile, ma come alla carnalità di un legame che è così vero e grande proprio perchè sa portarli. Amore non è volere che l’altro sia diverso da come è, tanto che se non cambia lo si cancella, amore è abbracciare l’altro in modo così gratuito che tutto di lui è assunto in tale abbraccio, anche ciò che si sente estraneo o ciò che è stato di ostacolo.
Vedendo questo film risulta evidente che non ci sia amore senza memoria, ma anche che la questione seria di oggi sia uno sguardo più grande di tutti i particolari, che costituiscono un affetto in senso positivo e negativo. Il problema di ogni legame affettivo è quando i particolari diventano il tutto; è in questo frangente che mettono a rischio una delle esperienze più belle che l’uomo può vivere in questo mondo, quella della reciprocità dell’amore.

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