tam tam |  opinione  |
La formazione femminile e l’emancipazione delle identità
Laura Tussi - 05-11-2004
DIFFERENZE DI GENERE E PERCORSI CULTURALI

Il complementarismo

La scolarizzazione di massa è un fenomeno recente che prevede l’incremento della presenza femminile nel mondo dell’educazione e dell’istruzione, dando luogo così al ripensamento della differenza non come fattore discriminante, ma in positivo quale valorizzazione culturale al fine di porre in discussione la logica tradizionale nell’alterità di significati, ideali e valori esistenziali nuovi.
La dimensione maschile è fonte di risorse di attività educative nel lavoro pedagogico sul sé come dimensione paterna e pedagogica al maschile, che tramite la meditazione narrativa, analizza trame intricate di diverse esperienze, senza prevaricazioni, senza dipendenze e confusività, ma privilegiando un complementarismo tra i due universi del maschile e del femminile, andando oltre i pregiudizi e gli stereotipi.
Nella fusione di orizzonti esistenziali e culturali emergono comunque difficoltà, desideri e progetti inespressi, fonte di elaborazione e spunto di riflessione per un valido percorso educativo.
I complessi problemi dell’educare nella differenza, quali la dimensione dell’autorità per ripensare i significati, le incidenze, i valori, gli ideali, i processi evolutivi, esistenziali, personali e sociali.

Trasmissione culturale e formativa

Le donne in quanto agenti primarie di socializzazione sono coinvolte, nel ruolo sociale, all’interno di modelli culturali, alla trasmissione del discorso educativo e del costume formativo, cercando di rompere le istanze pregiudiziali che accettano acriticamente il passato e il concetto di interiorizzazzione femminile. La responsabilità e la “colpa” storica delle donne è quella di accettare gli stereotipi tradizionali, nell’insegnare il silenzio, la rassegnazione e l’oppressione culturale anche verso le proprie simili, trasmettendo veti, abitudini mentali alla subalternità, preparando così nuove future oppressioni, come portatrici biologicamente inferiori di contenuti culturali autorepressivi e autocoercitivi.
I valori socioculturali trasmessi nelle istituzioni di vita esprimono un’egemonia culturale e pedagogica maschilista, impedendo all’universo femminile forme di istruzione ed elaborazione teorica, negando capacità intellettuali, veti incrociati sul modello di tipo maschile per le donne devianti dal loro sesso, in grado di infrangere preconcetti e divieti precostituiti.
La “Pedagogia dell’ignoranza” opera in modo disonesto la scissione tra educazione e istruzione nella formazione femminile, dove il sesso debole, considerato inferiore era concepito come “femmina dell’uomo”, moglie e madre con precise e collaudate formule, orientate al “saper fare”, nel rifiuto dell’istruzione formale non utile in ambito religioso e domestico. Alle donne del popolo era negata l’istruzione, ma era concepibile solo l’educazione al saper fare tra le mura domestiche in situazioni matriarcali estremamente ghettizzanti, in un complesso pedagogico del sapere come ornamento.
Con il secolo dei lumi si sottolinea il fatto che la luce della ragione alberga in ogni uomo, per cui per la grande utopia dell’uguaglianza e dei diritti universali, non è possibile negare dignità e istruzione alle donne. Non si tratta neanche di ottenere un prototipo o ideale di donna istruita al fine di renderla più gradevole, in grado di ascoltare ed apprezzare i ragionamenti del sesso forte, ma non così profonda da diventare lei stessa un’intellettuale.

I percorsi scolastici di genere

Durante gli anni ’50 con il miracolo economico si assiste agli inizi del percorso di emancipazione femminile, con obiettivi e rivendicazioni raggiunti come il lavoro extradomestico femminile, il processo emancipativo quale risorsa per la famiglia. Per molto tempo per le donne non si prevedeva e non era considerato importante un percorso scolastico prolungato, per destinarle alle attività-domestiche e alla cura della famiglia, perché l’investimento economicamente più produttivo era il convogliare le energie delle figlie in attività pratiche, al contrario del figlio maschio orientato alla ricerca di un impiego e alla necessità di mantenere una famiglia.
Lo sviluppo dell’istruzione femminile si collega all’evoluzione dell’identità di genere con espresse rivendicazioni e diritti acquisiti in famiglia e nella società. La rivoluzione femminista scatena timori e pregiudizi. Il neofemminismo nelle aree metropolitane è sinonimo di partecipazione e di organizzazione a livello di associazionismo femminile. Si sviluppano movimenti femminili all’interno dei partiti politici della sinistra storica, nelle forze progressiste con notevoli cambiamenti. Il superamento della discriminazione delle donne in campo educativo risulta illusorio per la generalizzazione dell’istruzione, emergendo tuttavia una buona realizzazione nel campo dell’istruzione da parte delle giovani donne. Occorrerebbe un intervento di orientamento nella scuola, per sostenere nella ricerca del proprio percorso di vita e di carriera professionale i soggetti, uomini e donne, anche attraverso l’espressione libera e creativa. Educare significa valorizzazione della differenza, intesa come risorsa e non come difetto, o indice di inferiorità o deformazione, ma valorizzazione delle singole identità, comprensive di desideri, aspettative, capacità e potenzialità accettate, sviluppate ed espresse. In questa direzione si è sviluppato anche il Piano Nazionale per le Pari Opportunità che implica l’apporto nella scuola della valorizzazione delle diversità, non in quanto concettualità di separazione o segregazione, di antagonismo o inferiorità, ma interazione e reciprocità e per compiere riflessioni critiche sui ruoli maschili e femminili, sui modelli culturali esistenti e presenti sui libri di testo.

Bibliografia

AAVV, Le parole delle pari opportunità, Adultità, Quaderno 2, gennaio 2000
Balbo l., (a cura di) Tempi di vita, Feltrinelli, Milano 1992
Farinelli F., Formare la parità, Ediesse, Roma 1993

  discussione chiusa  condividi pdf