I primi commenti all'Appello: venti di libertà?
Gianni Mereghetti, Corrada Cardini - 07-03-2002

Gianni Mereghetti

Carissimi Emanuela Cerutti, Omer Bonezzi, Dario Cillo, Antonio Limonciello,
ho letto il vostro appello che nella sostanza chiede al Parlamento Italiano di bloccare la proposta della maggioranza di nuovo assetto degli organi collegiali della scuola. Se mi permettete con il vostro appello non riuscite nemmeno a sfiorare la questione seria della partecipazione scolastica, quella che si dovrebbe affrontare se si volesse realmente dare un taglio netto al collettivismo sovietico, che ha ispirato questi organismi dal 1974 ad oggi e che ha soffocato la vita della scuola. Anzi la vostra protesta di fatto nasce dalla nostalgia per un metodo collettivista ed egualitarista di gestione della scuola. Anch'io non sono del tutto convinto della proposta fatta dalla maggioranza per dare una nuova impostazione alla partecipazione democratica, ma la ragione è opposta a quelle che voi sventolate. Mi sembra infatti che non si abbia il coraggio di abbandonare una volta per tutti l'idea della partecipazione, dimostratasi letale per la scuola, per arrivare finalmente ad una scuola fatta dai soggetti che la costituiscono secondo dinamiche di libertà e responsabilità. E' questa inversione ad U che sarebbe urgente e non solo una modernizzazione dei meccanismi attuali! Per fare questa inversione a mio parere di dovrebbero garantire con chiarezza due fattori. Il primo, del resto già introdotto dal regolamento dell'autonomia, è quello della libertà di insegnamento. Intendiamoci, libertà di insegnamento non significa libertà di fare quello che si vuole, ma da una parte è libertà di impostare un curricolo come risposta alle esigenze di istruzione ed educazione degli studenti, mentre dall'altra implica che l'insegnante debba rispondere agli studenti e alle famiglie. Nella scuola di oggi, la libertà di impostare il proprio lavoro è vanificata dal dogma della maggioranza, che continua a dominare anche se in palese contrasto con il regolamento dell'autonomia, in forza del quale ogni insegnante può impostare liberamente il suo lavoro, anche se fosse in minoranza in un collegio. Quanto al dovere di rispondere del proprio lavoro è per ora del tutto assente! Il secondo fattore da introdurre è che non si valuta il lavoro dei docenti sottoponendolo a degli organismi, ma lasciando ai genitori la possibilità di scelta della scuola, fino all'insegnante: è in questo modo che la partecipazione diventerebbe reale e non si limiterebbe a quella attualmente in voga, ispirata al principio "salviamo il salvabile". Se stanno questi due fattori una riforma degli organi collegiali deve garantire ai docenti la libertà di insegnamento e ai genitori la libertà di scelta. Dati questi due fattori diventa estremamente semplice anche la gestione, in quanto il Consiglio della Scuola dovrebbe avere un compito tecnico-amministrativo e di garanzia della libertà di espressione di tutti i soggetti presenti nella scuola, mentre al collegio dei docenti spetterebbe l'impostazione del percorso didattico, anche qui nella garanzia della libertà di tutti. Il Consiglio di classe diventerebbe invece l'ambito in cui si affrontano le problematiche educativo-didattiche e si prendono decisioni in merito, verificandone passo dopo passo l'efficacia. Perchè questa svolta avvenga occorre passare dall'idea di partecipazione a quella di responsabilità: infatti la questione seria della scuola è che si risponda a qualcuno del proprio lavoro!
Senza rispondere a qualcuno di ciò che si fa, del resto, non c'è vera libertà.


Corrada Cardini

Immagino che sia con profonda e appassionata riconoscenza che ogni docente che si rispetti dovrebbe accogliere questo ennesimo parto dell'esecutivo del nuovo governo, impegnato con metodica e fredda determinazione a smantellare ogni traccia di collettivismo sovietico dalla vita del paese e della scuola....per sostiturlo con il fresco vento del populismo, della demagogia, dela concentrazione nella persona del capo dell'esecutivo di gran parte dei mezzi di comunicazione di massa,della licenza di evadere le tasse, di ritoccare i bilanci, di sottrarsi ai processi.
Finalmente un po' di vento di libertà!
Ora finalmente i docenti, liberi e leggeri, potranno esprimere tutta la loro professionalità dopo aver reso conto a garanti esterni, utenti privi di qualsiasi titolo nel merito, amministratori locali, dirigenti regionali, consigli scolastici dirigenti scolastici..spero che l'elenco non finisca qui: non vorrei che qualcuno pensasse che ci vogliamo sottarre al! la responsabilità, al giudizio . ..Finalmente un governo disposto a riporre una estrema fiducia nella nostra martoriata categoria! Un governo talmente convinto che la scuola deve essere una realtà AUTONOMA nella comunità locale, che ha predisposto perchè possa muoversi sotto l'amorevole occhio dei poteri politici e tecnocratici viciniori.... Se penso agli insopportabili controlli esercitati dai collettivi sovietici rappresentati dai consigli d'Istituto, dagli incontri con genitori e studenti nei consigli di classe..ancora mi vengono i brividi!!
Dunque, che dire se non BACIAMO LE MANI AI VINCITORI??



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 Caelli Dario    - 10-03-2002
Al di là delle dispute sulla matrice culturale (sovietica o meno) degli organi collegiali della scuola, sarebbe più proficuo concentrare l'attenzione su almeno tre aspetti:
- i vari consigli e collegi oggi funzionano a dovere? Se sì, il problema di chiude, finoa prova contraria; se no, perché?
- quando questi organi sono stati pensati e istituiti la legislazione scolastica (e non solo quella) era diversa e certi criteri di distribuzione della rappresentanza potevano essere validi. Oggi molte cose sono cambiate e vale la pena rivedere l'organizzazione di queste strutture affinché assicurino un'efficacia reale.
- l'autonomia non l'ha varata la Moratti, le riforme degli organi collegiali sono state proposte da tutti gli schieramenti e le differenze (basta leggere le proposte) non sono così grandi da far pensare a chissà quali novità. Se questi organi cambiano è per adeguarsi ad una realtà legislativa, che ha iniziato a modificarsi con un processo lento, ma inesorabile, da alcuni anni.
La riforma dell'autonomia è l'unica riforma che fino ad ora abbiamo tra le mani e che tutti difendiamo (destra e sinistra) e da questa nasce l'esigenza di cambiamento... non dai venti di libertà o di sovietica memoria.

Quanto alla qualità della scuola bisognerà certamente ripensare questo aspetto dall'esterno. Sarebbe utile che chi sta già sperimentando una certificazione di qualità potesse proporre riflessioni su questo tema, prima che qualche burocrate, di qualsiasi area politica, partorisca la solita cavolata ministeriale che diventa legge e decreto attuativo e all'ultimo stadio un pezzo di carta senza valore.

 Vittorio Delmoro    - 10-03-2002
A Gianni Mereghetti
A me pare che la strana presa di distanze del Mereghetti risponda più a convinzioni ideologiche, che alla sostanza dei fatti : i due punti da lui rivendicati (libertà e responsabilità) sono credo condivisi da tutti e pure il ruolo da lui disegnato del Collegio e del Consiglio di classe; mi pare anzi che gli attuali ordinamenti, al di là del collettivismo sovietico (sic!), garantiscono tutto ciò; quello che invece è accaduto è che la partecipazione democratica (garantita dalla legge) si è via via dissolta per una serie di motivi.
Ciò che invece non quadra nel discorso del Mereghetti è quel controllo dell'operato dei docenti, di cui dovrebbe fornire indicazioni più specifiche, dopo che si è vista la fine fatta dal concorsone berlingueriano.

 enzo gelormini    - 13-03-2002
Hai ragione Mereghetti: c'è chi è nato per zappare e chi è nato per studiare.
Baciamo le mani.