Reprimere o educare?
Pino Patroncini - 21-10-2004
Può un film cambiare le scelte politiche di un ministero? In Francia è successo, proprio al Ministero dell’Educazione.
Il film si chiama “ Les Choristes”, da noi uscirà a fine mese e si dice che in Francia lo abbiano visto sette milioni di spettatori. Parla di un gruppo di adolescenti disadattati, bulletti e anche peggio, rinchiusi in un istituto di rieducazione, incapaci di rispettare altra disciplina che quella imposta con la violenza, i quali riscoprono le virtù civili grazie al canto corale. Il film è un remake di una pellicola francese del dopoguerra in cui un correzionale rappresentava un po’ la metafora della Francia di allora, un paese che usciva dalla guerra, dall’occupazione nazista e dalla dittatura del maresciallo Petain. Il messaggio era: il paese ha resistito grazie a piccoli gesti di solidarietà.
Il messaggio che si coglie oggi è un altro: i medesimi giovani a cui si rimprovera la mancanza di interesse per le azioni collettive si entusiasmano alla prospettiva di sincronizzare le proprie voci cantando in un coro. La metafora che ciascuno dei personaggi rappresenta è la possibilità per ciascuno di realizzarsi artisticamente in un progetto collettivo.
Ed è dalla diffusione questo messaggio che, singolarmente, il ministero di destra francese sembra aver tratto la conclusione di riciclare una legge del precedente ministero socialista, che lo stesso governo di destra aveva mandato in soffitta: il cosiddetto Progetto Artistico Culturale (Pac) che nel 2000 Jack Lang, allora ministro dell’educazione, aveva messo a punto insieme al Ministero della Cultura.
Non si trattava di lezioni di storia dell’arte né di spingere al consumo di quest’ultima: gli alunni accompagnati da un artista noto potevano essere iniziati ai segreti della danza, del teatro, della fotografia, della pittura, della musica, del disegno, fino a 12 aree di interesse, tra cui il canto corale. Nell’anno 2000 il progetto cominciò con 40 milioni di euro, nel 2002 superava i 78 milioni. Ma nel 2003, quando la destra arrivò al potere cominciarono i tagli. Poi il ministro Ferry cominciò a dire che i Pac erano progetti più mediatici che efficaci. A poco serviva dimostrare che i ragazzi si appassionavano ai lavori, a descriverli per iscritto, a rielaborarli e che l’esperienza si dimostrava più significativa proprio per quei ragazzi che avevano più difficoltà espressive o di comprensione. Nel 2003 solo le regioni controllate dalla sinistra mantenevano i Pac con finanziamenti regionali, ma solo come attività culturale parascolastica.
Ma il film ha risvegliato un improvviso interesse per il canto corale e per le attività culturali in genere tanto che, dopo che sinistra ha vinto le elezioni regionali praticamente ovunque, sono oggi 60 su 100 i dipartimenti che si stanno coordinando per favorire queste lezioni di arte attraverso il canto corale. E il nuovo ministro Fillon, successo a Ferry nel rimpasto post-disfatta della destra alle regionali, ha deciso di far buon viso a cattivo gioco e ha chiesto nuovi finanziamenti per le classi di Pac. Sta pensando persino a un premio annuale per l’educazione artistica.
Chissà se il film suggerirà qualcosa anche al nostro ministero che è così incline a separare i teorici (liceali) dai pratici (professionali), chi insegna italiano e matematica ( maestro tutor) da chi insegna a modellare la plastilina ( maestro coadiutore), il sapere dal saper fare, e magari anche gli istituti d’arte dai licei artistici. E sì che anche agli oltranzisti del classicismo “a la Bertagna” non dovrebbe sfuggire che gli antichi greci per dire “arte” dicevano “techne”, da cui il nostro “tecnica”.
Chissà se, in questa Italia scolastica dove la “vita bassa” è tutt’altro che quella delle alunne che scoprono l’ombelico, il maestro di canto, che nel film riesce ad ottenere dai ragazzi quell’armonia che il direttore repressivo non riesce a ottenere, insegnerà qualcosa a questo ministero che caccia i dirigenti scolastici che non denunciano alla polizia i ragazzi che “fumano”.


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 ilaria ricciotti    - 24-10-2004
Chissà, se tutto ciò succederà!
Io ci spero tanto e voglio che la nostra scuola non sia come ora, non degeneri sempre più, e che gli studenti non debbano fare cucù, cucù,cucù.
La scuola di questo governo non ci appartiene, è lontana mille miglia dai sui principi fondanti, separa gli uni dagli altri.