Francesco Di Lorenzo - 24-10-2004 |
Cari amici, vi voglio sempre bene, ma cercate di mettervi d'acccordo e soprattutto di farci capire. Siamo o non siamo un po' contro questa riforma? Fuoriregistro ha un minimo di linea? E allora mi spiegate il senso dell' operazione di pubblicizzare un sito che della riforma fa il proprio fiore all'occhiello? Alla fine la cosa grave è che, poichè la riforma Moratti vuol far passare per riforma un ritorno indietro nel tempo peggiore ( e non solo secondo me), tutto contribuisce a confondere le idee e far sembrare belle cose che belle non sono. Un saluto |
Favero Amedeo - 24-10-2004 |
Non posso che condividere il parere di Francesco di Lorenzo: non è meglio pubblicizzare una scuola che si sta opponendo alla riforma, che è riuscita a mantenere lo stesso POF e i medesimi libri di testo, sapere quali sono state le meggiori difficoltà incontrate? Ma questo sito è ancora contro la riforma o no? Un saluto a tutti |
Fuoriregistro - 24-10-2004 |
Il senso è la realtà. Non si tratta di pubblicizzare, ma di mostrare quello che accade nelle scuole che applicano la Riforma per stimolare lo spirito critico di chi non la condivide. Al di là degli slogan o delle etichette troppo facili. La scuola siamo noi che la viviamo e che tutti i giorni ci troviamo ad esprimere il nostro accordo e disaccordo, con ragioni ed esperienza, senza chiudere la porta al confronto, ma senza mettere a tacere i principi che sorreggono il nostro lavoro educativo. Non è facile, quando le abitudini prendono piede: si rischia, appunto, che tutto diventi normale, anche quello che prima pareva impossibile e distante. Certo, tutto è già noto, nulla di quanto in queste pagine viene descritto ci stupisce o ci coglie impreparati, avremmo potuto evitarlo. Forse, però, l'avere davanti agli occhi non parole ma fatti, immaginare i registri e i consigli di classe dell'Aldo Moro, provare a mettersi dalla parte di chi sa ad esempio che la personalizzazione non funziona e deve sostenerlo (magari isolatamente quando la piazza è lontana), può interrogarci sul nostro sogno di una scuola per tutti e per ciascuno. Tu l'hai colto al volo, Francesco: segno evidente che ci siamo e che possiamo continuare a dire dei no. Con fatti , oltre che con teorie. Per quanto, o forse proprio perchè, coscienti dei tempi lunghi che appartengono al processo educativo e che non permettono in quattro e quattr'otto di giungere a conclusioni. La voglia di dialogare non ci manca e speriamo che molti, moltissimi interventi giungano al proposito: grazie a te per aver cominciato. |
Fuoriregistro - 24-10-2004 |
Certamente Amedeo siamo contro: e proprio per questo riteniamo che non si debbano chiudere gli occhi, soprattutto davanti al dare per scontato che tutto vada bene. Il re tutor, ad esempio, che salvaguardando il gruppo classe come comunità, coadiuvato dal team di docenti organizza il percorso formativo degli allievi .... Accade così nella realtà? E' possibile, nell'era della complessità e soprattutto all'interno di abitudini modulari (consolidate ad esempio nella scuola primaria), tornare allo "sguardo unico"? Soprattutto a chi giova, se non alla diffusione della società a senso unico, incapace di far convivere le differenze e fautrice di future divisioni? Ma, per contro, quanti re sono esistiti prima della Riforma? Quanti consigli di classe o collegi docenti piramidali? Quanti "fuori dalla porta" hanno confermato nel senso comune che ci fosse un solo modo per ottenere davvero qualcosa? E quanto avallare è passato sotto i ponti di una Riforma che non a caso qualcuno definisce annunciata? |