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Informazioni geneticamente modificate
Misna - 20-10-2004
2 ottobre 2004 - Di "ogm", bene o male, abbiamo cominciato a preoccuparci; di "igm", purtroppo, non parliamo quasi mai. Sugli "organismi geneticamente modificati", nonostante le molte notizie ambigue o truccate diffuse dalle multinazionali che ne detengono i principali brevetti, stiamo almeno tentando di acquisire una qualche coscienza individuale piuttosto diffusa.
Sulle "informazioni geneticamente modificate" neanche abbiamo avviato un minimo di dibattito serio. Per gli ogm, perfino le mini-interviste, sia pur anonime, superficiali e casuali, come quelle trasmesse da un programma del mattino di Rai3, dimostrano chiaramente che più di una persona su due, anche se priva di preparazione specifica, in Italia ha quanto meno sviluppato un minimo di cautela rispetto alle sostanze che utilizza per nutrire il corpo. Per gli igm, continuiamo a placare ogni giorno la crescente fame di notizie con prodotti della cui bontà ci preoccupiamo poco o nulla, utilizzando al massimo un generico scetticismo che di solito sembra riguardare più il singolo e povero giornalista come persona che l'ignobile frullato di pseudonotizie proposto dai grandi media di massa come nutrimento per il nostro cervello, la nostra mente e quindi, in definitiva, la nostra anima. Di conseguenza, l'immissione più o meno subdola di "igm" nel profondo dei nostri neuroni e sinapsi non sembra aver fatto nascere ancora cautele apprezzabili rispetto al cibo che forniamo alla mente.
La stragrande maggioranza dell'umanità non sembra infatti cosciente del fatto che gran parte di quel che quotidianamente leggiamo, vediamo o ascoltiamo, è in realtà anche peggio che igm; è addirittura "igmm", informazione geneticamente modificata e modificante: "modificata" rispetto agli eventi reali da grandi centrali planetarie di notizie che seminano di continuo nel mondo un turbine di veline preconfezionate ad hoc velocemente ricopiate e ridiffuse a ogni livello senza alcun filtro o spirito critico; "modificante" rispetto alle nostre scelte e ai comportamenti riguardanti tutta la nostra vita, nei rapporti con gli altri e in qualche misura perfino con noi stessi. La nascita e l'affermazione di grandi centrali transnazionali d'informazione - certamente la maggior parte delle agenzie di stampa più potenti ma soprattutto i network televisivi intercontinentali di notizie continue - sembra aver prodotto, in particolare negli ultimi due decenni, una situazione molto simile a quella in via di costruzione nel settore dei cibi transgenici: portata in redazione, una notizia se non proprio genuina ma almeno abbastanza vicina agli eventi effettivamente accaduti nella realtà, i grandi laboratori redazionali delle multinazionali dell'informazione, prima di metterla in circolo, si preoccupano di cambiarne il dna quanto basta perché sia palatabile per il potere (o i poteri più o meno manifesti e decodificabili), per lo sponsor pubblicitario e, in ultima analisi, per quel che si pensa possa essere l'aspettativa dei fruitori ovvero l'audience o comunque il cosiddetto bacino di utenza.
Messa a punto nei laboratori delle maxi-centrali mondiali della notizia, ogni igm ricade a cascata più o meno ovunque fino alla piccola radio di provincia e all'ormai onnipresente foglio gratuito che si presenta come prodotto totalmente local ma che ha spesso alle spalle struttura, macchina di produzione e metodologia che vengono da lontano e rispondono fedelmente alle logiche dei produttori di igmm. Lo abbiamo visto e lo stiamo tuttora vedendo con la cronaca della guerra in Iraq; lo abbiamo visto con le notizie riguardanti la miracolosità di farmaci rivelatisi poi letali o quanto meno pericolosi, dannosi o inutili; lo vediamo con l'esplosione di mode, tendenze (pardon, 'trends') e comportamenti sociali più o meno sciocchi e insensati; lo vediamo con la nascita di finti bisogni; ce lo propongono ogni giorno una visione e un'interpretazione del mondo che, se ci si ferma un momento a riflettere invece di trangugiare notizie come fast food transgenico, risulta quasi capovolta rispetto a quello che il buon senso vorrebbe.
Il fenomeno dell'igmm riguarda tutta la nostra vita ma a partire dalla distruzione delle Torri Gemelle di New York, è soprattutto sul fronte della guerra - e quindi dei diritti umani e delle libertà civili ovvero delle sorti future dell'umanità tutta - che ha manifestato tutta la sua terrorizzante pericolosità. La guerra in Iraq è stata "preventiva" - aggettivazione che suggerisce un'immagine positiva - per portare la libertà, esportare la democrazia, rendere più sicuro il mondo; sono state usate armi "intelligenti", la si è dichiarata conclusa - "mission accomplished" - quando per certi versi doveva ancora cominciare (come dimostra per esempio il numero dei caduti e quello mai indicato e forse sconosciuto delle vittime civili irachene); viene fatta da una "coalizione" che è costituita essenzialmente da armi, militari, comandi e poteri di una sola nazione, crea governi semilocali e poi tutti locali temporanei e ad interim, con passaggi di sovranità ufficialmente mai esistita (se, come si è sempre affermato, c'era una dittatura ultradelinquenziale), mai ceduta, mai di fatto riconsegnata se non a un primo ministro che ha lavorato almeno un ventennio per i servizi segreti americani e britannici. E tutto questo viene raccontato soprattutto da cronisti embedded, ovvero in buona misura "militarizzati" che, se non rispettano le regole stabilite e vigilate dai comandi militari, vengono comunque rispediti a casa.
E poi si scoprono i "soldati privati" - ovvero i mercenari di sempre, assoldati da efficienti e sfuggenti centrali internazionali - che, con tutta la possibile pietà e compassione per la loro sorte/ immagine tragica, vengono con faciloneria strapaesana vestiti con panni pubblici di eroi. E perché non è altrettanto eroe il povero cuoco campano ucciso in Arabia Saudita? Forse anche perché la sua "igmm", la grandguignolesca megavelina della sua morte con la gola tagliata -informazione unica, certa e terrorizzante per tutto il mondo per almeno un paio di giorni - viene smontata dalla scoperta che in realtà era stato ucciso con colpi d'arma da fuoco sparati alle spalle mentre cercava di fuggire. Che pena! tra gole forse tagliate, ostaggi decapitati, ostaggi rilasciati non si sa come e perché, orrendi, morbosi e forse falsi filmati in internet e ogni genere di informazioni confermate, smentite, da confermare, soprattutto da dimenticare. Dove comincia la manipolazione e dove finisce non tanto il vero quanto il minimamente attendibile?
Non è quindi sorprendente che qualcuno scriva libri di successo per dimostrare che nessun aereo cadde mai sul Pentagono quel tragico 11 settembre e che anche qualche cittadino qualunque si chieda perfino se Osama o Zarqawi esistano davvero, che cosa sia e dove prenda ordini al-Qaeda, quale sia il vero senso della guerra al terrorismo, a chi tutto questa mescolanza di vero, possibile, falso, credibile e assurdo possa mai convenire. Cui prodest? Diventa l'unico vero angoscioso interrogativo senza risposta certa. Per il suo ultimo discorso da presidente, nel 1960, il generale Eisenhower scrisse e disse in pubblico: "Questa congiunzione di un immenso establishment militare e di una vasta industria delle armi è un fatto nuovo nell'esperienza americana. La sua influenza totalizzante - economica, politica e perfino spirituale - è percepita in ogni città, ogni governo statale, ogni ufficio del governo federale. Riconosciamo l'inevitabile necessità di questo stato di cose. Eppure non dobbiamo evitare di capire le sue gravi implicazioni. Il nostro lavoro, le risorse e la nostra stessa vita sono coinvolte; e così pure la struttura intima della nostra società. Nei consigli di governo dobbiamo guardarci dall'acquisizione di un'influenza non giustificata, cercata o non cercata, del complesso militare-industriale. Il potenziale per la disastrosa crescita di un potere malriposto esiste e persisterà. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di potere mettano in pericolo le nostre libertà o i processi democratici". Quasi mezzo secolo dopo, soprattutto dopo il crollo delle Torri Gemelle, il complesso militar-industriale delle grandi corporations corposamente inserite con tutte le insegne della res publica ad ogni livello del governo statunitense è diventato anche complesso mass-mediologico arrogante e spietato. Da Guantanamo a Kabul, da Abu Graib a Gaza, da Ryad alla Turchia, il vulnus costante e ripetuto alla persona e ai suoi diritti più elementari si presenta come il minimo comun denominatore di tutte quelle pratiche belliche e parabelliche che anche quando non uccidono o distruggono
fisicamente di certo rendono impossibile una ragionevole conoscenza della realtà e non permettono più la comprensione e la diffusione delle notizie.
Libertà, processi democratici e informazione sembrano davvero arroventate e avviate a combustione in un clima da "Farenheit 911". Al rogo della "strega-verità" ancora in corso nel mondo sopravviveranno solo le "igmm" come gli "ogm" ai parassiti e alle diverse pestilenze? Vivremo presto solo di cibo e informazione transgenici? La prospettiva, nonostante il fosco presente, è troppo spaventosa per non ritenere che una reazione immunitaria non sia già in corso e che ancora una volta, vichianamente, un corso e un ricorso storico, sia pur in cicli sempre più forsennatamente ravvicinati, stiano per darsi il cambio. O almeno cosi - a cominciare dalla MISNA - vogliamo tutti insieme sperare...

Pietro Mariano Benni, neodirettore di Misna.org

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