Il Servizio nazionale di valutazione in Avvenire
Gianni Mereghetti - 14-10-2004
Giuseppe Savagnone ha pubblicato su Avvenire alcune interessanti riflessioni a margine della presentazione, da parte del ministro Moratti, dei risultati dell'indagine condotta dal Servizio nazionale di valutazione sui livelli di apprendimento nella scuola italiana.

Vorrei, da povero insegnante di provincia, offrire un piccolo contributo a totale sostegno delle osservazioni di Savagnone.

In primo luogo è utile alla scuola italiana che si introduca finalmente un processo di valutazione serio, in modo da uscire dall’autoreferenzialità, ma senza cadere nella logica dei cosiddetti Progetti Qualità, che sono solo un’autovalutazione mascherata e di basso profilo.

Una valutazione seria implica la disponibilità a sottoporre il proprio lavoro di insegnante ad un giudizio, ma soprattutto quella di correggere il proprio modo di insegnare. Che la valutazione abbia come scopo la correzione, quindi il miglioramento della qualità dell’insegnamento, è questa la scommessa da vincere, altrimenti il sistema che si sta costruendo rimarrà astratto!

In secondo luogo ha ragione Savagnone a sostenere che la debolezza degli studenti in matematica è l’esito di una scuola, ancora incapace di dare lo spazio dovuto all’insegnamento delle discipline scientifiche. Questa incapacità è dovuta ad un pregiudizio, quello per cui la cultura sia fondamentalmente umanistica! Invece la cultura non è nè umanistica nè scientifica, ma è la capacità di investire ogni conoscenza di un senso.

In terzo luogo è decisiva l’osservazione di Savagnone a riguardo della necessità di dare pari dignità all’istruzione liceale e alla formazione professionale. E’ su questo che si gioca la riforma, che invece sarebbe affossata nel caso partisse il sistema liceale, senza un adeguato rinnovamento della formazione professionale.

Da ultimo è vero che un sistema di valutazione deve fare un passo indietro rispetto al fenomeno educativo. Nessun test ci potrà dire che cosa sia necessario fare per rispondere alle domande fondamentali dei giovani, in quanto l’educazione non è un meccanismo, bensì il drammatico rapporto tra due libertà, un rapporto che non si può incanalare dentro argini prestabiliti. L’educazione infatti non è una misura, è un avvenimento umano, che può accadere in ogni attimo, ossia là dove una libertà in modo imprevisto si coinvolge con una proposta che le corrisponde.

Ben venga quindi un sistema di valutazione imperfetto, che sa autolimitarsi riconoscendo ciò cui può arrivare e ciò cui non vi può!

Del resto di questa imperfezione si fa esperienza ogni giorno in classe, quando accade che si muova la libertà di uno studente che era stato dato per perso. Questo è il fascino dell’avventura educativa, un fascino che non cambierei con nulla al mondo!


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 Ettore Martinez    - 16-10-2004
Mereghetti ha scritto:

"In secondo luogo ha ragione Savagnone a sostenere che la debolezza degli studenti in matematica è l’esito di una scuola, ancora incapace di dare lo spazio dovuto all’insegnamento delle discipline scientifiche. Questa incapacità è dovuta ad un pregiudizio, quello per cui la cultura sia fondamentalmente umanistica! Invece la cultura non è nè umanistica nè scientifica, ma è la capacità di investire ogni conoscenza di un senso."

La mia personale opinione è che la spiegazione sia in realtà abbastanza semplice e chiara, come ben sanno gli operatori scolastici.

La matematica necessita forse più di altre discipline di molto esercizio (molti esercizi) e quindi applicazione e quindi tempo.
Tutte energie che l'adolescente dei licei di oggi è difficilmente disposto a sottrarre alla piscina, alla danza moderna o a qualsiasi altra cosa lo interessi sul momento.
Se non si riesce a incidere su questa banalità di base, qualsiasi altra giravolta dialettica si risolverà nel solito escamotage a fini propagandistici o politici e comunque non potrà che santificare l'attuale in-esistenza di un reale progetto educativo.
Non temo la valutazione in quanto tale ma temo piuttosto che di tutto possa trattarsi tranne che di una valutazione.
A me pare che si voglia continuare sull'appiattimento della professione e che sia ancora lontano il momento della sua auspicabile ri-valorizzazione.

Cordiali saluti