Fazzoletti che si annodano, arcipelago che si ricompone
Emanuela Cerutti - 04-03-2002
L'Appello lanciato su queste pagine come su molte altre negli ultimi giorni, ha corso lungo il doppio binario dell'opposizione e della proposta.
Opposizione ad una riforma restrittiva e limitante degli organismi "partecipativi" della scuola italiana, in cui molti di noi credono nonostante i limiti ed i malfunzionamenti da più parti sottolineati.
Perchè rinunciare alla "partecipazione" è come togliere alla scuola il passaporto democratico che da almeno trent'anni l'ha connotata e che, forse, la sta rendendo perdente di fronte alle logiche aziendali mai come ora in auge.
Proposta perchè non si è "contro" e basta.
Qualcuno lo ha recentemente ricordato e mi piace ripeterlo: "Nessun vento e' favorevole per chi non sa dove andare, ma per chi sa, anche la brezza sarà preziosa". ( Rilke)
Proposta, da costruire con il contributo di tutti, perchè la conoscenza si muove tra condivisione e comunicazione, approdando alle regioni aspre del cambiamento.
Proposta per un recupero ed una riappropriazione di quei valori condivisi che danno significato e sostanza all'avventura educativa e all'impegno conoscitivo.
Non forzature ideologiche o sterili polemiche, dunque: il nostro mestiere ci insegna l'analisi spassionata,la critica e l'autocritica, la costruzione di progetti sulla base di dati reali, ipotesi verificabili, principi irrinunciabili.
Piuttosto richieste di apertura, che diventano necessarie perchè la stessa autonomia non perda il suo significato, trasformandosi in burocrazia spicciola e poco interessante; e di circolarità, o villaggio globale, categorie dell'oggi che non possiamo dimenticare ogni tanto.
Sarebbe auspicabile che al Collegio Docenti, cuore pulsante della comunità scolastica, con tutte le sue articolazioni e specificazioni, continuassero ad affiancarsi gli organismi di partecipazione degli studenti, dei genitori, del personale non docente , in quanto realtà "appartenenti" di diritto e di fatto; e si aggiungessero nuovi organismi "misti" aperti alle sperimentazioni progettuali che l'autonomia suggerisce, rappresentanze sindacali e territoriali che giochino con la scuola la partita degli interventi locali, centri sociali e culturali che permettano l'ampliarsi della proposta formativa in più direzioni.
Ma ancor più sarebbe auspicabile, per un problema di coerenza interna al sistema che si va costruendo, che la gestione di tutte queste realtà aperte ed in interrelazione non si costruisse su un modello "centralizzato" o "dirigenziale", vanificando gli sforzi fin qui compiuti.
E, soprattutto, su un modello "decentrato", che toglie ai soggetti la propria identità riducendoli ad oggetti, più o meno consenzienti, delle decisioni altrui.
La demotivazione si colloca nella sfera di quella libertà personale che è difficile scalfire: ma certamente non la si risolve deresponsabilizzando .
Coordinamento, dunque, nell'organismo chiamato Consiglio di Scuola, equilibrio ed autonomia delle parti , distinzione di ruoli e loro chiara definizione, costruzione di protocolli, trasparenza dei bilanci, trasparenza degli accordi e delle convenzioni, incentivi economici che non siano obolo misericordioso, ma reale riconoscimento della qualità del lavoro, investimenti sulla scuola pubblica che dimostrino credibilità, offerte formative aperte alla valutazione e all'autovalutazione.
Professionalità docente: non solo parole.
Su questa scommessa annodiamoli i nostri fazzoletti e non stanchiamoci di creare spazi di dialogo.

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 gigi    - 10-03-2002
girotondiamo?

 Giorgio Zanon    - 11-03-2002
Bah, mi sembra il solito giro di bizantinismi che si riferiscono più a stati d'animo personali che la realtà. Beninteso sono anch'io dell'opinione che sul piano simbolico questo governo rappresenta valori da paese delle banane ma non mi sembra il caso di allarmarsi ogni volta che qualcuno si gratta le pulci. Il vero problema di noi italiani è che confondiamo spesso questioni di consenso (e quindi di potere) con questioni di verità e ciò perché sotto sotto amiamo più il primo della seconda. Tutti a far sondaggi, a contarsi, a gridare allo scandalo per usurpazioni millimetriche del proprio territorio come se le sciocchezze diventassero verità a colpi di maggioranza. Certo, è triste vedere che la verità viene calpestata ogni giorno da chi ci dovrebbe "far sentire orgogliosi di essere italiani" come dice Benigni ma il vero problema non sta lassù, sta in mezzo a noi perché uno su due ha voluto essere rappresentato da questa gente. Come è possibile che la metà degli italiani abbia votato per Bossi, per Castelli, per Berlusconi, per Previti, per Borghezio e via dicendo ? Proviamo a rispondere e si comincerà a fare qualcosa di concreto per la scuola.
Quanto a Rilke preferisco Machado:
"Caminante no hay camino el camino se hace al andar" (Viandante non c'è strada la strada si fa all'andare)