breve di cronaca
Nuovo Comitato di Liberazione Nazionale
Unità on line - 09-10-2004

Sono sempre più numerose le persone estremamente preoccupate per la situazione politica e si stanno moltiplicando le iniziative e i convegni per lanciare allarmi. Partecipano attivamente uomini e donne di sinistra e di destra: mi riferisco ad una destra genuina, non a quella di Berlusconi, che non è destra.
In breve, non è affatto esagerato affermare che, sul piano civile, stanno emergendo le premesse di un nuovo Comitato di Liberazione Nazionale: quello degli anni Quaranta includeva tanti gruppi politici, dai monarchici ai comunisti, oggi le ideologie sono assai diverse, ma la sostanza è la stessa, giacchè si sta diffondendo la convizione che, come paese, siamo entrati in uno stato preagonico: possiamo ancora salvarci, ma è sempre più difficile e il tempo stringe in modo implacabile.


Io sono intervenuto in due di questi dibattiti, il primo organizzato a Firenze a Palazzo Vecchio il 1° ottobre dalla Fondazione Pertini sul tema “Libertà e democrazia ”, il secondo promosso dall' Associazione Libertà e Giustizia a Roma il 3 ottobre al Teatro di Tor di Quinto sul tema "Salviamo la Costituzione" - l'allarme del titolo è pienamente giustificato: in entrambi i dibattiti erano numerose le personalità del nuovo CLN, in entrambi è intervenuto l'instancabile ex Presidente Oscar Luigi Scalfaro, che ha due anni più di me - ne ha 86! In entrambi i dibattiti ho riecheggiato l' urlo di Munch.

Ecco alcuni temi che ho svolto.

Com'è venuta a Berlusconi l'idea di riformare l'intero sistema di governo previsto dalla nostra Costituzione? Per realizzare il suo vero programma (difendere ed accrescere la “roba” e le televisioni, evitare la galera) non gli bastavano le leggi-vergogna ?

Berlusconi ha ottenuto quello che voleva con una facilità che credo abbia meravigliato lui stesso. Ma si è reso conto - o glie lo hanno spiegato i consiglieri, primo fra tutti Marcello Dell'Utri che si è giustamente paragonato a Socrate - che la sua vittoria era effimera e poteva perdere tutto se non “blindava” il suo potere.

Di qui il raptus riformistico ed il progetto di riformare - devastare - anche il sistema di governo; di qui il progetto Frankenstein ”, che, se approvato, darebbe il colpo di grazia ad ogni speranza, per l'Italia, di diventare un paese civile in un futuro prevedibile.

Quali sono le probabilità che un tale progetto, che potenzialmente darebbe poteri illimitati a Berlusconi, venga approvato?

Purtroppo sono elevate. Un pezzo della devolution, che serve a mantenere il sostegno di Bossi e dei suoi padani e che, lo garantiscono Berlusconi e i celtici, ha un costo vicino allo zero, è già passato, pur essendo un progetto abominevole; può passare anche la riforma del sistema di governo.

Sono state avanzate critiche fortissime alle due atrocità - “devolution” e Frankenstein. Sono critiche semplici: possono essere capite anche da chi è corto di cervello e scarso a cultura. Ma possono convincere le persone in buona fede, non chi si è fatto comprare: ho già ricordato che una bella fetta di parlamentari è stata comprata a peso vivo, scarpe comprese. Per costoro l'unico argomento valido sarebbe: quanto ti dà Berlusconi: un miliardo? Bene, io ti do un miliardo e cento milioni. E non si compra una persona solo coi soldi. Tutti comprati, come nel Parlamento inglese di Walpole , almeno nella “Casa delle libertà”? Credo di no, ma il numero dei comprati è grande. Per questo molte persone serie pensano che probabilmente, come estrema soluzione, resta il referendum, il cui esito però non è sicuro.

Ma allora è sempre valido il terribile giudizio di Calamandrei - “La tragedia dell'Italia è la sua putrefazione morale, la sua indifferenza, la sua sistematica vigliaccheria?

Se così fosse non ci sarebbero speranze. Ma Calamandrei scriveva subito dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale. Poi c'è stata la Resistenza. C'è stato - per brevità parlo per simboli - il massacro della famiglia Cervi. Dopo la guerra si è svolto quello straordinario processo civile che ha visto collaborare tutte le forze politiche, di destra e di sinistra, che avevano dato vita alla Resistenza, un processo in cui ha operato come protagonista lo stesso Calamandrei e che ha generato “la nostra bella Costituzione”, oggi in pericolo di morte. In seguito, a poco a poco hanno ripreso il sopravvento i vecchi vizi; io credo però che le tragiche esperienze del fascismo, della guerra e della Resistenza sotto la superficie hanno lasciato in molti segni indelebili: questo spiega perché nel dopoguerra ha avuto luogo un sia pur lento e tormentato progresso civile, oggi brutalmente interrotto.

L'eredità che proviene da quelle esperienze ci consente di sperare, nonostante tutto; e sperare significa operare.

Se riflettiamo sui motivi dell'interruzione del progresso civile e poi dell'ascesa e della permanenza al potere di Berlusconi dobbiamo riconoscere che le responsabilità dell'opposizione sono grandi. Non pochi esponenti dell'opposizione hanno fatto robusti favori a Berlusconi, alcuni se ne sono perfino vantati con lui, anche se erano contro la legge, forse, chi sa, illudendosi di ottenere la sua gratitudine politica. Altri sono arrivati ad esaltare Craxi, che era certo un abile politico ma che era anche un grande corruttore - è lui che ci ha regalato Berlusconi e lui stesso aveva ammesso, con spavalderia e senza pudore, le sue malefatte. Quegli esponenti sono giunti ad irridere Enrico Berlinguer, un passatista, che aveva sostenuto, come già Carlo Cattaneo, come già Gaetano Salvemini come già Ernesto Rossi, come già Piero Calamandrei , che la morale non può essere separata dalla politica pena la putrefazione e il regresso economico oltre che civile dell'intera società.
Di recente alcuni leader dell'opposizione in varie circostanze hanno riconosciuto di aver fatto gravi errori - zig zag. Ma per convincere tutti che intendono veramente cambiare strategia alle parole debbono far seguire i fatti: smettendo di litigare ed abbandonando la difesa a oltranza delle loro meschine posizioni di potere personale, una difesa che porta all'esclusione dei “non addetti ai lavori”: la politica non deve essere né monopolistica, che allora è dittatura, né triopolistica: è democratica solo se è aperta a tutti. Le formule sono diverse, una è quella del grande Ulivo, un'altra è la Federazione - i nomi contano poco. Se l'opposizione non fa sul serio, la conclusione bisogna ribadirlo, è una nausea e quindi un astensionismo dilaganti, col conseguente trionfo del berlusconismo, ossia dell'Italia descritta con angoscia da Calamandrei.

Paolo Sylos Labini




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