La legge di parità e il diritto allo studio.
On. Piera Capitelli - 29-09-2004
In questi giorni la settima Commissione della Camera ha concluso l’esame della proposta di legge n° 2113 presentata dai parlamentari del centro destra. Essa prevede l’introduzione di buoni -scuola per la copertura, in tutto o in parte, dei costi di iscrizione alle scuole paritarie, secondo le modalità definite con regolamento governativo.

Si tratta di un'autentica provocazione.

Siamo all'abrogazione di quella parte dell’articolo 1 della legge 62/2000 che per le borse per il diritto allo studio prevedeva la parità di importo fra studenti delle scuole statali e delle scuole paritarie. Quella parità era la condizione che garantiva la costituzionalità di quella legge. Se la si rimuove, si vota una legge inaccettabile e incostituzionale.

L’articolo 33 comma 3 della Costituzione viene violato perché non si tratta più di un intervento per il diritto allo studio, ma di un finanziamento diretto alle scuole non statali. La legge di parità viene così gettata alle ortiche.

E’ grave che ciò avvenga quando si riducono i trasferimenti annuali per il diritto allo studio (nel 2004 sono diminuiti rispetto al 2003). È grave soprattutto quando non si individuano nuovi finanziamenti: la maggioranza alla Camera ha respinto la proposta del centro-sinistra di stanziare per tale materia 1000 milioni di euro.

L’iniziativa del centro destra alla Camera si ricollega a quella prevista in molte regioni, dove si vuole far passare una proposta che finanzia illegittimamente tali buoni con i Fondi Europei.

La caratteristica principale di questo buono scuola, che non è di “sistema” ma “assistenziale”, consiste nel proporre inizialmente una spesa aggiuntiva alla spesa statale di istruzione, per poi ridurla con i tagli derivanti dalla auspicata diminuzione dalla domanda che è perseguita dalla politica di questo Governo di centro destra: un taglio di risorse e un’assenza reale del diritto allo studio pari (e paritario) per tutti.

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 ilaria ricciotti    - 29-09-2004
On. Capitelli,
leggendo il suo articolo mi è venuta in mente una riflessione:" Lei ci informa e fa bene, ma di fatto non ci indica ciò che possiamo fare noi cittadini unitamente a voi parlamentari all'opposizione. Io non ho avuto modo di fare la sua esperienza e, a dire il vero , non ci penso proprio, ma se fossi al suo posto o a quello dei suoi colleghi mi farei sentire più spesso. Pur non avendo molti mezzi multimediatici a favore, puntualmente , tramite le segreterie di partito avrei informato la gente e soprattutto denunciato le illegalità quotidiane.
Questo modo di proporsi, parlando con diversi cittadini, non viene percepito. E' come se voi non foste quotidianamente presenti in aula a controbattere, ad opporre veti e, se è il caso , ad indire referendum ed a scendere in piazza. A proposito è un po' di tempo che non ci si ritrova più a manifestare i numerosi dissensi!
Non si può rimanere a guardare lo sfascio di una società che tutto sommato aveva ingranato le sue numerose marce e che ora sembra addormentata o, peggio ancora, rassegnata a scelte politiche che a quanto pare non sono certo vincenti.