Pierangelo - 08-10-2004 |
da Repubblica del 8.10.2004 I movimenti cattolici in cerca di un ruolo di MARCO POLITI L´"estate dei movimenti" ha portato alla ribalta in modo prorompente la vitalità dei mondi cattolici, che si riconoscono nelle sigle più varie. Dall´Azione cattolica a Comunione e liberazione, dalle Acli ai Focolarini, a Sant´Egidio, alla "carovana della pace" del terzomondista Alex Zanotelli. Il fenomeno ha radici varie e lontane. Ciò che caratterizza l´ora presente sono due aspetti. Il superamento della conflittualità e dello spirito di ossessiva competizione, che ha caratterizzato tra gli anni Settanta e Ottanta i rapporti tra associazioni e movimenti all´interno dell´area cattolica. E l´affacciarsi sempre più frequente di questi gruppi sulla scena pubblica con un´agenda politica: si tratti di una rivalutazione economica della struttura familiare o di un nuovo welfare, della difesa del no profit o del rifiuto dell´avventura irachena, delle modalità dell´integrazione europea o di un approccio solidaristico alla globalizzazione. Il tramonto della conflittualità - sancito visivamente dalla lettera del fondatore di Cl, don Giussani, alla presidente dell´Azione cattolica Paola Bignardi nel segno di una collaborazione comune nell´evangelizzazione - ha il suo fondamento anche in motivi di politica ecclesiastica. Quando negli anni Ottanta Giovanni Paolo II occupò la scena italiana con una sua precisa linea di riscossa sociale (ispirata ad un´evidente contrapposizione alla cultura laica e di sinistra e corroborata dal rifiuto di lasciare in libertà il voto cattolico nell´intento di tutelare finché possibile il monopolio della Democrazia cristiana) era questione cruciale per alcuni movimenti accreditarsi come gli interpreti "più fedeli" ed energici del verbo papale. Si spiega così il duello senza esclusione di colpi tra Cl e l´Azione cattolica. Oggi, nella fase finale del pontificato wojtyliano, una simile urgenza non si pone più. Predomina semmai l´esigenza di misurarsi con due sfide: la trasmissione della fede in una società, nella quale il risveglio religioso si accompagna però ad un deperimento della memoria della dottrina e dei testi cristiani, e il problema di rendere socialmente rilevanti i valori religiosi. I mondi cattolici - e il plurale è d´obbligo perché si tratta di un arcipelago e non di un´area monolitica - possono giocare una carta importante. Nello sfarinarsi di circoli, sezioni e aggregazioni, che caratterizzavano la sinistra e in parte anche la cultura laica fino a tutti gli anni Settanta, lo spazio dell´associazionismo cattolico è forse l´unico che offre al cittadino e specie ai giovani l´occasione di approfondimenti, discussioni e proposte su tematiche religiose, civili, sociali e internazionali, sfuggendo all´impotente ascolto dei talk-show e alle chiacchiere volonterose tra amici. Di pari passo la molteplicità delle realtà cattoliche, nel segno di una forte impronta comunitaria e solidaristica, costituisce una rete di socialità che sorregge il tessuto connettivo del Paese. Se in alcuni passaggi cruciali l´Italia non sbanda e regge a crisi e colpi duri ciò avviene sicuramente (seppur non esclusivamente, sia chiaro) per l´esistenza della "rete cattolica". Sfocerà questo rinnovato attivismo nella rinascita della Balena Bianca? Papa Wojtyla esorta con calore i cattolici a impegnarsi attivamente in politica. Tornerà la Dc? L´interrogativo ricorre spesso. Ma proprio la multipolarità delle associazionismo cattolico fa sì che nessun Centro Bianco potrebbe più monopolizzarne la titolarità politica. Un Partito Cattolico che pretenda di parlare a nome dei ciellini, degli aclisti o dei focolarini non ci potrà più essere. Troppo autonomo è ormai il cammino di ognuno. Serve, però, secondo i vescovi un maggiore coordinamento. Monsignor Chiarinelli, organizzatore delle Settimane Sociali, parla di "nuovi laboratori politici" in cui i cattolici impegnati possano incontrarsi. È pensabile che possa farsi strada il modello inaugurato dalle Acli e che Luigi Bobba chiama "reti in opera": il convergere di volta in volta di realtà associative, che mantengono la propria fisionomia, su progetti concreti da portare nell´agenda politica. Si profila dunque una prospettiva in cui intervengano maggiormente in politica soggetti della società civile al modo in cui in Germania si muovono le Buergerinitiaven (iniziative civiche) o i "caucus" negli Stati Uniti, lanciando campagne su disegni di legge. Sarebbe un modo nuovo di arricchire l´agire politico in Italia, se si prescinde dalle iniziative referendarie. C´è da chiedersi semmai se la classe politica è pronta a recepire gli impulsi che vengono da questa variegata realtà. Finora la tendenza, per pigrizia o per calcolo, è stata di considerare titolare della rappresentanza di un indistinto "mondo cattolico" l´istituzione ecclesiastica. Non può essere così. Non solo perché su questioni cruciali, come il rifiuto di partecipare alla guerra di Bush o le formulazioni della legge sulla procreazione assistita o la regolamentazione della coppie di fatto o le riforme del lavoro che hanno incrementato l´occupazione precaria, la linea politica della gerarchia ecclesiastica italiana spesso non ha conciso con il sentire quotidiano dei cattolici. Ma anche perché le associazioni di ispirazione cristiana sono espressione di una società civile che chiede di avere un filo diretto con le istituzioni. A Bologna, dove si sono aperte le Settimane sociali, si è già avvertita una differenza di toni. Il piglio incisivo dell´ex presidente della Corte Costituzionale Casavola sulle antistoriche pretese leghiste, sulla guerra, sulla centralità del Parlamento - assai diverso dagli ovattati comunicati della Cei - ha mietuto applausi a scena aperta. |