Le trappole della destra
Carla Casalini - 24-09-2004
Non c'è dubbio, «un gran pasticcio» ma un pasticcio mefitico quello che il centrodestra sta cucinando sulle «riforme», per stravolgere la Costituzione. E le critiche di alcuni esponenti del centrosinistra che così lo definiscono, attribuendolo alla necessità della maggioranza di conciliare le opposte pulsioni interne - disgregatrici della Lega, centralizzatrici e autoritarie di An e berlusconidi - colgono solo una parte di ciò che sta avvenendo e rischiano così di trasferire le «contraddizioni» di potere dentro la destra nel giudizio sul significato profondo di questa operazione, che tanto slegata nelle sue parti non è. Non pare infatti necessariamente in contraddizione un «premierato assoluto» posto su «cittadini» resi più diseguali, anzi. Certamente all'affamata truppa di Bossi potrà non bastare il prodotto che si sta confezionando alla Camera, ma l'effetto di dissoluzione dei fondamenti solidali posti tra i cardini dell'originaria costituzione repubblicana guadagnerà molte lunghezze, questo è garantito.

Guadagnerà nuove e pesanti disuguaglianze ai danni di donne e uomini che abitano questo paese puntando sulla declinazione geografica, sulla diverse possibilità economiche e relazionali, rispetto a questioni vitali come il sapere l'istruzione, come la salute - quelle «precondizioni» per una effettiva libertà su cui da ultimo ha ammonito Amartya Senn. Ma va notato, per non dimenticare la storia di questi anni, che a pervertire una cultura politica ha dato il suo efficace contributo il centrosinistra, fino all'episodio dell'ultimo governo D'Alema che ha manomesso la costituzione nell'ormai famoso «Titolo V».

Una storia che che inquina l'attualità dello scontro parlamentare, basti pensare a ciò che è avvenuto ieri sulla «tutela e sicurezza del lavoro». La maggioranza ha presentato un emendamento che rimette nelle mani dello stato la «sicurezza» sul lavoro. L'opposizione ha votato contro questa trappola: infatti, omettere la parte «tutela del lavoro» vuol dire perseguire lo smantellamento della legislazione su diritti e condizioni dei prestatori d'opera.

In gioco ci sono cose pesanti: i diritti di parola e politici sul lavoro - che in parte ancora garantisce lo Statuto; e c'è la garanzia «solidale» fin qui agita dal contratto nazionale, che questo governo da tempo punta a cancellare in favore di contratti «regionali» - ossia la reintroduzione delle gabbie salariali.

Infatti, esclusa dai compiti nazionali, la «tutela del lavoro» resta così affidata alla legislazione «concorrente» di ciascuna Regione: e questa fu precisamente una delle «innovazioni» introdotte dal governo di centrosinistra nella «riforma» del Titolo V.

Ieri, pentiti, hanno votato contro i responsabili di allora, ma risalta la produttività negativa di quella azione politica, della perdita culturale, nei suoi effetti nel tempo.

Oggi è al voto, fra gli altri, un altro emendamento della maggioranza, un'altra trappola. La «correzione» riguarderebbe l'attribuzione allo stato della «tutela della salute», laddove fin qui il centrodestra parlava di competenza della «legislazione esclusiva» delle Regioni. Ma, mentre la «tutela della salute» - nei suoi termini generici - ritornerebbe al centro, l'organizzazione sanitaria, l'assistenza, la prevenzione, restano regionali.

La «discriminazione geografica», poi, ben si combina con i tagli governativi nei trasferimenti agli enti locali - i tagli già praticati e quelli che si annunciano, con discrezione, anche in questa finanziaria.

Nel solo quadriennio 2001-2004 le regioni chiuderanno i bilanci con un disavanzo di 20 miliardi di euro, «e ci sono da aggiungere altri 10 miliardi che lo Stato ha promesso sulla carta, ma non ha ancora erogato». La denuncia, unitaria, dei sindacati, si estende nell'opposizione a qualunque «contratto regionale» sulla sanità, che produrrebbe «nuove diseguaglianze» fra territori più o meno ricchi, «un'altra mazzata sul Sud» - senza contare i progetti di privatizzazione.

Non ci risultano, al momento, «emendamenti» sull'istruzione, che la legislazione regionale «esclusiva» e la legge Moratti si incaricano di avviare, in sinergia, a un'avvilente esito di dieguaglianza e sottrazione democratica.


CARLA CASALINI

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 Rolando Borzetti    - 25-09-2004
Segnalo da Vita.it:

Riforme: Ecco le materie di competenza esclusiva dello Stato

Dopo le modifiche apportate dalla Camera al disegno di legge di riforma costituzionale approvato dal Senato, lo Stato avra' la competenza legislativa esclusiva su queste materie:

a) politica estera e rapporti internazionali dello Stato; rapporti dello Stato con l'Unione europea; diritto di asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea; promozione del sistema economico produttivo nazionale;
b) immigrazione;
c) rapporti tra la Repubblica e le confessioni religiose;
d) difesa e Forze armate; sicurezza dello Stato; armi, munizioni ed esplosivi;
e) politica monetaria, tutela del risparmio e del credito e mercati finanziari; tutela della concorrenza e organizzazioni comuni di mercato; sistema valutario; sistema tributario e contabile dello Stato; perequazione delle risorse finanziarie.
f) organi dello Stato e relative leggi elettorali; referendum statali; elezione del Parlamento europeo; g) ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali;
h) ordine pubblico e sicurezza, ad esclusione della polizia amministrativa regionale e locale;
i) cittadinanza, stato civile e anagrafi;
l) giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale; giustizia amministrativa;
m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale; m bis) norme generali sulla tutela della salute, sicurezza e qualita' alimentari;
n) norme generali sull'istruzione.
o) previdenza sociale; sicurezza del lavoro;
p) legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Citta' metropolitane; ordinamento della capitale;
q) dogane, protezione dei confini nazionali e profilassi internazionale;
r) pesi, misure e determinazione del tempo; coordinamento informativo statistico e informatico dei dati dell'amministrazione statale, regionale e locale; opere dell'ingegno;
s) tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali.
t) grandi reti strategiche di trasporto e di navigazione di interesse nazionale e relative norme di sicurezza; u) ordinamento della comunicazione;
v) ordinamento delle professioni intellettuali; ordinamento sportivo nazionale;
z) produzione strategica, trasporto e distribuzione nazionali dell'energia.