Qualcosa di non chiaro
Redazione - 23-09-2004
La ricostruzione dei fatti fissa alcune date: il sequestro il giorno 20, appunto, poi il video con la rivendicazione del rapimento arrivato ad Al Jazira martedì 24 e, infine, l’annuncio della morte del reporter che, sempre Al Jazira, ha mandato in onda giovedì 26. Sei giorni scanditi da ipotesi, trattative, contatti, speranze. Sei giorni durante i quali l’intellingence, le fonti irachene, la Croce Rossa, la politica, hanno mosso ciascuno le proprie pedine: tutto inutilmente.

Ma è proprio tutto così drammaticamente chiaro? Le contraddittorie dichiarazioni del Ministro della difesa, Antonio Martino aggiungono confusione alle già confuse versioni che circolano nei giorni successivi alla notizia della morte di Baldoni. Sulla dinamica dell'agguato, sulla morte dell'autista e traduttore Garheeb, persino su un video che documentava la morte mai esistito.
Una vera e propria disinformazione preventiva messa in atto proprio dagli stessi che accusano i pacifisti di comportarsi come Ponzio Pilato e di non considerare gli ostaggi tutti uguali.
Al punto che Articolo 21 e la redazione del sito hanno deciso di promuovere un comitato per la verità e la giustizia che tenterà di sollevare in tutte le sedi internazionali, istituzionali, politiche, giudiziarie tali interrogativi irrisolti per impedire che anche questa tragica vicenda sia presto ridotta ad una fastidiosa pratica da nascondere in qualche archivio, più o meno segreto.

Eppure la verità, o meglio, le bugie cominciano ad essere ricostruite. Dove è accaduto il rapimento, in primo luogo, cosa che ha chiarito, ed è questo il dato più allucinante della vicenda, con chi veramente era Baldoni, quando è stato rapito.

Missing in action, dunque?

Per i giorni immediatamente successivi al sequestro del 20 agosto tutti, compresi gli uomini del Sismi, sembravano convinti del fatto che Enzo Baldoni si fosse diretto verso Najaf da solo con il suo autista. La Croce rossa, non smentisce questa versione. Di più. In una comunicazione - datata 24 agosto - indirizzata al Comitato internazione della Croce rossa nella quale la Cri deve indicare lo svolgimento dei fatti del 19/20 agosto Scelli, con formulazione ambigua, scrive: (..)"il rapimento non è legato a operazioni sul terreno della Croce rossa italiana (...)"

Poi, il 23 agosto, un'altra giornalista indipendente, Hellen Williams, che viaggiava con Baldoni e la Croce Rossa sulla strada di ritorno da Kufa verso Baghdad, dichiara: Baldoni era con noi quando è sparito e racconta il momento in cui una esplosione ha colpito parte del convoglio e la macchina con Enzo e Ghareeb (il suo interprete) è scomparsa.

E' la prova definitiva che il giornalista italiano è stato rapito durante il secondo agguato al convoglio della Croce Rossa italiana. Impegnata quel giorno in una missione impossibile, ma il cui ruolo e la cui ruolo funzione stanno diventando decisamente ambigui

Come Simona Torretta e Simona Peri ed i loro amici irakeni, Enzo Baldoni portava la pace con la pace. La sua uccisione non ha incrinato nemmeno una delle ragioni del pacifismo. Al contrario, le ha rafforzate.
Anche con le domande che ci ha costretto a porci.
Quelle sulla sua morte, quelle sull’ intreccio di verità e menzogna(..) particolarmente attivo nel caso del terrorismo.

E l’ultima: A chi giova? tutto questo? Domande ed accuse


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