Ottaviano Molteni - 25-09-2004 |
Qui non essitono i buoni ed i cattivi. Qui non ci sono ragionoveli dubbi sulla morte e su chi muore. Il terrorismo in sé è proprio idiota, se a tale parola si può dare un senso pieno. Non resto indifferente ai milioni di bambini che moriranno di fame nel prossimo futuro. Nè tantomeno a quelli che muoiono oggi. A quelli che vengono sfruttati, violentati e violati, derubati della loro infanzia, picchiati, dimenticati... io non mi faccio pie illusioni. Non esistono i buoni o i cattivi. I problemi si potrebbero risolvere tutti. Qui la colpa è di tutti: bianchi, rossi, neri, gialli e arcobaleni. Basterebbe l'esempio. L'esempio di quelle persone che al posto di parlare al vento dessero un esempio. Combattere la fame? Si può, se si vuole veramente. Con umiltà e coraggio. Ma amiamo così tanto il nostro orticello. Desideriamo così tanto il POTERE. Sarebbe sufficiente tornare alle origini dello spirito socialista. Quello vero. Quello nazionalpopolare che ha mosso le masse - quelle vere - spontaneamente. Senza inni o bandiere. Il desiderio di scendere in piazza insieme: spazzino e dottore, impiegato e operaio, poeta e becchino, contadino e massaia, artista e infermiere.... per dimostrare che siamo uniti. Che vogliamo veramente una società migliore. Dove sono gli esempi? Mentre siamo alle prese con il sopravvivere quotidiano e alla quadratura di conti sempre meno matematici...i nostri rappresentanti al governo si aumentano allegramente il loro "stipendio"... che burla... ci fosse stato un solo partito che si fosse opposto. Mentre il popolo percepisce uno stipendio netto di 1200/ 1400 € loro arrivano a quanto? e con quali spese?... e vogliamo combattere la fame nel mondo? forse l'uomo qualunque, la donna di tutti i giorni, che in silenzio sfama chi ha vicino e gli chiede aiuto. Sì credo che chi abbia ucciso deliberatamente i bambini in Ossezia sia un assassino. Senza inutili scusanti. Senza discussioni che portano a tutto e a niente. E i colpevoli siamo noi. Tutti noi che lo permettiamo con la nostra indifferenza. Ottaviano Molteni |