L'hanno detto i giornali. Ovvero: la disinformazione preventiva
Fuoriregistro - 15-09-2004
Quello che riportiamo ora è una sintetica cronistoria di quello che hanno pubblicato i maggiori quotidiani italiani nel periodo, cruciale del 20/24 agosto. Ogni, ulteriore, commento ci appare superfluo


Le prime notizie di quella che resta per molto tempo "la scomparsa" di Enzo Baldoni si hanno in Italia nel tardo pomeriggio di venerdì 20 agosto attraverso le agenzie di stampa.

Sia l'AdnKronos (ore 19,19) che l'Ansa (19,48) riferiscono (facendo risalire la fonte informativa nell'ambasciata italiana a Baghdad) che - da parecchie ore - si sono perse le tracce dell'inviato de il Diario Enzo Baldoni e che l'ultimo contatto sarebbe avvenuto "la sera prima": ovvero il 19 agosto.

Falso. Il 19 agosto Baldoni, di ritorno da Najaf, si trovava nella moschea di Kufa insieme a tutti gli altri componenti del convoglio della Croce rossa ... ad eccezione dell'inviato Rai Pino Scaccia che, in compagnia del suo autista Mohammad, dell'operatore tv e di un ferito nel primo agguato era partito - per Baghdad - la sera del 19 agosto.

I principali quotidiani del 21 accreditano la tesi inizialmente fornita dalla Croce Rossa.

Sul Corsera si legge: (...)"L'ultimo contatto risalirebbe a giovedì sera. Baldoni sarebbe stato con altri colleghi su un convoglio della Croce rossa che cercava di andare da Baghdad a Najaf e sarebbe rimasto volontariamente a Najaf dopo che la seconda colonna di aiuti con cui si trovava è tornata a Baghdad.

Repubblica - in prima pagina - scrive: (...)"E' intanto giallo sulla sorte di un giornalista italiano: Enzo Baldoni potrebbe essere stato rapito nell'area di Najaf e, dopo aver dato conto del primo agguato subito dal convoglio della Croce rossa prosegue (..)"Baldoni e la troupe della rai decidono di proseguire da soli fino a Najaf (...) alle porte della città vengono fermati da un posto di blocco americano. Poi la troupe della rai torna indietro. Cosa accada a quel punto di Enzo baldoni nessuno lo sa (...)".

A sentire "puzza di bruciato" è il Manifesto che - in una nota - considera confusa la ricostruzione finale del viaggio. Quella in cui - per intenderci - la Cri cerca di accreditare (non smentendo le ricostruzioni giornalistiche) la tesi di Baldoni e Ghareeb che vanno avanti da soli in cerca di "scoop".

A fare un po' di chiarezza ci pensa il solito Pino Scaccia che - nel suo blog - posta, alle 21,06 del 20 agosto, la ricostruzione del viaggio fino alla sera di giovedì 19. Dopo aver chiarito che i medici della Cri sono andati con loro a Najaf e, poi, a Kufa la nota prosegue: (...)"Siamo usciti da Najaf, ieri pomeriggio, e ci siamo rifugiati a Kufa, in una moschea. Mentre i medici della Croce rossa medicavano i feriti (Kufa è a ridosso della città santa) gli irakeni ci hanno offerto da mangiare. Io ho rifiutato. Enzo invece è andato a pranzo. Quando è tornato mi ha chiesto in prestito il telefono satellitare, per chiamare casa. Poi ci siamo salutati. Io sono tornato a Baghdad , per fare i servizi per i Tg, lui è rimasto con Ghareeb, di cui si fida ciecamente. L'idea di rimanere un po' lì me l'ha confidata più volte. Per capire, servono tre, anche sette giorni, mi aveva detto (...)".

I giornali di domenica 22 agosto sono dominati dalle notizie che danno, per certa, la morte di Gahreeb. Le fonti della Croce rossa - alle quali i mass media attingono - ribadiscono che l'agguato nel quale avrebbe perso la vita Ghareeb sarebbe avvenuto il 19 agosto quando Baldoni ed il suo interprete stavano tornando a Baghdad da soli. Falso.

Repubblica titola: (...)"Paura per l'italiano sparito in Iraq: ucciso il suo autista, si teme il rapimento del reporter. Più avanti si legge: (...)"De Santis (responsabile della Cri a Baghdad) decide di proseguire fino a Kufa (...) Finisce così la missione della Croce rossa. De Santis fa ritorno a Baghdad con il suo equipaggio. Rinuncia anche l'inviato del Tg 1 Pino Scaccia. Troppo pericoloso. Solo Enzo Baldoni decide di continuare fino a Najaf scrive Pietro Del Re in una nota dal titolo significativo: ha voluto proseguire da solo ma quella missione era a rischio.

Il giorno precedente - il 21 agosto - nella stessa zona erano scomparsi altri due giornalisti: i francesi George Malbrunor di Le Figaro e Christian Chesnor inviato di radio France International.

Il 23 agosto è il giorno della svolta poiché compare sul web la, minuziosa e preziosissima, ricostruzione di Hellen Williams che ha partecipato alla missione.

Rispetto alla testimonianza di Pino Scaccia quella della Williams è più completa perché copre anche il viaggio di ritorno avvenuto la mattina del 20 agosto e ricostruisce l'agguato nel quale resta vittima la macchina di Baldoni e Ghareeb che apre il convoglio.

Ecco come la volontaria gallese descrive la scena: (...)"Poi è successo - proprio cinque chilometri prima rispetto a dove eravamo stati attaccati il giorno prima - siamo stati attaccati ancora. Questa volta ho visto. Una forte esplosione davanti a noi ha sollevato macerie e detriti e la strada è scomparsa in una nube di fumo. Non c'era modo di fermarsi, dovevamo continuare ad andare. fermarsi avrebbe significato essere uccisi (...)".

Nel pomeriggio del 24 agosto ci pensa Al Jazeera a fugare ogni dubbio sulla sorte del giornalista italiano mandando in onda il famoso video.

Il 26 agosto Francesco Merlo scrive - su Repubblica - "Per la prima volta, in mano ai macellai, c'è un uomo leggero come un adolescente, fresco e curioso, un nostro piccolo e gioviale Bruce Charwin, messo in posa da Al Jazeera per dettare con piglio di grande e soddisfatta professionalità le condizioni impossibili del proprio rilascio. (...)"

Alle 23, 15 Al Jazeera comunica al mondo che Enzo Baldoni non c'è più.

Per saperne di più: Bruno Ballardini c'è qualcosa che non quadra

Il Manifesto


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