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Quando la Fiera ci regalava la TV di mattina
Repubblica Bari - 13-09-2004
Repubblica Bari


IL RACCONTO

Quando la Campionaria ci regalava la tv di mattina.
Negli anni ´70 la tv trasmetteva eccezionalmente di mattina in occasione della Campionaria. E solo per Bari.
Eravamo convinti che i programmi fossero solo per noi.


CHIARA BALESTRAZZI

Non trasmettevano tutto il giorno come adesso. Le trasmissioni cominciavano con una marcetta solenne e al centro del teleschermo compariva un enorme traliccio sullo sfondo di un cielo pieno di nuvole. A pensarci ora era esagerata, quella marcetta. Ma allora era perfettamente in linea con ciò che rappresentava: la Rai, Radio Televisione Italiana. Una specie di ectoplasma, una sorta di navicella spaziale capace di sorvolare il territorio nazionale e spargere immagini che ci tenevano incollati a quell´elettrodomestico che ancora non invadeva le nostre vite. Le trasmissioni iniziavano di pomeriggio con la tv dei più piccini e a una cert´ora finivano. La mattina niente, scherziamo? La mattina si andava a scuola, si lavorava, si faceva la spesa. Guardare la televisione di mattina non sembrava una possibilità nemmeno lontanamente immaginabile.
Erano tempi in cui la Rai era la Rai. La prima volta che l´ho vista fu durante una gita a Roma. Stavo sonnecchiando sul sedile posteriore della macchina, quando all´improvviso fui tirata per un braccio. Qualcuno diceva: "La Rai, la Rai!". Sgranai gli occhi e vidi davanti a me, nel buio della notte di Roma, quell´enorme Sputnik con delle corna inquietanti. Più tardi ho capito che erano ripetitori e che quell´astronave gigantesca e marroncina era il centro di produzione di via Teulada. Per me, allora voleva dire Raffaella Carrà, Topo Gigio, Rischiatutto. Le poche cose che vedevo in tv. Per me, allora, fu come la visione del Rex.
La stessa sensazione la ebbi una sera, da ragazzina, passeggiando per il centro di Roma, quando all´incrocio di una via stretta si fermò una Mercedes bianca. La persona alla guida controllò l´incrocio e allora ebbi il tempo di lanciare uno sguardo curioso all´interno.
Dietro era seduto un uomo robusto, con un cappello buffo e piccolo calato sulla testa. Indossava un impermeabile chiaro ed era proteso in avanti, probabilmente dando indicazioni all´autista. Subito dopo l´uomo si ributtò indietro sul sedile con un´espressione furbesca e leggermente malinconica. Non l´ho mai vista in nessuno, mai più, quell´espressione lì. E mentre la macchina ripartiva, capii.
Fellini. Quell´uomo era Fellini! Allora esiste, come la Rai.
A quell´emozione grandissima subentrò un senso di delusione. Se quelle cose esistevano voleva dire che in fondo erano normali. Non mitiche né tanto meno spaziali.
Quello che non riuscivo ancora a spiegarmi era perché la Rai, in certi giorni dell´anno, trasmettesse di mattina. Solo per noi, per giunta. Noi che eravamo una città così così, senza nemmeno tanta acqua e senza eroi. Insomma, Bari. Le scuole non erano cominciate e allora la mattina ci riunivamo con i fratelli o con le amiche e aspettavamo la marcetta d´inizio delle trasmissioni. Poi l´annunciatrice diceva che stavano per trasmettere un film in occasione della Fiera del Levante. Ma il meglio doveva ancora venire e lo aspettavamo con ansia. "Lo dice, ora lo dice, state zitti!". "Solo per Bari e zone limitrofe", aggiungeva l´annunciatrice. Hai sentito? Ha detto Bari. Allora siamo importanti!
"Sicuro che non li fanno anche per la Fiera di Milano?". "Li vedremmo, no?". "Ma che dici, mica questi film li vedono a Milano". L´euforia cominciava a incrinarsi. Ma noi stavamo lì lo stesso, davanti a quella specie di caminetto di fine estate, magari con una fetta di pane e pomodoro, a guardare i film la mattina. Dei polpettoni mai visti: soggetti biblici, mitologici. Magari li trasmettevano anche a Milano e allora la delusione poteva essere minore. "Ma no, scelgono i più brutti apposta per noi", commentava il più pessimista o il più realista. Dipende da come si vedono le cose.
Un appuntamento ripetuto era il film su Houdini, il mago che si fa incatenare e poi calare in una vasca piena d´acqua. Le mamme non volevano che vedessimo quella scena per timore di una possibile emulazione. Ma poi, visto che davano Houdini quasi ogni anno, quel film diventò una specie di soprammobile e le mamme non ci facevano più caso. Noi, invece, sbuffavamo: "Ancora Houdini?! Com´è possibile che non si siano accorti di averlo trasmesso anche l´anno scorso?". Il senso di considerazione che ci aspettavamo dalla Rai naufragava lentamente in quella vasca piena d´acqua. E allora spegnevamo la tv e andavamo a giocare.

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 Pierangelo Indolfi    - 13-09-2004
Ancora su televisione, amarcord dei bei tempi andati, baresità e Fiera del Levante; da Repubblica Bari del 12.9.2004

La carica dei pugliesi
di MICHELE MIRABELLA

«So´ sciut a la fier du levand. Regalat» Traduco per il seguito di Berlusconi: «Sono andato alla Fiera del Levante. Gratis». Era un modo di dire di alcuni ragazzini privilegiati, quelli con i parenti impiegati in loco, con gli zii funzionari alla Camera di Commercio, con il babbo vigile urbano. Andare in Fiera costava il biglietto d´ingresso e non era cosa da poco. Io avevo un compagno di banco che era addirittura figlio del segretario generale o qualcosa del genere.
Figuratevi. Eppure lesinava, e come lesinava. Settembre era il suo momento e, dato che le scuole erano ancora chiuse, raggiungerlo era faccenda complicata.
Comunque quel «regalat» con la a strascicata del nostro idioma così sonoro segnava una condizione di privilegio, giustificava un sussiego infantile che designava i pargoli che avrebbero innaffiato ambizioni con le gazzose del Luna Park della Fiera del Levante.
Oggi, ieri per chi legge, sono andato anch´io «regalato» alla Fiera. Grazie alla televisione. Qualche anno fa mi invitavano all´inaugurazione, forse per gratificarmi, data la notorietà raggiunta con tanta fatica e così poche intenzioni. Oggi se ne guardano bene. Avranno ottime ragioni. Ma io ho la televisione e non ho perso lo spettacolo di Michele Emiliano sindaco.
Tutti conoscono la simpatia e l´affetto che provo per il nostro sindaco, ma vederlo, per la prima volta coinvolto nella circostanza rituale, nella liturgia cerimoniale ed inauguratoria, mi ha fatto un piacere particolare. Sentirlo parlare, poi, mi ha rincuorato. Nitido, appassionato, originale e, poi, quell´idea dell´agenzia europea dei bambini con sede a Bari, quell´idea che ha spiazzato tutti, quel segno di serietà appassionata che ha spiazzato quelli che s´aspettavano lo stucchevole predicozzo podestarile cui siamo stati abituati per una diecina d´anni, mi hanno confermato nell´idea che ci è andata bene. Soprattutto in questi tempi difficili, terribili pensare ai bambini, a tutti i bambini, come ha sottolineato il sindaco, mi è sembrato non solo un gesto di alta politica ma anche di sensibilità culturale alla quale non eravamo molto abituati negli ultimi tempi.
Io che sono andato alla fiera «regalat» grazie alla televisione potevo annoiarmi, sbadigliare, spegnere l´apparecchio: nessuno avrebbe notato sbadigli e stanchezza. E, invece, no, ho seguito, seguito i discorsi: quello svelto, rigoroso, tecnico, impeccabile di Divella, presidente della Provincia e, perfino, quello di Fitto, il Governatore. Questi, si sa, ha sempre studiato da democristiano e, dai e dai, qualcosa ha imparato pure lui che si applica molto e, quindi, si sentiva netto e astuto il suo annaspare antifederalista ben camuffato, il suo rivendicare il buono che ha fatto «nonostante» certe sordità centraliste e le conseguenti avarizie, il suo guardare già alla consultazioni regionali dove le alleanze, gli ammiccamenti, le strategie saranno assai originali.
Ed eccoli i tre rappresentanti pugliesi riuscire a stringere il capo del governo nell´angolo della difensiva ed affievolirsi in difensiva incupito, per di più, dal dover evitare, dato il momento buio che stiamo attraversando, le gag di repertorio, le barzellette e le bandane. Il suo è stato un repertorio istituzionale, eccessivamente ingessato in un ruolo di notaio di un sedicente benessere che nessuno ha visto o sentito. Almeno dalle nostre parti, almeno a sentire le analisi degli amministratori pugliesi diametralmente opposte a quelle, in un certo senso virtuali, del capo del governo.
A me è sembrato un trasversalismo non concordato, casuale fino ad un certo punto, però. E tutto ai danni del federalismo costoso e dirompente che, dopo i dubbi infiniti, le reticenze, lo scetticismo diffuso anche in ambienti altolocati come la Confindustria di Montezemolo comincia a declinare anche nei programmi personali di molti alleati dell´unico alleato di Calderoli.
Bello spettacolo. Per uno che lo ha visto «regalato», niente male.