Alberto Biuso - 28-02-2002 |
Condivido le riflessioni critiche di Pennacchietti , un collega che ho avuto modo di conoscere qualche anno fa al Vittorini di Milano e che saluto cordialmente. |
Caelli Dario - 03-03-2002 |
Mi permetto di far notare la contraddittorietà di quanto affermato e la mancata conmprensione di quanto letto dai documenti della riforma. Il punto di partenza è che la socità è cambiata e che reti e PC sono ormai diffusi largamente e in futuro saranno alcune delle modalità di comunicazione di informazione più presenti. A questo si aggiunge che la scuola è formativa in tutti gli ambiti della vita dell'uomo. Da quello religioso a quello dei computer e delle reti, passando per tutti quegli ambiti che da anni erano oggetto della formazione (ecologia, cittadinanza, lingue, logica matematica, ecc). Bisogna capire che la scuola non può esimersi dal dare alcuni strumenti critici e formativi per i ragazzi e i giovani, ma non necessariamente deve dare a tutti una formazione tecnico-informatica elevata. Condivido che i corsi di informatica "classici" siano da rivedere, ma non per togliere tutto, bensì per rivedere la formazione agli strumenti multimediali a scuola. Anche la TV negli anni non è stata compresa. Chi la usa non per vedere un film (magari tappando un'ora di supplenza o perché la lezione del pomeriggio è difficile da gestire), ma per proporre un metodo critico e serio di approcciare la TV, generalista, satellitare, a pagamento ecc. Così deve essere anche per internet e il PC. Non dobbiamo creare i super esperti informatici, ma gente che guarda a questi nuovi strumenti con maturità. Condivido la preoccupazione e penso vada rivista la prassi attuale, anche alla luce delle esperienze, ma non per eliminare qualcosa, bensì per migliorare la prassi. |
Giuliano Liberini - Fermo (AP) - 03-03-2002 |
Anche io, che insegnao matematica e scienze e sono impegnato in corsi di informatica per adulti in ambito Ed.A. ho le stesse sensazioni estendibili, oltre che agli alunni, anche a me stesso, ad i miei colleghi ed a mio figlio! Risentiamoci! Giuliano Liberini |
Corrada Cardini - 03-03-2002 |
Insegno lettera in una scuola media, abbiamo tre corsi con sperimentazione di informatica da oltre 10 anni e attualmente un progetto centrato sulla multimedialità su due prime.Mi sono aggiornata e ho collaborato attivamente per far entrare l'informatica nella scuola, e nelle mie discipline.Detto questo concordo perfettamente con l'idea di fondo che la conoscenza delle tecnologie informatiche, e la familiarità con gli strumenti sono attualmente mezzi con i quali confrontarsi, sono linguaggi e procedure oggetto di utile apprendimento, ma non diversamente da altri altrettanto fondamentali linguaggi e procedure. E non sarà certo il PC a permettere l'acquisizione di strumenti critici, di abilità di elaborazione. Ma in fondo questo governo vuole gente addestrata e manipolabile, dunque va bene creare anche questa illusione da futuristi della seconda ora...the show must go on... |
Giusi Restivo - 04-03-2002 |
Alla scuola primaria si impara a scrivere con la penna e si conta con le dita delle mani (almeno in prima e seconda!) ma non si perde in formazione se si impara anche a mettere le mani su una tastiera a cliccare, a saper formattare testi ad usare CD rom di ogni genere, a capire Internet nelle sue possibilità e rischi. Non ho letto il libro citato, non sono una fanatica tecnologica e tuttavia non riesco a condividere questa critica che mi pare metta la scuola su un binario parallelo alla vita reale. Lavoro in un medio comune in provincia di Pisa, molte delle opportunità culturali mi vengono da Internet, compreso l'accesso a biblioteche e materiali, molte possibilità di scambio mi vengono dall'uso della posta elettronica, diversamente le opportunità sul territorio sarebbero molto più scarne. Siamo sicuri che certe cose TUTTI le possano imparare comodamente a casa propria? Eppure anch'io vedo un uso improprio dei laboratori e delle tecnologie, non ci sarà qualche errore didattico? E' solo colpa del modernismo? E si può difendersi dal modernismo ignorandolo e misconoscendolo? Certamente si potrebbe investire di più nella formazione dei docenti, i computer non dovrebbero essere rinchiusi nei laboratori ma entrare come semplici (semplici?) strumenti di lavoro nel quotidiano (come sono strumenti quotidiani ormai in quasi tutti i luoghi di lavoro e di servizio) svolgersi delle lezioni. Io scrivo schemi con il gesso sulla lavagna davanti a bambini abituati alla televisione e alla Play-station, malgrado ciò imparano, mi seguono, non può darsi che proiettando loro il mio schema a colori e in movimento possa ottenere almeno gli stessi risultati con minore sforzo e maggiore impatto? Non ho certezze e condivido l'idea che occorrano spazi per discuterne. Parliamone |
graziella Catanzaro - 07-03-2002 |
Ho apprezzato molto il suo articolo, da insegnante che si è spesso rifiutata di andare con i suoi ragazzi in sala informatica perché mi sentivo, come bene dice lei defraudata di un tempo che avrei voluto dedicare al confronto, alla ricerca, allo smantellamento delle ovvietà che ci circondano invadendoci la testa. Nulla negando a questo strumento potente, perché versatile, preciso, capace di farci comunicare in modo immediato ecc.. ma con serio problema quello di decodificare la buona informazione dalla spazzatura. cordiali saluti Graziella Catanzaro |
Emanuela Cerutti - 09-03-2002 |
Avatar, mondi virtuali. “Il problema dell’uso delle tecnologie in campo didattico è in realtà un problema di tipo epistemologico”. “ L’uso della rete nei processi d’apprendimento permette di non fermarsi al linguaggio verbale, che, da solo, appiattisce il reale” “La rete rivela il comportamento della mente, che conosce per concetti e relazioni” “Non basta sapere, occorre saper comunicare, creando sempre maggiori occasioni di scambio” “ L’uso del mezzo informatico permette di vedere e fare ciò che rischierebbe di restare pura memorizzazione astratta, riducendo il divario culturale” “L’utilizzo didattico della rete modifica la relazione docente-discente, creando un modello collaborativo altamente motivante” “Una forte rete di scuole dialoga ed incide sul territorio, riducendo il rischio di gestioni piramidali della proposta culturale” “L’assenza di comunicazione è un problema logistico o psicologico?” "Qualunque artificio si ponga tra un soggetto ed un oggetto ha diritto al titolo di virtuale" Pensieri catturati, tra i moltissimi altri, nelle sale che la Provincia di Genova ha messo a disposizione delTed 2002, appena concluso. Tecnologia e didattica: due mondi apparentemente paralleli, che sul filo della conoscenza si incontrano, lasciandosi vicendevolmente interrogare. Questa l’impressione ricavata nei tre giorni della manifestazione: come dire che non fossero tanto i prodotti presentati dai più di cento espositori presenti, hardware o software di indubbio interesse, a rappresentarne lo scopo principale, il polo di attrazione per i numerosi insegnanti intervenuti, quanto gli spazi di confronto e discussione aperti nei poster, in cui singoli o gruppi docenti presentavano le proprie esperienze nel settore, nelle tecnoclassi, in particolare quelle dedicate alla verifica di strumentazioni e metodologie, nel Convegno, che metteva a tema la tecnologia didattica in rapporto ai saperi fondamentali, alla valutazione, all’integrazione scolastica… Per non parlare dei “crocchi” di coloro che, avendo partecipato agli stessi corsi di formazione on-line, coglievano finalmente l’ occasione per conoscersi di persona e progettare le prossime tappe; o di chi, senza mai essersi conosciuto prima, socializzava dubbi e perplessità alla ricerca di possibili risposte, dandosi appuntamenti virtuali su siti, portali, newsgroups; o, ancora, di chi, presente lo scorso anno, faceva un po’ il bilancio dei risultati ottenuti, belli e brutti. Un universo in formazione, che può appoggiarsi ad iniziative provenienti “dall’alto”, quali quella della banca-dati per la raccolta e la valutazione dei software commerciali presenti sul mercato predisposta dall’Istituto Nazionale di Documentazione per l’Innovazione e la Ricerca Educativa in collaborazione con l’Istituto per le Tecnologie Didattiche di Genova, ma che non può prescindere dalle mille occasioni che la rete offre a tutti gli insegnanti per realizzare, in modo autonomo e creativo, forme di cultura condivisa. Una certa dose di anarchia fa parte della natura di Internet e rappresenta in fondo la sua ricchezza. “Basterebbe questa frase di Daniel Schneidermann” ci ricorda su Mediamente Rino Genovese ”a rappresentare le difficoltà ed il fascino di dare corpo alle Tecnologie della informazione e della comunicazione.” Non si tratta di una sfida o di un rigido assoluto, quindi, “ma una vera e propria ricerca alla comprensione di una società in mutamento”, poliedrica e flessibile come gli Avatar , mondi virtuali "possibili" perché attraversati ed agiti. |