Spesa sociale pari alla media Ue, estensione a 750.000 persone su tutto il territorio nazionale dell'Rmi, costruzione di 3.000 asili nido pubblici.
Alcune delle proposte in discussione al forum organizzato a Parma da Sbilanciamoci
Una spesa sociale pari almeno alla media di quella dei Pesi Ue, l’estensione a 750.000 persone su tutto il territorio nazionale del reddito minimo di inserimento, la costruzione di 3.000 asili nido pubblici, l’aumento dell’Ire, dell’Ires e dell’Irap e la reintroduzione della tassa di successione per sostenere il welfare, nonché la creazione di una tassa di scopo a fini sociali. Sono queste alcune delle proposte sulla leva fiscale e la spesa pubblica fissate nei documenti di discussione del forum “L’impresa di un’economia diversa”, organizzato dal 3 al 5 settembre a Parma dalla campagna
Sbilanciamoci.
La spesa pubblica e la leva fiscale possono diventare strumenti centrali per un’economia alternativa che abbia anche le capacità di sviluppare il commercio equo, la finanza etica e la cooperazione internazionale. “Le imposte non sono mai buone o cattive in sé – spiega
Mario Pianta, docente di politica economica all’Università di Urbino -. Sono semplicemente uno strumento per garantire ai cittadini determinati servizi. Si possono recuperare 10 miliardi di euro rimodulando accuratamente le aliquote fiscali, tassando le transazioni finanziarie speculative (
Tobin tax), introducendo tasse di scopo a fini sociali”.
Secondo
Guidalberto Guidi della giunta di Confindustria, intervenuto nel prologo del convegno che si è svolto a Bologna, invece, la spesa pubblica italiana è “già troppo alta”. Non è dello stesso avviso
Fausto Bertinotti, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, anche lui presente sotto le Due Torri per discutere del declino dell’Italia industriale e delle sfide di un nuovo sviluppo sostenibile. “Sono i salari ad essere troppo bassi – ha ribattuto Bertinotti -. Stiamo assistendo al fallimento della politica neoliberista di governo e imprese, tanto che sono cambiati i vertici di Confindustria. Quello che serve per risollevare le sorti dell’economia italiana sono l’aumento della spesa pubblica, l’aumento dei salari e delle pensioni e una spinta alle imprese in modo che escano dal loro torpore. Ma questo non avverrà con la riduzione del costo del lavoro e la sua maggiore flessibilità: servono altre strade”.
Ma tornando agli argomenti in discussione a Parma, dalla responsabilità sociale d’impresa allo sviluppo sostenibile partendo da quello locale, grande attenzione meritano le spese di guerra. “Per liberare risorse, è necessario smettere di investire denaro pubblico in armamenti e conflitti”, sostengono quelli di Sbilanciamoci. In Italia, l’ultima Finanziaria ha visto un aumento delle spese militari di 292,5 milioni di euro. Questa cifra tuttavia non è sufficiente a finanziare le missioni di pace all’estero. Sempre in Finanziaria, la spesa prevista (extra bilancio del ministero della Difesa) era di un miliardo e 200 milioni di euro. Per gli aiuti umanitari si spende quindi molto meno: ad esempio, per la missione in Iraq, il decreto attualmente in discussione prevede nel suo complesso oltre 290 milioni di euro, di cui circa 250 per le spese strettamente militari. Stesso discorso per l’Afganistan: quasi 116 milioni di euro stanziati, di cui 9 appena per gli aiuti umanitari, compresi i 5 milioni versati alla Croce Rossa.
''Chi dice che vanno ridotte le tasse deve avere anche il coraggio di dire che di conseguenza si diminuiscono anche i servizi''
“Chi dice che vanno ridotte le tasse deve avere anche il coraggio di dire che di conseguenza si diminuiscono anche i servizi”. Così
Giulio Marcon, della campagna Sbilanciamoci!, è intervenuto sulle frequenze dell’emittente emiliana Radio Città 103 per parlare del Forum di Parma: “L’impresa di un’economia diversa, in programma fino a domenica come contraltare al meeting di Cernobbio dello Studio Ambrosetti dove sono riuniti i grandi dell’economia italiana. “Siamo a Parma per mettere le basi per quella che sarà la nostra consueta controfinanziaria. Con questa iniziativa – ha spiegato Marcon – vogliamo rilanciare l’importanza del ruolo del welfare in un momento in cui le proposte di politiche neo-liberiste sono sempre più forti. Noi proponiamo un’economia diversa, che parte dalle esperienze di finanza etica, commercio equo, terzo settore, che cerchi di ridurre la disuguaglianza fra Nord e Sud del mondo”.
Senza un adeguato ed equo prelievo fiscale - secondo Sbilanciamoci - non può esserci un Welfare che funzioni, non possono darsi politiche di sostegno allo sviluppo e di aiuto alle Regioni più povere, non possono essere messi nelle condizioni di operare i Comuni, più in generale gli enti locali e le Regioni, nell’offerta dei servizi essenziali alla comunità e al territorio. La leva fiscale deve quindi essere utilizzata, ma meglio qualificando il principio di progressività previsto dalla Costituzione, avviando il processo di revisione del trattamento fiscale delle persone fisiche, che tenga conto non più solamente del reddito dichiarato, ma anche di altri indicatori di ricchezza; colpendo l’evasione fiscale; accentuando la pressione fiscale sulle rendite finanziarie e colpendo le speculazioni finanziarie su base europea (Tobin Tax); introducendo le “tasse di scopo” o a fini o sociali o che colpiscano le produzioni dannose per l’ambiente.
Sbilanciamoci propone dunque rimodulazioni delle aliquote fiscali di segno opposto rispetto a quanto realizzato con le ultime manovre finanziarie. Circa l’Ire (l’imposta sui redditi delle persona che ha sostituito l' Irpef) si prospetta l’aumento della aliquota più alta dal 45% al 48,5% e della seconda aliquota più alta dal 39% fino al 41%. Complessivamente questa manovra permetterebbe di recuperare risorse per circa 3 miliardi di euro da utilizzare per sostenere le politiche di Welfare mirate attraverso l'utilizzo di appositi indicatori della condizione familiare e patrimoniale complessiva (come ad esempio l'Isee), ma anche attente alle esigenze della nuova povertà (single e persone in condizioni di precarietà lavorativa). Circa l'incremento del gettito dell’Ires (l’imposta sui redditi della società che ha sostituito l'Irpeg) e dell'Irap ottenibile attraverso un'accelerazione delle procedure di "adeguamento spontaneo" agli studi di settore e/o l'introduzione di un'imposta minima sulle società, l'insieme di questi strumenti dovrebbe consentire un recupero di non meno 2,5 miliardi di euro. Per finire, Sbilanciamoci propone la reintroduzione della tassa di successione e di donazione, che porterebbe introiti per circa 1 miliardo; l’introduzione di una tassa, sul modello della Tobin tax, sulle transazioni valutarie con aliquota 0,05% su base europea che porterebbe nelle casse dello Stato circa 1,2 miliardi di euro; l’unificazione delle due aliquote esistenti (12,5 e 27%) del prelievo sulle rendite finanziarie al livello della prima aliquota Irpef del 23% (questa misura avrebbe il vantaggio di poter sfruttare la tendenza alla crescita dei mercati finanziari e potrebbe produrre un gettito nel 2005 plausibilmente non inferiore a 2 miliardi di euro); la reintroduzione della Carbon tax e di altre “ecotasse”; l’introduzione di una tassa del 4% sull’esportazione dei sistemi d’arma (stima entrate: 50 milioni di euro); l’introduzione sul modello francese di una tassa (5%) sui diritti televisivi legati allo sport spettacolo e (1%) sui servizi di pubblicità per imprese oltre una certa soglia di fatturato (stime entrate: 109 milioni di euro); l’aggravio del 10% sull’aliquota del tabacco (stima entrate: 770 milioni di euro).