breve di cronaca
Il gioco delle tre tavolette
Scuolaoggi - 03-09-2004
Ha preso avvio ufficialmente, presso l’Aran, la procedura, prevista dall’art. 43 del CCNL del comparto scuola, per la revisione in via pattizia di istituti contrattuali, in relazione alle innovazioni introdotte dalla L.53/03 e dal D.Lgs. 59/04. La trattativa riguarda, in particolare, la definizione delle nuove professionalità e modalità organizzative necessarie a sperimentare gli anticipi nella scuola dell’infanzia e la definizione dei criteri per l’individuazione dei docenti preposti alla funzione di tutor.

In tale sede è stata reso noto l’atto di indirizzo impartito dal Presidente del Consiglio dei Ministri, per il tramite del Ministro della funzione pubblica, d’intesa con il Ministro dell’istruzione, università e ricerca e con il Ministro dell’economia e delle finanze.
Senza entrare nel merito delle questioni che in modo specifico interessano l’organizzazione della didattica (questioni sulle quali i comuni non intendono comunque di doversi esimere dall’esprimere un proprio parere) emergono due elementi che destano, per gli enti locali, una immediata e particolare preoccupazione.

Innanzitutto, la questione delle risorse finanziarie.

Le risorse finanziarie disponibili per l’attivazione della funzione in esame, si dice nell’atto d’indirizzo, “sono fissate dall’emendamento al disegno di legge di assestamento del bilancio 2004, che individua specificamente le risorse da destinare alla funzione di tutoraggio”.

Si prosegue poi indicando, come se si trattasse di una questione tecnica, una serie di capitoli interessati dalle operazioni di sottrazione e addizione.

Il tutto è molto discutibile, sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista della correttezza politica.

Dal punto di vista tecnico non si riesce a capire come una procedura contrattuale possa essere finanziata con risorse che non ci sono (che ci saranno se e quando sarà approvato un emendamento ad una legge). L’operazione, inoltre, non è un’operazione meramente contabile: il comma 92 dell’art.3 della legge 350/03 definisce in modo preciso le destinazioni per i complessivi 90.000.000 di euro stanziati. Sono descritte dalla lettera a) alla lettera d) di tale comma e, tra queste, non figura alcuna voce che abbia attinenza con il pagamento della funzione tutoriale dei docenti.

Sempre dal punto di vista tecnico si deve rilevare come, nel documento tecnico di accompagnamento alla proposta del decreto che è poi divenuto il Dlgs 59/04 (attuazione della legge 53 per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo), si spendevano ben due pagine per argomentare che il decreto stesso non comportava oneri aggiuntivi per lo Stato se non quelli relativi all’anticipo, finanziati dall’art.6, comma 2, della stessa legge 53/03. Se si fosse stati in presenza della necessità di ulteriori oneri, lo stesso decreto legislativo non sarebbe potuto essere emanato se non successivamente all’entrata in vigore della legge “che stanzia le occorrenti risorse finanziarie” (L.53/03, art.7, c.8). Insomma... non prima dell’approvazione di un emendamento alla finanziaria (L.350/03) che ancora deve essere presentato!

Dal punto di vista politico si deve rilevare una grave scorrettezza, nei confronti degli enti locali, da parte del Ministero dell’Istruzione: le stesse somme che adesso si sono portate al tavolo con i sindacati sono state già “spese” con gli enti locali, al tavolo della conferenza unificata, per sostenere che, “pur esigue”, le risorse per il “diritto-dovere”, per la “alternanza scuola-lavoro”, per l’Invalsi, per l’educazione degli adulti, etc., ci sono.

Abbiamo dunque fatto bene, come Anci, a disertare la riunione della Conferenza Unificata del 29 luglio, nella quale si doveva discutere lo schema di decreto legislativo concernente la "Definizione delle norme generali relative all’alternanza scuola-lavoro" e lo schema di decreto legislativo recante “Definizione delle norme generali sul diritto-dovere all’istruzione e alla formazione”.

Era dunque ben fondata la preoccupazione espressa nel duro comunicato dell’Anci nel quale si lamentava per l’ennesima volta l’assenza di risorse finanziarie e la non approvazione del piano programmatico finanziario che sarebbe dovuta avvenire, previo raggiungimento di specifica intesa in Conferenza Unificata, immediatamente dopo l’approvazione della legge delega e precisamente entro 90 giorni dal 17 aprile 2003, data di entrata in vigore della legge (L.53/03, art.1, c.3).

"Tutto avviene alla rovescia -affermava il comunicato Anci-. Si velocizza l’adozione dei decreti, che vengono approvati anche con il parere contrario delle autonomie, vedi l’Invalsi, dando fondo alle poche risorse disponibili e non si affronta la problematica generale della insufficienza dei fondi, per l’applicazione della riforma".

Portare le stesse risorse su più tavoli è quello che a Napoli si dice “fare il gioco delle tre carte”! Non è un gioco che si addice ad un Ministro della Repubblica.

In secondo luogo, immediata e particolare reazione richiede il modo nel quale, nel documento di indirizzo, è affrontata la questione delle nuove professionalità e modalità organizzative per attuare l’anticipo nella scuola dell’infanzia.

Abbiamo speso giornate di confronto con il Miur, fin dai giorni delle “sperimentazioni”, mostrando anche una disponibilità a discutere tale questione e portando le esperienze di alcuni comuni che da tempo hanno realizzato le sezioni sperimentali cosiddette “ponte” o “primavera”.

La presenza di professionalità e modalità organizzative specifiche rappresenta elemento decisivo per la qualità di tali esperienze. Nelle sperimentazioni effettuate non di rado si sono affiancate figure di educatori di nido a quelle di insegnanti di scuola dell’infanzia, evidenziando anche positive conseguenze che possono derivare dal confronto e la collaborazione tra le due professionalità.

Niente di tutto questo, nel documento Miur: si fa intendere chiaramente che il tutto potrà essere risolto con modifiche dei profili professionali del personale Ata, in particolare dei collaboratori scolastici!

Il Miur insomma, invece che gettare la spugna di fronte alla chiara volontà politica governativa di non stanziare le necessarie risorse per la scuola, continua ad arrampicarsi sugli specchi... fino, questo è certo, a romperne qualcuno.

Credo che i comuni, ed anche le province e le regioni, non possano più stare a questo gioco. O si discute del piano programmatico finanziario tentando di raggiungere l’intesa che la stessa legge 53 prevede oppure ha sempre meno senso rendersi disponibili a confronti sui singoli provvedimenti che, senza neppure una progressione logica e ragionata, ci vengono sottoposti.


Massimo Nutini
della commissione scuola dell’Anci


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