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Bullismo e responsabilità degli insegnanti
Anna Di Gennaro - 04-08-2004
Bullismo a scuola: perché?

04 agosto 2004 - www.sanihelp.it

La sfida più impegnativa per gli scolari non è costituita tanto da esami o interrogazioni, ma dal dilemma dell’accettazione nel gruppo-classe. Spesso l’emarginazione dai coetanei diventa un fattore di fragilità e quindi favorisce la sottomissione ai più forti.
La scuola è il primo nucleo comunitario organizzato (dopo quello altrettanto importante della famiglia) nel quale i ragazzi si inseriscono e del quale si trovano ad accettare le regole di convivenza e le modalità di aggregazione.
I meccanismi dell’associazione giovanile si possono spiegare in base ad affinità caratteriali o a una condivisione di interessi: i giovani cioè si aggregano spontaneamente con i propri simili e tendono a emarginare i diversi.
Ecco che immediatamente si crea una gerarchia di ruoli tra chi è degno di essere accettato nel gruppo e chi invece non può essere incluso per via di una presunta inferiorità, che può assumere forme differenti: una disabilità fisica, una differenza razziale, uno svantaggio familiare, un disagio economico, una difficoltà scolastica.
È questa la sfida più importante che i ragazzi affrontano entrando a scuola: non esami o interrogazioni, ma il dilemma dell’accettazione e dell’inserimento nel gruppo-classe.
Il bisogno di “sentirsi parte” di una comunità si scontra spesso con le leggi e i prezzi da pagare per entrare nel gruppo degli eletti: chi non è disposto ad accettarne le richieste o non condivide i principi di prepotenza su cui si regge, diventa bersaglio di una persecuzione violenta e prolungata che è all’origine del bullismo.
Ecco come un ambiente scolastico molto competitivo può diventare terreno fertile per l’evoluzione del bullismo, che nella maggior parte dei casi nasce e si sviluppa indisturbato nei momenti e negli spazi non sottoposti al controllo degli adulti: durante l’intervallo, in mensa, negli spogliatoi della palestra, nel tragitto casa-scuola.
Le ricerche indicano una diffusione più generalizzata del problema nelle scuole elementari e nelle prime classi di quelle medie, mentre con il crescere dell’età si assiste a una diminuzione di casi ma al contempo a una maggiore radicalizzazione del fenomeno.
Nell’età adolescenziale infatti la strategia crudele di sottomissione del più debole si accentua perché accresce l’intenzionalità rispetto all’età infantile, nonché la voglia di “sentirsi grandi”. Anche a scapito degli altri.

Roberta Camisasca


Sono convinta che un clima relazionale positivo, basato sulla valorizzazione delle diversità attitudinali più che sull'insuccesso dei ragazzi, sia - oggi più che mai - una obiettivo da perseguire con impegno e determinazione dal team scolastico degli insegnanti.
Tra le competenze da acquisire c'è sicuramente la convivenza civile, domandiamoci se ci sta davvero a cuore! Gli esiti di una programmazione basata solamente sulle discipline possono essere più gravi di quanto immaginiamo e creare forte disagio tra gli alunni.

Anna Di Gennaro


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 Anna Di Gennaro Melchiori    - 04-08-2004
Il disagio scolastico degli studenti e quello degli insegnanti. L'abbandono scolastico dei ragazzi drop out, ma anche dei docenti burn out; due facce della stessa medaglia, come giustamente evidenzia il libro inglese che gentilmente la dott. Ribolzi mi ha appena dato da consultare:
M. D.Le Compte - G. Dworking, "Giving up on school. Student dropouts and teacher burnouts" Corwin press, London 1991
PS Perchè non attivare un forum sull'argomento? Il confronto potrebbe davvero essere determinante ad un primo tentativo di superamento della spinosa questione: per la salute di tutti!