breve di cronaca
La lezione di Diogene e i manifesti elettorali
Repubblica Bari - 18-07-2004

Oggi, sabato, è una bella giornata di sole. La città sonnecchia tranquilla, rosolandosi al tepore di questa estate indulgente, sospettosa e guardinga quasi che spiasse se la meritiamo. La tranquillità è anche causata dall´"esodo", parola biblica per enfatizzare semplici trasferimenti, semplici ma complicatissimi per via del traffico automobilistico che trasforma banali gite fuori porta in epiche transumanze. Abbiamo un nuovo ministro delle Finanze: la crisi di governo è scongiurata, almeno per la fine della settimana. Lunedì, forse, si ricomincerà. Per ora una pausa tutta da godere a maggior ragione a causa del guaio che abbiamo passato per via di questa "verifica" brutta e oscura, confusa e pasticciona. Considerando il chiasso della compagna elettorale conclusasi non più di una ventina di giorni fa, c´è da godere, finalmente, il silenzio, il silenzio delle piazze elettroniche ed architettoniche, la quiete dei giornali e la pace del telefono.
Dai muri di queste nostre povere città incartate pendono ancora malinconicamente gli inutili e costosi lenzuoli colorati con le facce dei candidati contorte e scolorite che ancora lanciano sorrisi che sono diventati ghigni di colla stinta. Passeggio per le strade vuote, levo un ringraziamento al Padreterno per sentirmi contento e non provare il bisogno di niente, per i misteriosi itinerari della ragione che ragiona, mi viene in mente Diogene il Cinico. Lo so, la giornata estiva dovrebbe condurre ad altre fantasie, ma tant´è: mi viene in mente Diogene di Sinope, filosofo greco del IV secolo a.C.. Forse il pretesto per la mobilitazione del ricordo liceale è dovuta al fatto che un tale mi si para davanti per qualche chiacchiera importuna e mi fa ombra. Che cosa vuole costui, penso, perché m´infastidisce neanche fosse un re? E qui si squaderna l´aneddoto: pare che Alessandro Magno, informato della leggendaria e burbera saggezza di Diogene gli recasse visita per raccattare qualche ammonimento o cavarsi la curiosità di fronteggiare un grande filosofo. Giunto al cospetto di quel bizzarro pensatore che viveva di niente, riparato solo da una botte e che aveva ripudiato financo la coppa per bere, una volta resosi conto che poteva usare le mani, il re si offrì di fare qualsiasi cosa per lui. La leggenda narra che Diogene disse: "Si, puoi fare qualcosa per me. Scansati che mi fai ombra." Ombra regale, ma sempre ombra era, e fastidiosa.
Respinto il diluvio di chiacchiere dell´importuno torno a casa e mi affretto a consultare libri ed enciclopedie. Quando si dice che l´ozio è "otium". E trovo quel che cerco. "Diogene di Sinope, detto il Cinico..." Eccetera. Divenne popolare per la stravaganza dei costumi e la spregiudicata indipendenza verso le istituzioni e i potenti. Celebre il suo ripudiare il superfluo e il sapersi accontentare, come, per certi aspetti, Socrate stesso aveva insegnato, del puro e semplice indispensabile alla vita. Non mi dilungo sul suo pensiero perché quel che mi affascina è un altro aneddoto ascritto a Diogene. Pare che si aggirasse per Atene in pieno giorno con una lanterna accesa in mano. A chi gli chiedeva la ragione di questo bizzarro girovagare, il filosofo rispondeva "Cerco l´uomo". Cosa intendeva il saggio se non che era alla ricerca dell´animo umano e di cercare veramente chi poteva meritarsi di essere chiamato uomo? Parto con un severo esame di coscienza.
Da un angolo di muro sbrecciato mi guardano certi occhi di carta di un candidato in campagna elettorale. La bocca è strappata e il simbolo del suo partito s´intravede appena: ammetto che ce ne vuole di entusiasmo per rischiare di finire languidamente incollato a sbiadire su di un muro. Mi domando se il controverso, complicato, tempestoso cammino di quel manifesto sbrindellato sia cominciato nel tempo di Diogene il cinico, seguace di Antistene. Antistene che diceva che la virtù non può essere parzialmente posseduta, ma solo interamente. Lo domando anche al volto di carta appeso al suo liquame di colla. Tace, naturalmente. Chi sa se è stato eletto.

Michele Mirabella
Segnlato da P.I.

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 ilaria ricciotti    - 18-07-2004
Anche attraverso questa rivista, penso che molti di noi, come Diogene, stanno cercando l'uomo, o ciò che è rimasto di lui e delle sue virtù. A volte leggendo certi interventi si ha la speranza che di uomini in questo momento italiano e mondiale ce ne siano, per fortuna, ancora molti che, pur ponendosi gli interrogativi di Mirabella, si trovano ogni tanto dietro l'angolo, o in un convegno, o in un negozio o leggendo le pagine di un giornale, o in altre situazioni voluta dalla vita. Ed allora il cuore spera ancora ,e l'anima soddisfatta si ripete: non sei più sola o solo.