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18) Dal carteggio Adam Smith – Berlusconi
Aldo E. Quagliozzi - 15-07-2004

Ove si narra di un importante quotidiano dell’Europa democratica che intervista un “ notorio sovversivo e comunista “ dello stampo del presidente francese Mitterrand, che in quell’anno di già remoto si allarma per la inconsueta piega presa dagli avvenimenti politici del Bel Paese, e che ritiene il tutto un grave rischio per la democrazia tanto da indurlo ad elevare alto il grido di pericolo grande anche per il resto dei paesi europei.
Ed ove, quasi divinando il futuro politico del Bel Paese, si parla del nefasto effetto dei mezzi di informazione che, in mano ad un solo personaggio, hanno la possibilità di fuorviare, anche se solo per un certo periodo di tempo, la sensibilità democratica della pubblica opinione, e dunque creare "condizioni equivoche" per risultare vincenti nell’impari tornata elettorale.

“ Glasgow, 27 maggio 1994

Caro Cavaliere,
ieri ho letto su un quotidiano inglese, l’Indipendent di Londra, una lunga e interessante intervista del presidente francese Mitterrand, in cui si parla anche di Lei, ma in termini che non possono farLe piacere, perché il tema ricorrente è quello dei pericoli che la democrazia corre quando c’è disparità nell’uso dei mezzi di informazione.
Suppongo che Lei abbia già letto l’intervista, che Mitterrand ha rilasciato contemporaneamente a cinque giornalisti europei, fra i quali Bernardo Valli della Repubblica.
( … ) A una domanda sul fatto che in Italia "il presidente di una grande società di comunicazione usa i mezzi privati e diventa presidente del Consiglio", Mitterrand risponde: "E’ un approccio alla democrazia cui non si era abituati e che mi pare terribile. ( … ) Bisogna che i mezzi di informazione dei cittadini siano uguali e giusti per tutti. Là può essere il punto debole".
"Secondo Lei in Italia è così?", domandano gli intervistatori. Ed ecco la risposta di Mitterrand, come la traduce Valli: "Quel che so è che quando si posseggono i più importanti mezzi d’informazione, si ha la possibilità d’impressionare, perlomeno provvisoriamente, l’opinione pubblica e dunque vincere in condizioni equivoche".
Alla domanda sulla possibilità che il berlusconismo contagi altri paesi in Europa, il presidente francese risponde: "E’ un modello che altri cercheranno di imitare, c’è un rischio di grave alterazione per la democrazia. E’ venuto il momento di dire: Attenzione, pericolo!"
In Francia, più che a Ross Perot, Lei, presidente Berlusconi, viene paragonato a Bernard Tapie, gran capitalista fattosi dal nulla, ma finito in galera.
L’autorevole opinionista Jean Daniel, del Nouvel Observateur, domandandosi chi sia più pericoloso fra Lei e Fini, se n’è uscito in una frase pungente: "Non ho nessuna voglia di scegliere tra la peste e il colera". Poi ha ricordato la severità con cui Tapie viene giudicato in Francia, e ha soggiunto: "Ma in fin dei conti, in nessun momento Bernard Tapie ha messo la sua truculenta energia, il suo dinamismo populista, al servizio degli eredi della collaborazione coi nazisti".
Come a dire, caro presidente, che Lei è peggio. Capisce in quali difficoltà si troveranno all’estero i suoi non molti sostenitori – fra i quali, modestamente, io – fino a quando Lei non avrà acquisito credibilità democratica con la cessione del suo impero finanziario?
( … ) In Germania, più che per il conflitto d’interessi, il caso italiano suscita allarme per il credito da lei dato ai fascisti. Ammetterà, signor presidente Berlusconi, che di fascismi i tedeschi hanno qualche esperienza. Il nuovo presidente della Repubblica federale di Germania, Roman Herzog, ha invitato alla massima vigilanza contro il rischio che il modello italiano crei contagio in Europa: "Se ci fossero tendenze di questo tipo – ha detto – dovremmo opporci contrastandole con tutte le nostre forza".
( … ) Con immutata cordialità. Adam Smith “

( da “ Lettere di Adam Smith al Cavalier Berlusconi “ di Sergio Turone – Laterza – 1995 )

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