Insegnanti coraggiosi L'incontro fra una classe elementare e la filosofia in un volume di Alfonso Iacono e Sergio Viti edito da manifestolibri
ARIANNA DI GENOVA
Giocare col pensiero, affidarsi al potere della fantasia, e con queste semplici «armi» esistenziali ribaltare il concetto di insegnamento: apprendere è una prova tecnica di autonomia. Per i bambini certo, ma anche per gli adulti. Socrate aveva allievi che non ripetevano pedissequamente le sue teorie ma hanno costruito percorsi indipendenti, partendo lungo strade diverse. Un originale volume, edito dalla manifestolibri e intitolato
Per mari aperti . Viaggi tra filosofia e poesia nelle scuole elementari, a cura di Alfonso M. Iacono e Sergio Viti, indaga sulla possibilità di introdurre nella caverna di Platone un'intera classe di bambini. Viti è il maestro di Pietrasanta che si è prestato a farsi interrogare dai suoi piccoli studenti, in compagnia della figura del «filosofo» su temi scottanti: non pura cronaca, ma piuttosto assaggi di conoscenza musicale, storica, ludica, psicologica. Incontri serrati, folgorazioni, un coinvolgimento senza pause: il racconto che ne viene fuori, lasciando intatte le voci dei bambini, è come una fiaba corale, con immagini indimenticabili. Come quell'andare a tentoni intorno al concetto di desiderio e della sua irrealizzabilità che Lavinia risolve così: «Secondo me (gli uomini) perdono la speranza, si accartocciano e i loro sogni svaniscono». I problemi della vita commisurati allo scorrere del tempo diventano invece una prospettiva divaricata dello sguardo, una specie di double-face della realtà per cui esiste «una parte dell'anello screpolata e un'altra liscia». L'infinito entra nella mente dei ragazzini a passo felpato e produce quadri di stupore: «Io l'infinito me lo immagino come un immenso lenzuolo con delle macchie bianche» dice Antonio e l'unica chiave che può aprire la sua misteriosa porta è «la fantasia», incalza Gianluca, filosofo in erba pronto a giurare che «i mari sconosciuti siamo noi che non ci conosciamo ancora....». «Non sono sicuro che l'universo sia infinito - aggiunge Davide - solo la fantasia lo è perché un bambino può fantasticare su quello che vuole». Colpisce, nei dibattiti che si aprono su temi complessi come il conflitto tra ragione e sentimento, l'assoluta parità di peso tra le idee degli alunni e quelle (che forniscono una sorta di introduzione) degli adulti. C'è una democrazia del pensiero che circola in ogni frase, e questo è merito non solo della passione con cui si è affrontata questa esperienza inedita nella scuola ma anche di un profondo senso etico dell'insegnante e del filosofo, marinai che lasciano ad altri la barra del timone, in piena fiducia, tra le onde schiumose del «sapere». La rotta è quella che conduce all'isola che non c'è, tra le braccia di Peter Pan ma anche più vicino, dentro alla relazione che lega gli esseri umani, grandi e piccoli, in vincoli affettivi e professionali. Così, nella premessa Iacono sottolinea che «l'insegnante non è un accertatore fiscale del sapere acquisito dallo studente». In sostanza bisogna condividere qualcosa per andare avanti senza false illusioni e soprattutto evitando gli ammaestramenti pericolosi. In Per mari aperti si respira ovunque questa «corrispondenza amorosa», e leggendo le risposte o le domande che (si) fanno i bambini si comprende quanto sia arretrato il modello scolastico proposto da Letizia Moratti, quello con un maestro «prevalente» (su chi?), con i laboratori che spezzettano il fluire dei pensieri e delle attività manipolative. Una scuola «teleguidata, come certe persone che all'inizio pensano bene ma poi cominciano a dire chi è bravo e chi no...», afferma Nykla a proposito dei pregiudizi che avvelenano il nostro quotidiano.