Ove si discorre, come attorno ad un tavolo di una osteria, di etnie nel Bel Paese, naturalmente inventate, ed ove si riportano le parole dell’esimio avo che vedeva nei popoli affacciantisi sul Mediterraneo i progenitori di una civiltà che ha lasciato i suoi millenari segni ed alla cui storia si è abbeverato il mondo moderno, a dispetto di chi oggigiorno vorrebbe condurre guerre fratricide di civiltà, non riconoscendo che le civiltà di tutti i tempi nascono, si evolvono e poi in forme diverse si estinguono, sempre lasciando alle generazioni future i segni inconfondibili e magnifici del loro essere esistite.
“ Glasgow, 18 maggio 1994
Caro Cavaliere,
leggo – e quasi non riesco a crederci – che la prima grana con cui Lei si trova a fare i conti è l’iraconda amarezza lasciata nel professor Gianfranco Miglio, uomo, peraltro, di riconosciuto valore, dalle discussioni che hanno preceduto la formazione del Suo governo.
Se è vero che Miglio è in rotta con Umberto Bossi e con gli altri massimi dirigenti della Lega Nord per non aver ottenuto il ministero delle riforme istituzionali, a me pare che ben altri siano gli interrogativi lasciati aperti dalle attribuzioni degli incarichi ministeriali.
Per esempio, non mi sembra un buon segnale che al ministero della Giustizia Lei volesse piazzare Cesare Previti, noto per essere uno dei suoi avvocati di fiducia. E neppure suscita entusiasmi il nome con cui lo ha sostituito dopo aver capito che la scelta originaria superava i confini della decenza ( superati abbondantemente successivamente con il guardasigilli ingegner Castelli n.d.r. ).
Ha dirottato Previti alla Difesa ( benché risulti, a quanto mi dicono, nel consiglio d’amministrazione di fabbriche di armi ) e alla Giustizia ha piazzato un altro avvocato promotore di polemiche roventi contro i magistrati: Biondi.
Nella precedente lettera ho espresso le mie modeste riserve sui ministeri aggiudicati agli ex fascisti, ma ho dimenticato di ricordare Giuseppe Tatarella, pure missino, che ha avuto la vicepresidenza del Consiglio e il ministero delle Poste ( al quale, è superfluo ricordare, competono i problemi dell’organizzazione radiotelevisiva, delicatissimi anche perché riguardano gli interessi privati Suoi ). Circa il ministero delle Riforme istituzionali, il professor Miglio ha certo buone ragioni soggettive per essere irritato contro il suo partito, la Lega, che gli ha preferito Francesco Speroni ( la cui preparazione culturale è quella di un ex steward dell’Alitalia ); paradossalmente, però, io credo che per una volta l’ignoranza possa fare minor danno di quanto potrebbe combinare un intellettuale colto, ma del tutto privo di senso della storia.
Leggo che il federalismo vagheggiato da Miglio prevede la divisione dell’Italia in tre repubbliche. La Lega Nord sostiene che nella nostra penisola ci sarebbero etnie differenti, e come prova di ciò porta le parlate dialettali, diverse dall’italiano. Ma il professor Miglio si è domandato perché i dialetti non abbiano prodotto letteratura ( salvo eccezioni rare nella poesia e nel teatro: Porta, Belli, Goldoni, Di Giacomo ) mentre dal Milleduecento è rigogliosa una letteratura italiana d’altissimo livello, espressa da tutte le regioni del Nord, del Centro e del Sud ? Se nel mondo esiste un paese la cui compattezza culturale e civile risalta chiara dalla storia e dalla geografia, è l’Italia. Neanche noi britannici, che pure abbiamo la sindrome dell’isola, siamo fra noi omogenei come voi italiani, perché da noi le differenze di religione hanno creato fratture. Da voi la comune religione è stata ed è – nel male, beninteso, oltre che nel bene – un fattore di unità, anche per motivi d’interesse.
( … ) … rabbrividisco , mi creda, quando leggo che Lei ha affidato il ministero dei beni culturali a un professore che appartiene al partito di Fini, i cui progenitori politici, durante la dittatura fascista, espressero il concetto mussoliniano dell’architettura sventrando la vecchia Roma per costruire la bolsa e impettita via dell’Impero.
( … ) Nel libro III della Ricchezza, a pagina 531, c’è una frase che mi permetto di trascriverLe, nel momento in cui lei assume la presidenza del Consiglio: ( … ) riguarda il Suo paese, e contribuisce a spiegare perché in Italia il potere politico tenda sempre ad avere i suoi cardini, contemporaneamente, nell’affarismo e nella religione.
Scriveva dunque Adam Smith: < Sembra che le città italiane siano state le prime in Europa ad assurgere a un notevole grado di ricchezza grazie al commercio. L’Italia si trova al centro di quella che era allora la parte progredita e incivilita del mondo. Anche le crociate, sebbene abbiano necessariamente ritardato il progresso della maggior parte d’Europa causando un grande spreco di capitale e una grande distruzione di abitanti, favorirono grandemente il progresso di molte città italiane >.
Non faccia leggere queste parole all’avvocato Previti, ministro della Difesa, perché, interessato com’è al commercio delle armi, potrebbe far scoppiare una guerra di religione per eliminare il vostro deficit. Scherzo naturalmente.
( … ) E ( … ) perché meravigliarsi quando l’attuale massimo esponente del Partito popolare – Rocco Buttiglione, uomo di cultura e cattolico di profonda fede – fa politica mercanteggiando tra Forza Italia e il Pds, e sembra offrire i propri voti a quello dei due partiti che pagherà il prezzo più alto in termini di concessioni alla strategia politica della Santa Sede? Senza cadute degenerative nella corruzione delle tangenti, l’onesto professor Bottiglione tenta di fare oggi ciò che per quasi mezzo secolo fecero i democristiani, fino a quando il marcio del malcostume non li travolse.
Mi soffermo con lei su questi problemi, illustre presidente del Consiglio, perché leggo che nel suo parentado c’è un folto numero di preti e suore, e ho l’impressione ( voglia scusarmi se non è vero ) che Lei non disdegni di utilizzare a fini propagandistici quest’abbondanza di mistiche parentele.
( … ) Scusi la lungaggine e accolga i miei saluti migliori. Adam Smith “
(
da “ Lettere di Adam Smith al Cavalier Berlusconi “ di Sergio Turone – Laterza - 1995 )