tam tam |  opinione  |
16) Dal carteggio Adam Smith – Berlusconi
Aldo E. Quagliozzi - 01-07-2004


Ove si parla delle intramontabili ed innominabili alchimie politiche tanto care al malcostume politico italiano, e che rende tutti gli italiani fratelli siamesi in fatto di non-cultura democratica, e che pertanto non consente di rinvenire una cesura tra una prima repubblica ed una seconda repubblica, le quali hanno prima e convivono anche ora, mettendoli in pratica, con gli aspetti più negativi e deteriori della politica di più basso livello ove prevalgono sempre gli interessi di parte, meglio ancora, se personali del nostro “ egoarca “.


“ Glasgow, 12 maggio 1994


Caro Cavaliere,

il Milan è grande, grandissimo. Ho visto in tv la finale di Coppa dei campioni vinta contro il Barcellona. Che spettacolo, che gioco. Mi congratulo anche per la contemporanea nascita del Suo governo, e Le auguro pari successo nei palazzi del potere.
In queste felicitazioni politiche speravo di poter essere più caloroso. La prego di scusarmi se in proposito le mie parole di oggi Le sembrano tiepide, confrontate all’entusiasmo con cui, nel novembre dell’anno scorso, ho sentito il bisogno di mettermi alla mia vecchia Remington per esprimere la gioia di un convinto liberista davanti alla Sua scelta d’impegno politico, fatta in funzione di una riscoperta del solido liberismo smithiano.
Forse è inevitabile – man mano che dalle speranze si passa alla costruzione empirica di un progetto – un senso d’inesprimibile insoddisfazione, per l’insorgere di ostacoli non previsti, di errori evitabili, di amare compromissioni e omissioni.
Per esempio, in Italia avete uno studioso liberista come Sergio Ricossa, colto, prestigioso, che ha aderito a Forza Italia, e che mi aspettavo di veder valorizzato nel Suo ministero, dove mi pare invece abbondino le mezze figure, scelte forse più sulla base della docile devozione al capo, che non secondo meriti di autonomia intellettuale.
( … ) Mentirei se Le dicessi che l’ingresso nel Suo ministero di cinque esponenti di Alleanza nazionale mi lascia indifferente. Avevo sperato, quando si formarono gli schieramenti elettorali, che Forza Italia sarebbe stata in grado, una volta vinte le elezioni, di controllare i propri alleati, circoscrivendo le zone d’influenza soprattutto dei neo-fascisti. Invece Lei ha dovuto imbarcare nell’esecutivo non soltanto la Lega Nord, ma anche gli eredi storici del mussolinismo. E credo Le siano toccati proprio i peggiori.
( … ) Forse pensando così di creare a Lei meno problemi, il segretario di Alleanza nazionale ha selezionato – per il governo e per altri incarichi di potere – neofascisti di più fresca data: persone che negli anni difficili si erano, come dire, defilate, o trentacinquenni che nel Msi entrarono attraverso le organizzazioni giovanili negli anni in cui queste erano contigue al terrorismo di destra.
Così nei giorni scorsi abbiamo letto sul Guardian: Berlusconi ha sfidato le preoccupazioni europee sulla ricomparsa dell’estrema destra nominando cinque esponenti della neofascista Alleanza nazionale nel suo governo. Avranno tutti portafogli che li porteranno regolarmente a Bruxelles per riunioni con altri ministri dell’Unione.
Sembrano allarmati anche i francesi, visto che avantieri su Libération l’ex ministro Jack Lang ha proposto una campagna europea di boicottaggio nei confronti del Suo governo.
Fra i nomi dei cinque ministri neofascisti ce n’è uno che non mi è nuovo: Publio Fiori. Si tratta di un’omonimia? Io ricordo Publio Fiori ex democristiano che fece parte del gruppo dei fedelissimi di Umberto Agnelli nel breve periodo in cui l’industriale torinese fu parlamentare scudocrociato; poi risultò aver aderito alla loggia P2, infine contestò nella Dc il segretario Martinazzoli, e adesso, non trovando spazio nel centro cristiano-democratico di Casini e Mastella, ha fatto il salto in Alleanza nazionale. Se di omonimia si tratta, Le chiedo scusa per aver supposto che Lei potesse aver accolto nel Suo gabinetto un tal campione di trasformismo opportunistico.
( … ) Ciò che i vostri giornali, salvo errore, mi sembra non abbiano commentato è che nel Suo nuovo governo i fascisti ( o ex ) hanno di fatto il monopolio dei rapporti con la natura. Ad Altero Matteoli infatti è stato affidato il ministero per l’Ambiente, e alla signora Poli Bortone il ministero dell’agricoltura. Non teme, caro presidente, che questo sia un piccolo tradimento verso quell’Adam Smith alle cui teorie Lei manifesta costante adesione?
Oltre due secoli fa, in un mondo che si reggeva ancora in larga misura sull’economia agricola, Smith ebbe forse per primo l’intuizione dell’importanza che avrebbe assunto l’allora nascente industria, e a quella svolta evolutiva dedicò gran parte dei propri studi. In tutta la sua opera, tuttavia, è presente il riconoscimento dell’importanza che la civiltà contadina aveva avuto nella storia dell’umanità, e del rilievo che la cultura agricola avrebbe conservato anche in un mondo a prevalente sviluppo industriale.
( … ) Lei a questo punto potrebbe dirmi: E che c’entra il fascismo ? . C’entra, caro presidente del Consiglio. Il fascismo nacque in Italia fra il 1919 e il 1922 grazie soprattutto ai proprietari terrieri, che, per difendere la proprie rendite dalle pur modeste rivendicazioni dei braccianti agricoli, assoldarono gli squadristi di Mussolini e di Italo Balbo. La politica economica del ventennio fascista può schematicamente riassumersi in due cardini: ricerca di un accelerato sviluppo industriale al Nord, anche mediante la conversione coatta di contadini in operai; e attribuzione alle regioni meridionali di un’agricoltura povera, da cui gli agrari potessero trarre il massimo reddito senza investire capitali in opere di modernizzazione. Ricorda le battaglie del grano e le canzoni come Reginella campagnola? Anche Mussolini ( un po’ come Lei, ovviamente nella dimensione casareccia degli anni Trenta ) aveva grande sensibilità nell’arte del convincere attraverso le seduzioni della propaganda. Ma proprio durante il ventennio fascista si dilatarono, in Italia, le premesse per la tragica divaricazione tra Nord e Sud. Poi vennero i democristiani e fecero il resto, sovrapponendo un’industrializzazione caotica, cialtrona e clientelare alla miserevole economia agricola che il fascismo aveva appioppato al Meridione.
Ora, se col Suo governo il rinnovamento sbandierato si esaurirà nell’idea di affidare agli eredi storici di Mussolini tematiche rilevanti per il sud come le politiche agricole e la tutela dell’ambiente, che fine hanno fatto le buone intenzioni di razionalizzare e rilanciare il turismo?
Come vede, mentre nei giornali europei e americani la critica sulla presenza di Alleanza nazionale nel Suo governo è di tipo morale-ideologico ( Cielo, i fascisti ! ), io, ne faccio una questione molto pragmatica, di inettitudine culturale.
( … ) Se la cultura della signora Poli Bortone, o di Altero Matteoli, è quella del fascismo, cioè di una dottrina sconfitta e condannata dalla storia mezzo secolo fa, com’è possibile che quei due sappiano gestire un problema difficile, come quello del rapporto fra l’umanità e il pianeta che abitiamo, nell’Europa del Duemila?
( … ) Caro presidente, mi aiuti a continuare a credere che Lei sarà capace di tradurre in atto, nella correttezza delle regole democratiche, le teorie del mio grande avo. Con i saluti più sinceri.
Adam Smith “

( da “ Lettere di Adam Smith al Cavalier Berlusconi “ di Sergio Turone – Laterza – 1995 )

  discussione chiusa  condividi pdf