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A voi pensare non serve
Lettere all'Unità - 21-06-2004
Vedo che neppure un giornale sensibile come l’Unità ha compreso a fondo il significato del compito di italiano proposto il primo giorno di prove dell'esame di Stato. Come non vedere il messaggio politico chiarissimo di quelle tracce? “Cari ragazzi dei tecnici e dei professionali, vedete bene che qui è tornato Gentile: che cosa vi aspettavate? delle prove misurate su di voi? ma voi dalla scuola v e r a dovete solo sparire. fate fagotto e passate alle regioni, a imparare a avvitare bulloni e incollare tacchi. E il ministro Moratti, tanto dolce e materno, che ve lo consiglia: levatevi di torno. Il testo vero è solo poetico, e anche tosto; la necessità di pensare ce l’hanno i filosofi; il tempo è quello di Sant’Agostino. Roba da liceo, da classe dirigente, diciamolo. Insomma, da scuola. A voi restano i discorsi da bar sull’amicizia, su progresso tecnico e cattiveria umana, sulla povera legalità, dio l’abbia in gloria. Altra cultura, altre culture, non esistono nella nuova scuola della riforma. Buon apprendistato, cari. E date retta al padrone, a voi pensare non serve".

Laura Schiavoncini, insegnante di Firenze



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 Anna Pizzuti    - 21-06-2004
Cara Laura, come te insegno in un Istituto professionale e, come te, avverto chiaramente che il significato della riforma Moratti è in quel “levatevi di torno”: il senso vero di tanta maternità tecnocratica (e l’accostamento non è peregrino). E, sempre come te, quando ho aperto quella busta, mercoledì mattina, ho avuto un moto di stizza, unito al timore che i miei alunni sarebbero usciti, da questa prova, frustrati e, in qualche modo, anche offesi. Tutti i miei alunni dei miei due quinti di quest’anno: i ragazzi del mattino e gli adulti del serale. Mentre fotocopiavo, mi ripassavano nella mente i saggi ai quali avevamo lavorato, gli argomenti legati all’esperienza sociale, economica, scelti per la vicinanza, la contiguità con quanto ci accade intorno, ma anche come strumento non fine a se stesso – puro esercizio di scrittura documentata – bensì come ulteriore occasione di lettura e consapevolezza del mondo che li aspetta lì fuori o che già conoscono.. Mi aspettavo, dopo la distribuzione delle tracce, proteste, manifestazioni di difficoltà, mugugni. E invece niente di tutto questo. Subito lettura attenta dei materiali, la scelta quasi immediata, le matite pronte a sottolineare: lavoro tranquillo. Con le normali richieste: “Che dice, lo posso scrivere come sento il tempo della mia vita, se mi guardo indietro?” oppure: “Posso usare i materiali della traccia per scrivere quello che avrei voluto dire se avessi partecipato al festival della filosofia di Modena?” o ancora: “Ho capito bene? Nasos Vaghenàs mi dice che la risposta alle mie domande ed alle mie paure la posso trovare nella poesia?”. Alla fine mi stavo quasi arrabbiando: mi sono dannata per cinque anni, cercando di farli pensare ed ecco che arriva il signor ministro con le se tracce e quasi ci riesce. Questo mi ha spinto a risponderti, cara Laura: il senso di colpa che ho provato per aver dubitato di loro e per avere, con il mio dubbio indirettamente, dato ragione al ministro ed alle sue riforme. Una sorta di debolezza che, in qualche modo, individuo anche nelle tue parole. Certo, non tutti hanno affrontato le variazioni sui misteri del tempo o si sono confrontati con se stessi sulla necessità di pensare. E quelli che l’hanno fatto non hanno sicuramente scritto capolavori. E mi ha intenerito una di loro che mi chiedeva: “Questo Sant’Agostino, chi era? Quando è vissuto?” Ma hanno scritto quello che potevano, senza sentirsi intimoriti, come del resto – dopo che mi ero ripresa - avevo consigliato di fare: lavorate su quello che comprendete, perché potete farlo. Allora, cara Laura, mi scuserai se io ritengo che la tua protesta possa rivelarsi perdente o, quantomeno, fuorviante. Se per i ragazzi che ben conosciamo e che – si comprende bene dalle tue parole – ugualmente amiamo, sono stati previsti standard minimi di apprendimento, competenze elementari di comprensione, livelli appena appena schematici di comunicazione, in perfetto stile mediaset, noi dobbiamo sostenere e confermare per loro la capacità, la competenza, in definitiva il diritto di confrontarsi anche con tracce di questo tipo. Mercoledì scorso ho sentito sotto esame anche me stessa. Non so fino a che punto ne sia uscita vincente: sicuramente ne sono uscita più convinta nelle mie ragioni di opposizione alla riforma.