Michele Sorbara - 19-06-2004 |
La prima risposta che mi viene da dare, al quesito posto dal Dott. Paolo Gerundini al termine del suo intervento credo sia la più semplice; basta dotare del tomografo PET quanti più centri ospedalieri. Potrebbe esserci una seconda risposta, questa, però implica, la volontà del ministero, di fare veramente economia sugli sprechi. E’ vergognoso importare dall’estero a costi più alti ciò che è prodotto sul nostro territorio a costi più bassi. E’ frustrante per un verso, e vergognoso per l'altro, dovere distruggere il materiale prodotto perché non trova mercato nonostante il vantaggio di costi sicuramente più bassi. Frustrante, perché chi lavora in questo campo con dedizione e abnegazione, non è certo felice, quando alla fine della giornata, vede sottoposto il frutto del suo impegno lavorativo, a processi di distruzione. E’ vergognoso che, politiche di profitto, inducano i privati all’appesantimento del costo di un servizio pubblico; costo, che va a limitare il godimento di altri servizi. Tutto questo a chi giova? Non riesco a capire il meccanismo perverso che alimenta questo stato di fatto e il mancato intervento da parte di chi dovrebbe regolamentare il tutto e, che invece lascia che chi si ammala di questi mali terribili, involontariamente pesi sul bilancio sanitario. Non è una questione di colore politico, perché chi ha la mia età sa bene che queste porcherie sono sempre esistite. E il malcostume puramente italiano, quando c’è da investire per risparmiare, si ha sempre paura di ledere il privato. Io credo che paradossalmente, dovrebbe essere proprio il pubblico ad organizzarsi in modo tale da fare concorrenza al privato, visto che i privati sono abilissimi nel formare cartelli per non abbassare il limite di concorrenza e quindi favorire l’abbassamento dei costi, tanto a loro conviene la stabilizzazione dei costi. Un esempio veloce, è dato dalle assicurazioni, che invece di disfarsi di periti e funzionari disonesti, preferiscono alzare le tariffe, tanto chi paga e, sempre “pantalone". |
Ricciotti Ilaria - 23-06-2004 |
IN OCCASIONE DEL CONVEGNO INERENTE TEMI DIAGNOSTICO TERAPEUTICI IN ONCOLOGIA : "Oncologia di eccellenza, per guardare al futuro con gli occhi della speranza" tenuto IL 27 aprile 2004 A MACERATA E MONTECOSARO L'on Valerio Calzolaio ha relazionato sul tema "ambiente e insorgenze tumorali" come di seguito: In occasione dell’importante convegno “Oncologia di eccellenza, per guardare al futuro con gli occhi della speranza” e dell’inaugurazione del centro di ricerca oncologica di Montecosaro, mi è stato chiesto di parlare di “Ambiente e insorgenze tumorali”. Non potendo essere presente come concordato, costretto a Roma da incontri legati anche alla crisi irachena, ritengo comunque opportuno intervenire a riguardo. Quello che festeggiamo oggi a Montecosaro, con l’autorevole competente presenza del Ministro Sirchia, è un giorno importante per la provincia e per la regione. Confermo il sincero apprezzamento per l’operato del comune di Montecosaro, dell’amministrazione provinciale di Macerata, dell’ACOM. Oggi aggiungiamo un tassello determinante per la configurazione del polo oncologico di eccellenza nel maceratese: l’attivazione del centro di ricerca e la produzione dell’isotopo da parte del ciclotrone in una sede nuova, funzionale, realizzata in tempi relativamente brevi e già capace di offrire servizi integrati. Con la leale decisiva collaborazione della regione, il pieno diretto protagonismo delle strutture dei reparti dei medici delle aziende sanitarie del nostro territorio, l’opportuno coinvolgimento dell’università di Camerino, il contributo di tante e tanti è stato raggiunto un risultato davvero importante. Come sapete, alcuni di noi hanno seguito passo passo, negli anni, l’intero progetto. Alcuni ricorderanno il primo convegno scientifico che si svolse presso la sede dell’amministrazione provinciale, al quale cercai anch’io di portare un piccolo contributo. E, poi, gli innumerevoli incontri, sopralluoghi, dibattiti; tanti anche qui, a Montecosaro. Mi è stato assegnato un tema; cercherò di affrontarlo con brevi osservazioni distinte in due diversi paragrafi. a) AMBIENTE e insorgenze tumorali Come è noto, molti di voi curano gli effetti di una malattia terribile per la quale non c’è una sola esclusiva causa; ci sono elementi che aumentano la probabilità di svilupparla, i fattori di rischio. L’ambiente ha qualcosa a che vedere con quasi tutti i fattori di rischio dei tumori, solitamente distinti in quattro grandi gruppi: gli stili di vita (fumo, dieta, ecc.), l’occupazione (amianto, benzene, ecc.), le infezioni, gli inquinamenti specificamente ambientali di tipo chimico-fisico. Su Le Monde del 13 febbraio 2004 il professor Dominique Belpomme, intervistato in occasione dell’uscita del suo ultimo libro (“Le malattie create dall’uomo”), arriva ad attribuire al degrado del nostro ambiente fra l’80% e il 90% dei tumori. C’è una ricca bibliografia a riguardo, dati, indagini, comparazioni, casi-studio effettuati soprattutto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Fra i più recenti segnalo quelli sulle aree a rischio, sulle polveri fini in città, sul radon, sul benzene (prima della legislazione che riuscimmo ad introdurre dopo la diffusione dei numeri terribili di tumori fra i benzinai), sulle polveri di legno e cuoio fra i lavoratori. Prevenzione, prevenzione, prevenzione! Anche se non tutto è semplice e scontato, lo so. Non ci sono “garanzie”. E, fortunatamente, si può anche essere molto esposti a quel fattore e non contrarre proprio nulla. Inoltre, spesso l’inquinamento ambientale diffuso e a bassa intensità, variabile nel tempo e nello spazio, poco o non ovunque controllato, dipendente da agenti diversi più o meno interagenti. E, ancora, occorre ridurre l’esposizione individuale e capire anche a cosa altro si associa la maggiore “probabilità”. Cogliere le differenze di sesso, età, classe, cultura. Individuare le specificità di un territorio. Anche in provincia di Macerata molto si può fare, sia nel campo dello studio (penso all’attivato Registro tumori proprio all’università di Camerino), sia nel campo della bonifica ambientale (penso all’amianto dell’ex area Cecchetti). Anche a questo serve un centro di ricerca. Sono convinto che riuscirà a collegarsi a tutte le università marchigiane, che sarà utile anche come aggiornamento per chi opera sul campo, che possa promuovere verifiche interdisciplinari e un coordinamento con altre agenzie attive sul territorio (ARPAM, Centro di ecologia, ecc.), che saprà superare timori e diffidenze diffusi in ottimi reparti. b) INSORGENZE TUMORALI e ambiente Qualunque sia la causa, vi sia stata o meno prevenzione, fosse o meno prevenibile, quando il tumore c’è, scoppia un dramma individuale, che contagia parenti, amici, colleghi, conoscenti, pezzi di comunità; e quando qualcuno cerca di curarlo emergono enormi questioni mediche, sociali, culturali, e anche ambientali: l’intera comunità è coinvolta, ne sia cosciente o meno. Tutti noi siamo coinvolti se qui, nella nostra provincia, sarà davvero operativo al servizio della salute dei cittadini un polo oncologico di eccellenza. Non si tratta di far eccellere un singolo comune, un singolo ospedale, un singolo reparto, una singola terapia. “Polo” di eccellenza significa lavoro di squadra, con attenzione al territorio regionale; significa qualità che si misura anche nel tempo; significa sinergia fra ospedali, reparti, terapie, medici, infermieri, ricercatori, istituzioni, amministratori con priorità ai diritti dei pazienti che soffrono; significa orientamento dei servizi a supporto dell’attività oncologica; significa collaborazione fra pubblico e privato; significa, dunque, che qualcosa deve cambiare anche nell’ambiente e nella vita di chi non è direttamente coinvolto dalle insorgenze tumorali. …. Faccio un esempio: è ovvio che il cuore pulsante del polo è lo straordinario reparto di oncologia (davvero “amico” dei pazienti) della struttura ospedaliera di Macerata, passato in due anni da 3.000 a 13.000 “casi”. Il capoluogo di provincia ha circa 42.000 abitanti e 13.000 studenti universitari. Che succede all’ambiente provinciale se un reparto dell’ospedale riceve l’impatto di un dramma per 13.000 pazienti, familiari, amici, conoscenti che intorno a quel reparto (luogo, orari, clima) organizzano modi e ritmi della propria vita? Strettamente connesso è il tema dell’umanizzazione dei servizi, degli spazi e dei tempi dei servizi del polo e delle strutture ospedaliere, coinvolgendo medici di base e assistenza domiciliare, interloquendo con gli stessi privati (cioè non lasciando loro una funzione o di concorrenti o di benefattori): una sanità pubblica equa e eguale per tutti la si misura sul territorio. Non tutto è fatto. Oggi si aggiunge un tassello importante. Molto resta da fare. Nella quotidiana garanzia del diritto alla salute. Va dato atto al presidente D’Ambrosio (e all’intera giunta regionale) di aver avviato una distribuzione territoriale delle “eccellenze” regionali senza troppe gelosie e concorrenze (fra l’altro ero presente alla firma del “patto” esattamente tre anni fa a Macerata, solo tre anni fa!). al presidente Pigliapoco (e all’intero consiglio provinciale uscente, maggioranza e opposizione) di aver colto e praticato una funzione attiva dell’ente-provincia nel governo democratico delle politiche sanitarie…. e alla presidente Tombolini della società ACOM di aver garantito la nascita di un centro che produce radiofarmaci con una proiezione europea di ricerche, contatti e studi. Valerio Calzolaio sottosegretario all'ambiente (1996 - 2001) deputato ds per le Marche Membro della presidenza DS Macerata 27 aprile 2004 |
ilaria ricciotti - 25-06-2004 |
Appare evidente dagli interventi fatti che il motto "PREVENIRE E' MEGLIO CHE CURARE" spesso teoricamente esplicitato, ma di fatto non sempre perseguito nella politica sanitaria italiana, rimarrà forse una chimera che passa in tutta fretta lasciando soltanto speranze, sogni, sofferenze e gli inapplicati articoli della Costituzione italiana in merito di salute. Perchè? |
ilaria ricciotti - 04-07-2004 |
Speriamo che i diversi personaggi illustri, da me contattati telefonicamente e molto impegnati, trovino un piccolissimo spazio di tempo per trasmetterci le loro opinioni in merito ad un tema vitale qual è quello inerente la sanità ed in particolare una malattia che sta colpendo un numero sempre più massiccio di persone di ogni età: il tumore. |
Dott. Luciano Latini - 15-07-2004 |
IL PAZIENTE ONCOLOGICO GUARITO. UN PROGRESSIVO RITORNO ALLA NORMALITA'. Ogni ora in Italia si ammalano di tumore 30 persone e 18 ne muoiono. Si calcola che nel nostro Paese, ogni anno, vengano colpiti da questa malattia 270.000 cittadini e che 160.000 siano i decessi. Le proiezioni dicono, inoltre, che nel 2010 saranno 400.000 i casi registrati nell'arco dei 12 mesi, vale a dire più di 1.000 al giorno. La messa a punto di nuove e più efficaci terapie consente già oggi di avere una guarigione nel 53% dei casi; anche la sopravvivenza è in netto miglioramento, con un guadagno medio di sette punti percentuali per gli uomini (dal 32 al 39%) e sei per le donne (dal 50 al 56%). L'innovazione nelle terapie di cura dei malati oncologici è, quindi, fattore di grandissima importanza e di speranza per centinaia di migliaia di persone. Proprio la speranza è stata una delle parole-chiave della Giornata di studi, che si è svolta venerdì 11 giugno, presso il Castello della Rancia di Tolentino. Niente dati o tabelle destinate inevitabilmente solo agli addetti ai lavori, ma interventi di medici mescolati a testimonianze e racconti di persone guarite dal tumore: il tutto, destinato ad un pubblico volutamente composito, fatto di colleghi, pazienti, familiari. Il fulcro di questo Convegno è stata la ferma convinzione che, oltre agli aspetti tecnici, alle innovazioni farmacologiche e ai risultati raggiunti, la tematica oncologica si debba necessariamente arricchire di un altro aspetto, tutt'altro che marginale: il paziente guarito. Si tratta di una persona che ha superato, forse per sempre, una grave malattia, ma che si trova ad affrontare una prova altrettanto ardua: il reintegro in una vita normale. Il tumore non può che lasciare una traccia del suo passaggio, fisica spesso, ma psichica sempre: la sessualità, la gravidanza e la ricostruzione di un seno possono essere tematiche di poco conto durante la fase attiva delle cure, ma hanno un impatto fondamentale dopo il termine delle stesse. Il nostro Convegno ha cercato di essere proprio questo: un piccolo contributo verso una sensibilizzazione, il più possibile diffusa, a queste problematiche così poco scientifiche, ma così oggettive, reali, pressanti. Vista la giovane età di tale tematica, abbiamo scelto una cornice suggestiva per l'incontro - il Castello della Rancia - come pure un'impostazione poco formale: il tutto, allietato dalla splendida musica suonata al pianoforte dal maesto Lorenzo di Bella, tra speranza, commozione, amore per la vita, voglia di guardare avanti. In linea con questo incontro è lo spirito che anima il progetto "Punto a capo", nato proprio dalla forte consapevolezza che quella del tumore è una realtà composita, al contempo fisica, umana e psichica e come tale va affrontata. Medici oncologi, insieme a psicologi e soprattutto a donne operate che lavorano in questo Centro sono a completa disposizione per fornire informazioni, aiuto pratico, consulenze mediche e psicologiche. Il fine ultimo è dedicare le proprie energie alla vita, non già alla paura, al fine di contribuire personalmente al proprio processo di guarigione e alla valorizzazione di se stessi. Ogni giovedì pomeriggio si tengono incontri, durante i quali si confidano le proprie paure, i propri dubbi, i bisogni e le emozioni, con la certezza di essere ascoltati e capiti da donne che vivono o che hanno già vissuto la medesima esperienza. Il Centro può così concretamente contribuire ad affrontare con maggiore serenità ed autostima il cambiamento imposto dalla malattia. C'è l'opportunità di trasformare un'esperienza drammatica in uno strumento di crescita: questo è lo scopo e la "missione" di "Punto a capo", perchè dopo il cancro si può ricominciare. |
ilaria ricciotti - 23-07-2004 |
A.A.A. INFORMAZIONI CERCASI L^intervento del Dott. Latini, primario del reparto di Oncologia dell'Ospedale di Macerata, dovrebbe far riflettere sia coloro che operano in questo particolare settore ospedaliero, sia coloro che purtroppo hanno conosciuto o stanno conoscendo questa malattia che terrorizza, sconvolge e ridimensiona o stravolge la vita di coloro che l'hanno "ospitata" nel proprio corpo. Mediante gli interventi esplicitati sino ad ora possiamo relazionarci con essa senza avere più quelle grosse resistenze che si hanno proprio quando non si conoscono le cose. Quando si ha a che fare con l'ignoto. Il tumore ora può essere conosciuto nella sua millesima dimensione e spesso, rispetto a ieri, anche combattuto, estirpato da quel corpo di cui esso tacitamente e illecitamente si impossessa. "Punto e a capo" è un'espressione di cui dovremmo appropriarci tutti, malati e non, ma è anche una strategia molto significativa che viene portata avanti dall'èquipe del Dott. Latini. Sarebbe interessante sapere in quanti altri ospedali italiani i malati di tumore vengono seguiti , all'interno degli ospedali pubblici, anche dopo le necessarie terapie farmacologiche, importanti sì, ma non esclusive. Come viene gestita l'oncologia nelle diverse regioni italiane? Naturalmente in quelle più ricche ed in quelle più povere. Se qualcuno sa, ci fornisca, per favore, utili informazioni, altrimenti dovrò chiedere aiuto al Ministro della Sanità Sirchia. |
ilaria ricciotti - 15-08-2004 |
Visto che nessuno ha risposto all'ultima domanda posta, informo i lerttori che a settembre sarà attivo a Montecosaro (MC) il Centro Oncologico di Ricerca che dovrà produrre radioisotopi, per far funzionare la PET, esame disgnostico che ogni giorno viene sempre più richiesto dagli utenti marchigiani e quelli delle regioni limitrofe, ed inoltre fare sperimentazione. Speriamo che con tale importantissimo Centro di ricerca si "Guardi al Futuro con gli Occhi della Speranza". Speranza che dovrà accompagnare sia gli scienziati che noi cittadini perchè si possa, tra breve tempo, cancellare dal dizionario la parola tumore. |
ilaria ricciotti - 24-08-2004 |
Chi vorrà ricevere ancora ulteriori informazioni in merito a questa problematica, dato che presto questo numero di "il forasacco" verrà posto in un'altra pagina, potrà leggere fra 10 giorni circa l'intervento di un chirurgo specializzato nella rimozione di eventuali patologie oncologiche alla mammella. Ilaria |
Vittorio Iandolo - 29-01-2006 |
Mi scuso sin da ora se quanto vado ad esporre non sia pertinente o poco valido come contributo. Ecco la domanda: Sono stato operato nell'ottobre 2001 di K prostatico. da circa un anno, in fase di follow up, i valori del PSA sono in lievitazione ed oggi si sono attestati sul valore di 1,49. Non avedo avuto riscontri da TAC, Scintigrafia, biopsia nell'area della anastomosi e di Rx torace, mi è stato prescritta la terapia ormonale. Ho 68 anni di età, godo di buona salute, pratico il nuoto come sport a giorni alterni. Chiedo se per me è possibile sottopormi al controllo con PET? Se si dove è possibile trovarla nella Regione Puglia? Grazie per la Vostra attenzione. Vittorio Iandolo |